✔13. Ciao, papà

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Mi guardai allo specchio, e una bambina di 12 anni vi era riflessa dentro.

I capelli corvini, gli occhi color cielo-forse all'interno ci si potevano vedere anche le nuvolette-le labbra rosee piegate in una smorfia, le guance piene e rosee che spezzavano la mia pelle pallida, come se fosse sotto effetto della malaria. E poi il corpo di una bambina che si sta sviluppando. Bassa, goffa e rigida come un tronco.

-Kathrine, tuo padre vuole vederti.-

Quella voce, seppur dolce nei toni, mi fece spaventare, sussultai quindi davanti allo specchio.

Mi voltai solo quando capì che quella voce apparteneva ad una delle guardie della W.I.C.K.E.D, che riconobbi grazie alla scura tuta antiproiettile e quell'aggeggio che sparava scariche elettriche.

Annuì semplicemente, ammutolendomi di colpo, dato che quegli uomini, seppur non sapessi chi fossero in realtà, mi facevano tremare le gambe in maniera spropositata.

Uscì dalla mia camera infantile color rosa pastello e seguì quella guardia per i lunghi corridoi della W.I.C.K.E.D, sempre dello stesso monotono e stancante bianco.

Più camminavo per quei corridoi più sentivo che sarebbero continuati all'infinito, e, come un circolo vizioso, non avrei mai trovato una fine a tutto quello strazio.

-Ragazzina, siamo arrivati.- Tuonò l'uomo davanti a me.

Risposi con un "Sì" sbrigativo prima di aprire la pesante porta grigia e sparirci dietro.

Quello che avevo davanti agli occhi era il solito laboratorio, addobbato di corpi penzoloni, pronti ad essere dissanguati.

Terribilmente raccapricciante.

-Tesoro! Sei qui.- La voce di mio padre echeggiò per tutta la stanza.

-Ciao papà.- Lo salutai di rimando.

-Cosa ne pensi di tutto questo?- Mi chiese allargando le braccia nel vuoto. -Sei orgogliosa del tuo papà?-

-No.- Risposi.

-Tesoro, sto salvando il mondo.-

-Fa schifo allora,- Dissi accarezzando il dorso della mano di un corpo appeso di una ragazza -Salvare il mondo.-

-Allison, lo sai.-

-Perché ho dovuto cambiare nome papà?-

-Non farmi queste domande, è stato necessario e basta.-

-Non essere sbrigativo con me, dimmi la verità per una volta.-

-Allison, smettila di fare domande scomode.- Il suo tono si fece più calmo, ma in cuor mio sapevo bene che avrebbe voluto urlare contro di me talmente forte da far tuonare il mondo.

-Va bene.- Risposi un'ultima volta, poi mi rinchiusi nel silenzio più assordante che potessi creare. Era ovvio che non voleva rispondere a domande strane, o che avrebbero potuto mettermi in pericolo, ma per un momento ho addirittura pensato che per lui, almeno per il momento, sarebbe meglio se io smettessi proprio di respirare, ma come ho detto, è stato solo un pensiero passeggero.

-Non parli più?- Chiese.

-Mi hai detto tu di non fare domande scomode, ma vista la tua posizione in tutto questo casino non posso fare altrimenti.-

-Allora hai deciso di ammutolirti?-

-Sì.-

-Mi hai appena risposto però.-

-È vero.-

-L'hai fatto di nuovo.-

-Diamine! Smettila.-

-Sei uguale a tua madre.-

-Non nominarla,- Dissi dura -Non te la meritavi.-

-Falla finita di fare così.-

-Come dovrei comportarmi? Pretendi degli applausi per quello che stai facendo? Ci hai rovinato la vita. A me, a mamma e a Dee Dee, e in più tutti questi ragazzi innocenti, che devono soffrire, soffrire per i vostri stupidi esperimenti, e per i vostri tentativi di salvare il mondo.-

-Allison, basta.-

-D'accordo, basta.-

-Dr. Janson, la stanno cercando in laboratorio.- Interruppe una guardia d'improvviso.

-Arrivo subito.- Disse mio padre.

Prima di uscire mi posò un bacio sulla testa e mi lasciò lì, dentro a quel laboratorio, che di sicuro non mi sarei dimenticata facilmente.

𝗧𝗛𝗘 𝗖𝗥𝗔𝗡𝗞𝗦 ━ 𝖙𝖍𝖊 𝖒𝖆𝖟𝖊 𝖗𝖚𝖓𝖓𝖊𝖗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora