Claire era seduta sul letto e ripercorse l'intera serata come se la stesse ancora vivendo. Si vedeva danzare per ore, finché le gambe dolenti non la supplicarono d'interrompere e tutti intorno erano come colpiti dal medesimo sortilegio. Tornò infine in sé, emettendo un sospiro di sollievo. Andò nella stanza dove i genitori riposavano e li baciò sulla fronte, sfiorandoli appena. La coppia già dormiva e la loro figliola si fermò un attimo per guardarli, desiderando che potessero avere ogni giorno quell'espressione rilassata e di completo abbandono.
Li aveva supplicati per giorni, di prendere parte alla festa, ma avevano da tempo chiuso ogni loro rapporto con chiunque. Non avrebbe avuto alcun valore vivere in mezzo alla gente portando con loro i dolori per la vita che quello sciagurato del loro figlio conduceva. Preferivano quindi il silenzio e l'assenza che costituivano l'essenza del vuoto lasciato da Jérôme.
Tornò nella propria stanza e s'inginocchiò, con i gomiti posati sul fianco del letto e le mani giunte, che stringevano un rosario in legno. Si sentì rincuorata percependo come i suoi pensieri potessero essere vani agli occhi del Signore ed infine potè coricarsi con un fardello in meno.
Dopo poche ore nel suo lento respiro percepì uno strano odore e si destò immediatamente, sentendosi stordita. Camminava ansimante per la casa, che era ormai pervasa da quell'essenza di bruciato.
Arrivata nella camera d'ingresso notò che imponenti fiamme divoravano, come animali bramosi su d'una preda appena ferita, i mobili pregiati.
Notò una lanterna rotta sul terreno e non capì di chi fosse ma in quel momento tale pensiero non aveva alcuna importanza. Corse verso la stanza dei suoi genitori e, col cuore in gola, non riuscì a veder nulla oltre a quella maledizione infernale che ormai divampava per ogni angolo.
L'intera casa era ormai domata e le travi del soffitto gemevano e a breve non avrebbero più retto il peso dell'intera struttura e quella ragazza, che nessun peccato ebbe in vita se non quello di amare, si posò oramai rassegnata a terra col rosario in mano, attendendo in un pianto straziante la propria fine.
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Faustus
HorrorFrancia, 1821. Il dottor Tanato trova il modo per recidere per sempre il filo che lega l'uomo, sin dal principio, alla sua più grande paura, la Morte.