22 Dicembre 1830
Adélaïde percorreva, nelle prime luci dell'alba, il sentiero che l'avrebbe condotta in chiesa, ormai stanca di portare quel ridicolo bastone. "Potrà servirti, sorella." diceva ogni volta Marcel, con le premure che avrebbe voluto provenissero dal padre.
Adélaïde amava quel momento della giornata in cui si recava in quella piccola casa del Signore per cercare il conforto del quale aveva bisogno. "Finalmente rivelerò a padre Jérôme la mia decisione, finalmente gli dirò che sono pronta a servire il Signore con tutte le mie forze". Si chiese, infine, se fosse disposta a rinunciare anche all'amore e, senza alcun motivo, ebbe in mente l'immagine del dottore incontrato pochi giorni fa e rimosse subito dalla mente quel pensiero, ridendo.
Quando fu dinanzi al portone della Chiesa bussò due volte con la piccola mano, che per il freddo tratteneva un pezzo del manto e quando questa si aprì Adélaïde sorrise, dopo molte ore di sconforto.
La chiesa appariva come sempre un mistero, avvolta nella sua semplicità. Fu edificata prima che chiunque ne potesse aver memoria; era composta da una navata centrale che culminava con un'abside dalle cui vetrate filtravano i raggi del sole, che rendevano quel breve tratto una sorta di percorso simbolico verso la redenzione. Le due navate laterali erano invece, un tempo, decorate da meravigliosi affreschi, oramai dimenticati.
Era inoltre un posto poco frequentato e i partecipanti della messa non riuscivano a riempire nemmeno la metà dello spazio.
Padre Jérôme la guardò teneramente e le rivolse un sorriso. La ragazza sentì l'animo più leggero, nonostante fosse un gesto così semplice e lo guardò, con gratitudine.
Egli era il frutto di quella semplicità di cui la Chiesa aveva bisogno; era un uomo intorno ai quaranta dai ricci capelli castani, schiacciati sul capo. Il volto scarno, adorno d'una barba bruna, era scavato da quella vita che egli conduceva e che lo portava ad esser servo, umile discepolo di Cristo. Da quei tratti poco artefatti trapelava inoltre la sicurezza che lo accompagnava ogni giorno, poiché sapeva da tempo di non esser più solo.
"Cosa ti conduce quest'oggi nella casa di nostro Signore?" disse portando una mano dietro la schiena della ragazza, senza sfiorarla ed esortandola a camminare.
"Credo di aver preso la mia decisione padre...voglio servire il Signore come lei e condurre una vita accudendo gli ultimi ed i più bisognosi."
"E' una scelta molto importante Adélaïde e non si può tornare indietro." le disse il padre, portandola alla riflessione.
"Questa è la mia volontà padre, non voglio più passare intere giornate a ricamare o, in futuro, a condurre l'attività di mio padre."
"Mia cara, non credi che questa tua scelta sia stata presa come un atto di ribellione nei confronti di tuo padre?"
"Non credo...non so spiegarle cosa provo ma sento che l'unica ragione sia il mio amore per la fede."
"Dimmi, Adélaïde, quando hai iniziato a pensare alla scelta di prendere i sacri voti?"
"Da qualche mese ormai, perché me lo chiede?"
"Perdonami se alla tua domanda rispondo con un'altra ma...ricordi cosa successe in quel periodo, ovvero quando hai iniziato a pensarci?"
"Ricordo vagamente che iniziai a lavorare per mio padre, ma credo sia una coincidenza, non trova?"
"Lo penso anche io ma non è questo ciò che veramente ti ha turbata, non è vero?"
La ragazza si fermò un attimo prima di proseguire come se, nei lunghi mesi precedenti, avesse sempre allontanato quella spiegazione.
"In quel periodo mio padre voleva che mi sposassi con un nobile mercante, nonostante io non provassi nulla per lui. Mi sono sentita umiliata, offesa e..." non riuscì più a proseguire e mise le mani delicate sul viso.
"Padre, lei come faceva a saperlo?" chiese dubbiosa.
"Purtroppo il paese è piccolo e le voci non possono essere fermate. Non voglio che tu pensi che mi sia informato di proposito, poiché mi capitò di sentirlo per caso proprio qui, nella casa di nostro Signore. Mi dispiace d'aver menzionato questo evento per te doloroso, ma era l'unico modo per farti comprendere la natura della tua scelta. Perdonami, ma credo che tu abbia le tue risposte adesso."
La ragazza in un primo momento sentì di poter obiettare, ma non riuscì a percepire le parole; lei credeva in Dio ma ciò non comportava l'esser disposta a compiere quel grande passo.
Pensò più volte al modo con cui gli avrebbe rivelato il suo segreto ma, in quel momento, era come se fosse consapevole della sua titubanza, offuscata dall'apparente convinzione di quella scelta.
Fu solo in grado di abbassare il capo ed il padre le mise una mano sulla spalla.
"Continua a riflettere, il Signore non ha alcuna fretta e ti accompagnerà nei tuoi pensieri." le disse il padre, come se fosse il consiglio di un caro amico.
Quando alzò il capo la ragazza aveva ancora una volta gli occhi gonfi dal pianto, poiché in quel momento dubitava anche di una delle sue poche certezze.
Salutò il padre ed andò via, con un filo d'amarezza che per tutto il cammino le fece volgere il capo verso la propria ombra, che era in quel momento l'unica che la accompagnava.
Padre Jérôme percorse l'intera navata laterale destra, con le mani giunte e il capo chino. Quella porzione della chiesa culminava con un muro nel quale era scavata una porta che si affacciava su di una stanza colma di affreschi.
Era una sorta d'anticamera collegata alla dimora di padre Jèrome da un'umile porta in legno.
Percorse la struttura e giunse dinanzi al portone d'ingresso. L'aprì con un'arrugginita chiave e, una volta all'interno, la chiuse con cautela.
Fu infine solo, nel silenzio delle proprie stanze, e s'inginocchiò sul vicino genuflessorio per pregare.
La sua mente iniziò però a vagare, portandolo nei meandri del proprio passato ed uno di questi ricordi ritraeva una ragazza dai neri capelli, che sorrideva, come se lo stesse guardando, ed il frate sussurrò: "Riposa in pace Claire, sorella mia."
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Faustus
TerrorFrancia, 1821. Il dottor Tanato trova il modo per recidere per sempre il filo che lega l'uomo, sin dal principio, alla sua più grande paura, la Morte.