Un giorno, nel primo pomeriggio, mi capitò di camminar per le solitarie vie del paese; l'evento in sé non è degno di nota in quanto questa era ed è una mia lieta consuetudine. Quel giorno però, per ignota ragione, scelsi di percorrere una via a me quasi sconosciuta.
La solitudine che era effusa nei tratti del sentiero mi provocava un tale piacere che proseguii con occhi socchiusi; era circondato, su entrambi i lati, da un'incolta vegetazione che lontano si congiungeva con la campagna.
Dopo alcuni passi il mio sguardo si rivolse per caso verso le lontane rovine d'una antica abitazione che pareva un castello. Le leggende intorno a queste strutture mi turbarono in un primo momento e se l'avessi notato nella notte, quando i presagi prendono vita, avrei allontanato ogni impavido pensiero.
Decisi pertanto d'incamminarmi, con non poca curiosità ed arrivato nei pressi del castello diroccato notai che l'intero complesso era di modesta misura ed era circondato da quelle che un tempo erano le sue mura.
Forse non fui abbastanza soddisfatto da questa visione e mi avvicinai verso il suo probabile ingresso, nel quale vi erano solo le giunture di un portone.
Entrando iniziai a scrutare ogni angolo, in cerca di qualcosa di insolito ma fui quasi deluso perché trovai solo, cosparsi per il terreno, i detriti delle mura e qualche accenno di vegetazione.
Decisi che ero ormai giunto alla fine della mia esplorazione e, sconfortato, mi diressi verso l'ingresso ma, come se qualcuno avesse percepito la mia rassegnazione, notai nascosto nell'erba un piccolo oggetto dalle fattezze familiari e mi chinai per prenderlo.
Pareva un antico libro, rivestito in cuoio e coperto a sua volta da un sottile manto di polvere. Nella prima pagina trovai subito il titolo e mi sforzai di comprendere cosa vi fosse scritto poiché era quasi del tutto sbiadito. Una lettera alla volta capii alla fine che il suo titolo era Memorie e, quasi a piè di pagina, vi era un nome, che ancora oggi risuona nella mia testa, come un amico da tempo conosciuto. Era un nome desueto, d'un tempo passato e conclusi, sfogliandolo appena, che quel libro era una sorta di diario di un tale Faustus Tanato.
La curiosità gemeva e doveva esser soddisfatta perciò tornai a casa con quel cimelio e iniziai a studiare attentamente la prefazione dello scritto, che qui vi riporterò.
16 Ottobre 1921
I miei studi hanno finalmente ottenuto il primo successo dopo anni ma ora devo proseguire e condurre ulteriori esperimenti perché questa volta non sarò in grado di sopportare un altro fallimento.
Potrebbero però trovarmi poiché ormai chiunque è a conoscenza della mia condanna e a mio malincuore non so se riuscirò ancora a fuggire. Non occorre però disperare, conosco quasi ogni uomo e ogni pensiero poiché per quasi cent'anni ho avuto modo di osservarli, come se fossero tanti piccoli oggetti, ignari del proprio moto e potrei quindi riuscire a prevedere le loro azioni.
Non temo il dolore poiché non può uccidermi ma temo solo che infine, con il mio aiuto, possano portare alla luce il mio prodigio sebbene io sia il primo a non conoscerlo nel profondo e leggendo questi scritti ne comprenderete il motivo.
Ho bisogno che qualcuno dei posteri possa comprendere le mie motivazioni e magari potrà prendere il mio posto in quest'ardua ricerca, se dovessi essere costretto ad abbandonarla.
La mia storia è da sempre una leggenda e nessuno ancora ne conosce gli aspetti più significativi, ottenebrati da vili congetture che nel corso degli anni mi hanno reso un dannato.
Col tempo ho imparato a muovermi nell'ombra e sono riuscito a raccogliere testimonianze, nomi, date e tutto ciò che mi potesse servire per scrivere questo diario.
Non posso far altro che confidare nel Fato, che esso possa portare questi scritti nelle mani del prescelto ed in queste pagine vi svelerò la vera storia dell'unico uomo che fu in grado di sconfiggere la morte.
Vi lascio inoltre un oggetto a me caro dal quale mai mi sarei separato se non fosse stato di vitale importanza e attraverso le pagine capirete che non è una menzogna.
Vi affido l'unica testimonianza a mio favore e l'unica prova in grado di dimostrare che ciò che fu compiuto fu solo un disperato gesto d'amore.
Queste frasi mi provocarono un senso di riverenza ma allo stesso tempo mi domandai cosa potessero significare e pertanto continuai a leggere, fino a tarda notte, quegli scritti custoditi dal tempo.
Dopo poche pagine capii che questa storia meritava d'esser riportata alla luce; conteneva particolari minuziosi delle vite delle persone che quell'uomo conobbe, legate indissolubilmente alla propria e iniziai a prendere numerosi appunti, per far luce su alcuni aspetti. Notai inoltre che alcune pagine mancavano e v'erano quindi salti di molti anni nella narrazione degli eventi.
Capii a quale testimonianza si riferisse solo arrivato all'ultima pagina. Accanto ad essa vi era, cucita sulla rilegatura in cuoio, un ritratto di una donna. Era un'opera minuziosa, con ogni possibile dettaglio e rappresentava un'incantevole fanciulla dai neri capelli e, avendo letto il manoscritto, le associai un nome, ripetuto più e più volte nel corso della narrazione, come se sempre vegliasse su quell'uomo.
La mole dei miei scritti era però ingente e decisi infine di racchiudere la mia scoperta nelle pagine della storia che m'appresto a raccontarvi.
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Faustus
HorrorFrancia, 1821. Il dottor Tanato trova il modo per recidere per sempre il filo che lega l'uomo, sin dal principio, alla sua più grande paura, la Morte.