Capitolo 39

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Saorge, Francia – 18 Novembre 1870


Padre Jérôme fu destato dal proprio sonno quando udì un flebile rumore provenire dalla chiesa; qualcuno bussava alle porte del Signore. Il padre si destò con un po' di timore e si incamminò per aprire.
Non appena le porte furono spalancate ebbe dinanzi chi più d'ogni altro avrebbe potuto odiarlo.
"Entra Faustus." e non riuscì a dire altro. Egli lo seguì e notò che aveva ormai il capo canuto ed una lunga e candida barba. I due si accomodarono su un banco vicino ed iniziarono a parlare, come semplici conoscenti.
"Cosa cerchi a quest'ora della notte?" esordì il vecchio. Egli rimase impassibile e non rispose per pochi secondi.
"Sono qui perché credo che tu sia l'unico a potermi ancora ascoltare." rispose, quasi supplicandolo.
"Io non ti negherò mai la possibilità di parlare con me sebbene tu abbia commesso il più grande dei peccati...prendere il posto di Dio."
"Non nego d'averlo fatto, ma ciò che all'inizio mi spinse ad immergermi in questa ricerca dannata fu la volontà di salvarla...Come può ciò esser un peccato?"
"Ti ho già detto che questo è il compito di Dio, non quello degli uomini. Persino se riuscissi a salvare ogni uomo o donna sulla terra dalla morte saresti il più perfido dei peccatori."
"Come puoi dire questo? Come può il tuo credo offuscare a tal punto la tua ragione?" chiese, quasi sconvolto da quelle parole.
"L'uomo deve accettare la sua fine poiché la vera vita che lo aspetta non è quella sulla terra che calpestiamo ogni giorno."
"Non puoi realmente credere che la vita che vivi ogni giorno valga meno del sogno d'una vita eterna della quale non conosci alcunché. Io sono l'unico che può donare all'intera umanità una vita senza più il presagio della morte. Dovresti smettere di venerare fallaci promesse e affidarti invece al mio giudizio."
"Và via ora, Faustus, non posso aiutarti, nessuno può, và via!" urlò, quasi avesse timore di quella prospettiva.
"Immagina se tu avessi potuto salvare Claire, se avessi trovato un prodigio in grado di riportarla in vita. Tu, o vano ciarlatano, avresti persino dato l'anima per tentar di ricambiare l'amore che tua sorella non ricevette da te per anni e anni. Io solo le sono stato vicino mentre tu godevi dei piaceri di una vita che ora condanni con ardore!" urlò Faustus.
"Non credi che pensi ogni giorno alla sua morte? La preghiera mi aiuta a convivere col il mio dolore, ma non è abbastanza a volte...al solo pensiero di quella notte io..." e non riuscì più a parlare.
"Tu non c'eri quella notte, ma io ne ricordo ancora ogni secondo. Non puoi nemmeno capire cosa i miei occhi sono stati costretti a vedere." e s'interruppe anch'egli.
"Io...io credo che tu meriti di saperlo, Faustus, sebbene questo sarà un altro dolore che dovrai sopportare." e coprì i propri occhi con le rugose mani.
"A cosa ti stai riferendo? E non far finta di tenere al mio dolore, ti prego."
"Io c'ero quella notte." disse il vecchio, con fermezza.
Faustus non riuscì a rispondere ed aveva la bocca socchiusa.
"Quella notte entrai nella casa, prima che scoppiasse l'incendio. Avrei dovuto prendere un oggetto fondamentale, che custodivo in un baule della camera d'ingresso. Credevo che l'avrei trovato ancora lì ma era sparito. Probabilmente l'avevano messo altrove oppure non riuscii a trovarlo, poiché la luce della mia lanterna era poca. Cercai in ogni angolo della stanza e non osai salire le scale, con il timore di svegliarli. Confuso posai la lanterna sull'enorme tavolo posto di fronte all'ingresso; ero nel panico e forse avevo bisogno di avere le mani libere per sentirmi meglio. Dalla finestra del soggiorno un uomo mi vide, iniziò a gridare e fui costretto a scappare via. Nella fretta ho urtato il tavolo e credo che la lanterna sia caduta, ma in ogni caso non potevo tornare indietro, ero terribilmente agitato e..."
Il volto di Faustus s'infiammò di rabbia ed il vecchio temeva le parole che avrebbe sentito.
"Ora...dimmi...vecchio maledetto...di quale oggetto così importante avevi bisogno quella notte?" urlò.
"Era...era un anello" e iniziò a piangere "prima di fuggire di casa l'avevo comprato per la mia compagna del tempo, ma ci lasciammo e quindi decisi di custodirlo a casa, con ogni mio ricordo." e dovette fermarsi un attimo prima di proseguire "...una volta fuggito non credevo avrei amato di nuovo qualcuno in egual modo ma...è successo e...non avevo un soldo! Il mio desiderio più grande era renderla felice e..." il vecchio smise di parlare poiché notò l'espressione di Faustus.
S'alzò impaurito ed in tale agonia cadde per terra sentendosi, per un attimo, persino abbandonato da Dio.
"Vuoi forse dirmi che Claire è morta per un dannato...dannato anello?"
Faustus guardò il vecchio per qualche attimo e gli si avvicinò con fosche intenzioni, come se ormai avesse perso ogni accenno di umanità; era un'orribile creatura che si muoveva fissando, nel suo sguardo vuoto, quel vecchio che a terra gemeva e strisciava verso l'altare.
Faustus gli si avvicinava a lenti passi, sicuro che non sarebbe fuggito ed egli aveva ormai la schiena adagiata sull'altare e più non poteva procedere.
Quando non gli rimase che attendere la propria fine, Faustus estrasse da una tasca un pugnale, pronto per compiere la più vile delle azioni.
Alzò la mano al cielo, pronta per essere affondata in quelle carni consunte e, quando fu il momento, il suo sguardo si rivolse al crocifisso posto sulla parete dell'abside.
Si sentì debole, nonostante rinnegasse con tutta la sua forza la misericordia del Signore. Non riusciva a muovere il braccio che in quel momento spodestò la Morte dai suoi oneri ed in quella paralisi il pugnale cadde dalla mano, che più non aveva presa.
Realizzando cosa ormai fosse diventato, s'inginocchiò piangendo davanti al padre che, negandogli il perdono, fuggì nelle proprie stanze.
Faustus era ora solo nella chiesa e s'alzò, con il volto impassibile, quasi rinnegando la sofferenza di pochi attimi addietro.

FaustusWhere stories live. Discover now