Saorge, Francia – 28 Giugno 1821
Jérôme giunse nei pressi del cimitero, dopo un lungo viaggio. Non si fermò per mangiare o per riposare poiché la fame ed il riposo gli parevano un lusso che non sentì di meritare.
Cercò con ansia le tombe della propria famiglia e quasi temeva quell'incontro, come se lo stessero aspettando per rimproverarlo.
Scorse infine un imponente mausoleo, dalla forma di un tempio greco, che portava impresso, sull'architrave sottostante al timpano, il nome della propria famiglia.
Entrò nella struttura con un velo di inquietudine e trovò quei nomi impressi sulle lapidi, che erano levigate e non ancora usurpate dal tempo.
Non riuscì a gestire ciò che gli passava per la mente e cadde sulle ginocchia annunciando il suo lamento nel silenzio straziante.
Rimembrava tutti i momenti passati con la famiglia che in quella vita ormai lussuriosa erano ben pochi e offuscati dai mille e mille suoi peccati che la mente gli mostrava instancabile, in una sorta di inconscia punizione e il cui ricordo gli provocava un senso di vergogna.
Rivolse al soffitto lo sguardo e rimase immobile in quella posizione, quasi fosse la sua penitenza.
Sentiva i pensieri come un mare in tempesta, lui era sulla fragile chiatta della ragione e i suoi sensi di colpa, come onde furiose, ogni volta s'infrangevano con vigore.
Se solo avesse passato più tempo con i propri cari o se solo si fosse sforzato per dar a quel loro rapporto un equilibrio, per il bene di tutti. Non poteva quindi dire d'averci almeno provato e desiderò solo poterli vedere ancora un'ultima volta.
Nel suo dolore si chiese cosa lo avesse spinto ad andar via, lontano dai propri natali e fu deluso dallo scoprire che dietro ad ogni sua azione vanesia vi era solo una cieca voglia di ribellarsi ad ogni cosa; aveva sempre percepito l'ambiente familiare come opprimente e ogni lite era il pretesto adatto per fuggire.
Sentì un peso nella sua gola che lo trascinava sempre più in basso, negli abissi della propria coscienza ed in quella mente dannata scorse infine una luce, profusa nelle nubi dei suoi foschi pensieri.
Era il chiarore dell'abbandono e della misericordia e sentì il fremente bisogno di pregare per affidare il suo animo a Dio, capendo infine che sarebbe stato l'unico a poterlo accudire.
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Faustus
HorrorFrancia, 1821. Il dottor Tanato trova il modo per recidere per sempre il filo che lega l'uomo, sin dal principio, alla sua più grande paura, la Morte.