"Ti amo, Faustus" gli disse una donna, con lo sguardo perso in quelle sue piccole gemme azzurre.
Egli la baciò, avvolto dal silenzio del bosco, con il timore di poter perdere pure un frammento di quel breve attimo e, mentre l'amore si effondeva nei loro corpi freddi, iniziarono a sentire uno strano odore ed un rumore insolito.
Aprirono gli occhi ed intorno a loro fu l'inferno; delle fiamme li circondavano in un cerchio e quelle mura infernali diventavano sempre più alte, alimentate dalle loro paure.
"Faustus, Faustus, ho paura!" urlò lei, stringendo forte l'amato.
Egli non rispose, il ghiaccio dei suoi occhi fu oramai rimpiazzato dal bagliore delle fiamme e d'istinto urlò nella notte.
In quell'istante avvenne l'inaspettato; le fiamme risposero al suo grido ergendosi con più vigore e resero quel cerchio dannato sempre più stretto. Percepirono il loro respiro pesante e, in quella bollente agonia, Faustus scorse oltre le fiamme un uomo avvolto in un manto scuro, che montava su di un nero cavallo.
Egli era immoto, come se lo stesso fissando. Alzò il proprio braccio, dal quale pendeva la nera veste, e le fiamme furono domate.
Faustus tremava, stringendo forte l'amata, vicina al proprio petto. "Claire amore mio, hai visto? Ci ha salvato!" e pianse, bagnando i suoi neri capelli.
Percepì una strana quiete nel suo corpo e, guardandola in volto, notò che i suoi occhi erano chiusi. Le toccò il polso e notò che non v'era più battito. Cadde sulle ginocchia, stringendola ancora tra le proprie braccia e fu avvolto dal buio.
Si svegliò e portò d'istinto una mano al petto. Sentiva il battito rallentare, fino a raggiungere il suo equilibrio e rimase in quella posizione con lo sguardo perso nel vuoto, oltre i piedi del letto.
Iniziò a respirare lentamente, per indurre nel proprio corpo uno stato di quiete e, per concludere la sua stessa terapia, mise la mano sotto il cuscino e tirò fuori, rischiarato dalla candida luce lunare, un piccolo foglio sgualcito.
Si poteva intuire che fosse stato piegato per molte volte e mostrava il ritratto della donna che in quella notte, come in molte altre, ebbe la fortuna di sognare.
La guardò ancora dolcemente e ripose l'opera sotto il cuscino, prima di addormentarsi, con la flebile speranza di poterla ancora incontrare.
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Faustus
Kinh dịFrancia, 1821. Il dottor Tanato trova il modo per recidere per sempre il filo che lega l'uomo, sin dal principio, alla sua più grande paura, la Morte.