Tre giorni dopo fu celebrato il rito funebre nel cimitero adiacente alla chiesa, nel primo pomeriggio.
La notizia di quelle tragiche morti viaggiò per tutto il villaggio, nelle poche ore che separarono quella notte dall'alba. Tutti erano increduli e chiedevano i motivi di quelle morti premature, per poter acquietare i propri animi. Ciascuno aveva bisogno di cercare delle spiegazioni che potessero allontanare il pensiero della morte che un giorno avrebbe bussato anche alle loro porte.
I partecipanti erano disposti in cerchio, di fronte all'imponente mausoleo della famiglia. Erano intorno alle tre bare e ciascuna di queste era posata su una piccola rampa in legno, avvolta da un velluto nero che sfiorava l'erba.
Nella breve messa Faustus notò persone mai viste, che ogni tanto guardavano altrove o scambiavano persino qualche parola.
Il prete che celebrò il rito non aveva mai visto Claire in volto e Faustus percepiva le sue parole quasi fossero vuote ed era come se quell'uomo già badasse alle mille attività da compiere dopo l'estremo saluto.
Faustus rimase infine solo e ne fu contento. Notò degli uomini, a pochi passi di distanza, che adagiavano delle pietre davanti all'ingresso del mausoleo e capì che anch'egli avrebbe dovuto andarsene, per non avere nella mente quelle immagini e poter solo custodire lieti ricordi.
Entrò un'ultima volta in quella che sarebbe stata l'eterna dimora dell'amata e accarezzò la fredda pietra che l'avrebbe accolta per poi uscire e allontanarsi.
Sentì all'improvviso dei passi incerti, sempre più vicini, che lo costrinsero a interrompere il cammino. Erano accompagnati da un intenso odore di tabacco e ciò gli bastò per capire chi stesse per incontrare.
Udì la figura fermarsi e percepì una mano posarsi sulla sua spalla. Si voltò senza alcun timore ed anzi con un po' di sollievo.
I due si guardarono e si abbracciarono senza dir nulla e dopo qualche attimo Faustus si separò da quella calorosa stretta.
"Per un attimo ho creduto che non saresti venuto." gli disse con voce rotta.
"Come avrei potuto non esserci, mon coeur. Ero in disparte, per nascondere il mio aspetto." gli disse, accarezzandogli il volto.
Faustus lo osservò e notò infatti che i suoi abiti pregiati erano sgualciti, come se avesse combattuto cento uomini assieme.
"Non ho ben in mente come proseguire Gordon...non so nemmeno perché vivo ancora. Se solo potessi riportarla in vita...il mio animo ora si aggrapperebbe persino a questa remota speranza."
"Non ti biasimo. Tutti vorrebbero strappare almeno un'anima dal regno dei morti."
"Credi che un giorno sarà mai possibile sconfiggere la morte?" e alzò lo sguardo al cielo.
"Non so rispondere in realtà...ma sono sicuro che qualcuno, prima o poi, ci proverà...ma dovrà avere una mente brillante almeno come la tua."
Faustus sorrise appena ma dopo poco i suoi occhi si gonfiarono di pianto e l'amico posò una mano sulla sua spalla.
"Che ne dici di andar un attimo in piazza, per respirare un po' d'aria più leggera?" gli propose.
"Non preoccuparti, voglio stare ancora qui, perdonami. Tu và, magari ti raggiungo tra non molto." disse, pronunciando a fatica ogni parola.
Gordon alzò le braccia e contrasse le labbra, accettando tacitamente la volontà dell'amico e andò via con il suo passo lieve, lasciandolo solo con i propri pensieri.
Molti l'avrebbero confortato dicendogli che Claire in quel momento lo mirava ridente, in un posto del quale nessuno mai nulla avrebbe saputo. "Perché cercare in circostanze così avverse la più banale delle spiegazioni?" pensò Faustus, concludendo che, essendo la Morte un'esperienza ignota per i vivi, nessuno avrebbe dovuto solo osare pronunciare il nome di Claire e la rabbia ormai lo pervadeva.
Non provò mai gelosia quando ella era in vita ma adesso percepiva una sorta di esasperato attaccamento a ogni lettera del suo nome o ad ogni ricordo di altri che a lei fosse collegato. Sentiva forse ardere in petto il desiderio fremente di averla ancora con sé, aggrappandosi a ciò che di più misero rimaneva di una vita strappata con veemenza.
Iniziò a camminare per il cimitero con aria malinconica, provando a mitigare il proprio animo. Si fermò ogni tanto ad osservare le tombe e le gran case in cui corpi dormienti erano riposti e man mano il suo spirito s'affievolì nella quiete.
Guardò ogni angolo, dalla misera pietra nella quale mancavano alcune lettere di quello che un tempo era un nome con un volto, fino alla maestosa reggia nella quale non vi era comunque alcun rumore.
Ognuno era forse lieto nel proprio riposo ma lui non riusciva a comprendere quale fosse il senso d'ogni fatica se poi culminava con un sonno dal quale più non ci si poteva destare.
Se solo lei lo avesse accompagnato in quella sua lunga riflessione, magari destandolo talvolta da quei foschi pensieri o con qualche battuta pronunciata con la volontà di distrarlo anche dal minimo turbamento.
Con la fredda ragione scorse all'improvviso l'ombra d'un pensiero che si manifestava.
Iniziò a meditare sulla fantasia di pochi attimi addietro ed il suo respiro divenne più veloce. La mente gli si annebbiava al crescere dell'agitazione e chiuse gli occhi, per concentrarsi sui pensieri che ormai lo travolgevano; iniziarono a susseguirsi le immagini dei propri libri di anatomia dei quali conosceva ogni dettaglio e quel flusso era talvolta interrotto da alcune pagine dei vecchi libri di alchimia dei quali era ossessionato nella prima adolescenza. Scorrevano sempre più rapide, non riusciva a controllarle e tutto infine s'acquietò.
Il dottore aprì gli occhi e capì quale fosse la strada più sicura da percorrere in quel suo buio.
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Faustus
HorrorFrancia, 1821. Il dottor Tanato trova il modo per recidere per sempre il filo che lega l'uomo, sin dal principio, alla sua più grande paura, la Morte.