20 Dicembre 1830
Arrivato nella piazza principale si sentì quasi rincuorato poiché nulla pareva cambiato, quasi come se il tempo si fosse paralizzato per attendere la sua venuta.
L'aria aveva il profumo del pane appena sfornato e socchiuse gli occhi, sentendo un piacere mondano pervadergli tutto il corpo.
Auguste Roux era vicino al maestoso albero a curare i pezzi di pane appena portati dal suo garzone; li accarezzava quasi fossero suoi figli, nonostante nessuno paresse intenzionato a comprarli.
Per compassione pensò per un attimo di avvicinarsi, per comprare qualcosa ma scelse di proseguire per un sentiero meno affollato.
Improvvisamente sentì la familiare voce di una donna provenire da un vicolo e, dal tono, ebbe l'impressione che stesse piangendo. Aggrottò le ciglia e socchiuse gli occhi, per potersi concentrare ed udir meglio e, poco dopo, esordì un uomo dalla voce cupa.
"Va via ora, non voglio le tue scuse Adélaïde." ed il dottore sentì uno strano sussulto nei suoi battiti.
Non comprendeva cosa stesse accadendo negli ingranaggi della sua ragione e percepì uno strano tepore nel petto e si destò immediatamente. "Non può più accadere" ripeté nella mente. Quella strana sensazione subito scomparve, dopo aver rimembrato qualche immagine di quei giorni dolorosi ed al posto di quella strana eccitazione vi era ora un senso di insaziabile curiosità.
Decise perciò di andare a scoprire cosa stesse accadendo e sentì la voce sempre più vicina. Sbirciò cauto, muovendosi appena, e vide, come già sospettato, Adélaïde, oscurata quasi del tutto da un'enorme figura.
"Smettila di chiedermi scusa, non è me che hai offeso" e subito l'uomo sbuffò, come se non fosse abituato a rimproverarla.
"Perdonami Marcel, fratello mio, nostro padre insisteva su questa...questa assurda idea." ella rispose, con la voce rotta da un fragile pianto.
"Di cosa parli, quale assurda idea?" chiese il fratello con toni più pacati.
"Vuole impedirmi di vedere padre Jérôme ...perché...perché crede che possa diventare come lui e abbandonare qualsiasi cosa e dedicarmi alla rinuncia ed alla preghiera per il resto dei miei giorni."
Udendo quel nome il dottore provò un'antica rabbia, ricordando i dolori della sorella per le sue azioni, e cercò di riportarla nella propria coscienza, dove da tempo risiedeva.
Marcel smise di parlare per qualche attimo e le chiese, quasi timoroso della risposta, se quella fosse realmente la sua volontà.
"E' da un po' che ci penso in realtà e tutto ciò che mi circonda ha un altro significato da quando ho iniziato a frequentare quel buon uomo. Io ho guardato padre Jérôme negli occhi e ho trovato finalmente le mie risposte...e sì...mi piacerebbe seguire questa strada. Per questo ho offeso nostro padre...ha riso di fronte alla mia volontà, capisci fratello?" chiese ormai furiosa.
"Hai detto che quasi ti vergogni d'esser sua figlia...ma se è vero ciò che mi dici, probabilmente anche lui ha le sue colpe." concluse infine, col capo chino, mosso forse da un po' di vergogna.
Adélaïde sorrise e si abbandonò nelle braccia del fratello e così rimase, finché il dottore non andò via turbato al sol udire il nome di chi un tempo tradì l'amata.
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Faustus
HorrorFrancia, 1821. Il dottor Tanato trova il modo per recidere per sempre il filo che lega l'uomo, sin dal principio, alla sua più grande paura, la Morte.