Capitolo 12

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19 Novembre 1821


Il cielo era nero come la pece e una debole pioggia percorreva le vertiginose finestre dell'atrio. Faustus era davanti ai vetri opachi, così vicino da poter percepire i vapori della condensa. I tuoni erano ancora deboli ed il loro manifestarsi era quasi una piacevole melodia.

In lontananza notò Gordon immobile, davanti al cancello, illuminato dalla sua lanterna. Egli lo fissava atterrito, attraverso la medesima finestra e dal suo sguardo Faustus capì che cercava spiegazioni, seppur avesse paura di riceverle.

Prese il proprio manto e uscì. Si fermò a pochi passi dall'amico; erano separati dal cancello ma fu abbastanza vicino da poter scorgere il suo volto impaurito.

"Gordon mio caro, alza il viso al cielo e abbandonati alla tempesta." gli disse con famelica eccitazione.

"Faustus smetti di impaurirmi, dobbiamo parlare, te ne prego." disse dopo averne visto il viso diabolico.

"Sarai accontentato." gli rispose accennando un assenso perverso e gli si avvicinò, con il viso che quasi toccava il ferro.

A quella distanza Gordon sentì le parole scivolar via dalle sue labbra come le gocce della pioggia di cui il suo corpo era cosparso.

"Amico mio...io...io non so come chiedertelo in realtà. Mi incuti timore, non ti riconosco più. Pochi mesi fa eri stravolto dal dolore e ora è come se fossi posseduto, cosa ti accade?" gli chiese quasi piangendo.

Faustus rise e l'amico ne fu turbato, ma non udì ancora sue parole.

"Ho ricevuto un dono, che mi fa sentire vivo oltre ogni misura. Nessun uomo mi può uccidere, nessun malanno mi può consumare. Mio caro, già sento un brivido al sol pensiero di questi lunghi anni che potrò vivere!"

L'amico non comprese e si sentì ancor più smarrito. "La follia è il tuo malanno. Perché credi d'esser diventato immortale? Io e te siamo fatti della stessa carne ed entrambi dobbiamo vivere consapevoli della nostra finitezza. Svegliati amico mio, svegliati da questo incubo che stai vivendo!"

Faustus capì che le parole non l'avrebbero convinto e fu costretto a tentare l'ignoto, infastidito dal fatto che tale azione non era stata pianificata in precedenza. Estrasse dalla tasca del manto un pugnale, lo alzò al cielo e in pochi attimi la sua figura divenne candida, travolta da bramosi fulmini che da tempo non assaporavano vittime umane.

Dopo essere stato colpito, la luce si spense all'istante e Faustus rimase in piedi ancora per poco, fissando con lo sguardo morente l'amico che già piangeva per poi chiudere gli occhi e cadere sconfitto.

Gordon allungò il braccio attraverso l'inferriata e gli toccò il collo, non percependo alcun battito.

Fuggì disperato nel villaggio, per cercare aiuto, nonostante fosse faticoso compiere solo pochi passi, con la pioggia che rendeva incerti i contorni del sentiero.

Arrivato nella piazza principale iniziò a gridare come un dannato. Vide solo poca gente e tutti s'affrettavano nel cercare un riparo e nei loro sguardi v'era solo timore e un'immobile compassione.

Riuscì a convincere solo uno di loro ad aiutarlo e quando arrivarono nel luogo dell'incidente constatarono che Faustus Tanato era morto.

FaustusWhere stories live. Discover now