Chapter 4 - Fear of Tomorrow

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Avevo appena saputo che Draco si sarebbe assentato per un paio di giorni per andare fuori città a firmare dei documenti e avevo così tanta paura di rimanere dentro quel posto senza di lui al comando. Le persone che lavoravano per lui lì dentro erano tutte estremamente severe e non avevano orecchie per ascoltare le esigenze e le mancanze di noi che abbiamo solo il compito di soddisfare il cliente; non che Draco lo facesse però almeno si degnava di controllare la situazione e intervenire in caso non andasse qualcosa. Loro no, non lo facevano mai.

Per questo quella mattina mi alzai presto per andare nel suo ufficio, se doveva lasciarmi lì allora era meglio che avvertisse chi di dovere riguardo le mie differenze di regole ma appena spalancai la porta notai con dispiacere che l'ufficio era già vuoto e lui non c'era.

Sospirai pesantemente e feci per richiuderla ma una mano grande e forte si posò sulla mia maglia strattonandola per fare in modo che mi girassi.

«Che cazzo ci fai già in piedi, eh?» urlò l'uomo avanti a me «E per di più nell'ufficio del capo, ti meriteresti una punizione» mi sbatté al muro con forza e io sussultai.

«I-Io lo cercavo, non sapevo fosse già andato via..» cercai di difendermi ma ogni mia scusa era vana e lo sarebbe stato anche per il giorno a seguire.

«E che cazzo potresti avere di così tanto importante da dirgli per alzarti alle otto di mattina?» sputò velenoso.

«Niente» divagai «Me ne torno in stanza» e feci per andarmene.

«Vattene da qui, è meglio per te se non vuoi finire nei guai già di prima mattina» sbottò e io mi affrettai a rintanarmi nelle mie quattro mura; fosse stato per me non avrei messo testa fuori finché non sarebbe tornato Draco ma sapevo non fosse possibile, avevo un lavoro da portare avanti.

Il vero problema però non si verificò quella mattina e nemmeno durante l'ora di pranzo o nel pomeriggio, ma la sera quando un cliente si affrettò a prendermi per portarmi in una delle stanze del bordello per sfogare i suoi istinti sessuali.

Inizialmente stava andando tutto bene, mi venne da dire che - stranamente - mi stava anche piacendo ma poi quando afferrò un paio di manette da una scatola in legno presente nella stanza, sgranai gli occhi.

«Non vorrai mica mettermi quella roba?» usai un tono a metà tra lo shock e il divertimento, non poteva succedere una cosa del genere ora che Draco non c'era e non poteva aiutarmi.

«Certo, sennò non l'avrei prese»

Porca puttana.

Avrei potuto stringere i denti e tenere duro per quella notte ma il mio disprezzo nei confronti di quella roba era più forte di qualsiasi altra cosa.

«No» mi opposi «Ti prego, non usarle. Non stasera» lo supplicai sperando di trovare di fronte a me una persona che potesse capirmi senza fare storie ma ovviamente non fu così. Quelle persone sganciavano dei soldi e noi non potevamo ribellarci alle loro proposte, dovevamo essere pronti a tutti e disponibili per ogni cosa che passava per quelle menti malate.

Il ragazzo si alzò dal letto e offeso uscì dalla stanza lasciando la porta spalancata. Era la mia fine e lo sapevo.

Non passò molto prima che lo stesso uomo che quella mattina mi aveva aggredito entrasse nella stanza come una furia.

«Mi hanno appena riferito che non sei disposto a farti legare» la mascella contratta e un'espressione dura.

«N-No» dissi con la gola secca tanto che dovetti mandare giù un po' di saliva per idratarmi.

«Se non ti fosse chiaro qui non decidi tu cosa puoi o non puoi fare» ringhiò.

«Draco lo sa, se lo chiamate può dirvi lui stesso che posso scegliere cosa fare o no» cercai di convincerlo ad alzare quella maledetta cornetta ma Draco non c'era e io ero solo un oggetto. Non mi avrebbero mai creduto.

Infatti l'uomo chiuse la porta alle nostre spalle e si avvicinò fino a prendermi il viso fra le mani. La presa era forte, decisa e non ci mise molto prima di sbattermi sul letto con prepotenza.

«Adesso metti in mezzo il tuo capo? Coraggioso da parte tua» soffiò vicino al mio viso che liberò dalla sua presa «Dovresti vergognarti per aver fatto una cosa del genere, per colpa tua abbiamo appena perso non so quanti soldi» e stavolta fu il suo turno di afferrare le manette dove il ragazzo l'aveva lasciate prima di uscire «Adesso ti faccio vedere io come inizierà a piacerti farti legare» ringhiò prima di afferrarmi i polsi e legarli velocemente alla testiera del letto.

«No» soffiai «No, no, no non provare a mettermi le mani addosso!» urlai cercando di divincolarmi con le gambe ma mi fermò bloccando ogni mio movimento.

Con una mossa mi tolse i pantaloni e i boxer e si tolse anche i suoi mettendo in mostra la sua erezione. Io rabbrividii e spalancai gli occhi ancora di più se possibile, il respiro mi divenne irregolare e presi a muovere le braccia sperando che qualcuno dal cielo mi venisse in aiuto e facesse spezzare quelle manette e quella testiera prima che fosse troppo tardi.

Ma nessuno venne in mio soccorso quella notte: le manette e la testiera rimasero intatte, la porta non si aprì mai, nemmeno per sbaglio e nel frattempo, sommerso dalle lacrime e schiacciato da un enorme peso sul petto, c'ero io che, legato a un letto, dicevo addio a quel briciolo di dignità che mi era rimasta prima che ciò accadesse.

Le gambe spalancate, il corpo fermo, le lacrime a bagnarmi il viso e dei segni sui polsi causati dalle manette. Sentivo la mia gola in fiamme per le varie urla che avevo lanciato, il petto pesante e la testa assente.
Quando mi sciolse, le braccia mi caddero debolmente vicino la testa e una lacrima solitaria mi scese all'angolo dell'occhio bagnando il cuscino. I polsi erano arrossati e delle ferite sporche di sangue li decoravano facendoli bruciare ancora di più.

Uscii da quella stanza in silenzio, lo sguardo perso nel vuoto e le guance arrossate per le troppe lacrime.
Aprii la porta della mia stanza e notai che al suo interno c'erano già Hermione e Pansy intente e passarsi un dischetto - probabilmente colmo di struccante - sul viso.

Mi chiusi la porta alle spalle e mi ci appoggia avendo bisogno di un attimo per pensare a ciò che era appena accaduto ma gli occhi delle due ragazze saettarono su di me in un attimo.

«Harry» mi richiamò Hermione «Ma che hai fatto?» mi chiese dolcemente e io alzai lo sguardo verso di lei scuotendo la testa.

«Niente, solo..» mi presi un secondo per cercare di inventare una scusa valida «..una serata un po' violenta» svagai.

«Hai pianto» constatò la mora «E perché hai i polsi lacerati?» me ne prese uno mostrandolo anche alla riccia.

«Va tutto bene» soffiai ma gli occhi lucidi mi ingannarono.

«Harry» mi prese il viso dolcemente Hermione «Non trattenerti okay? Nessuno più di noi può capirti»

«Stavolta nessuno può capirmi» soffiai.

«Parla con Draco se ti hanno fatto del male, lui-..»

«Lui non c'è Herm» risposi interrompendola «È fuori per lavoro e rientrerà domani sera»

«Oh..» mi guardò togliendo le mani dal mio viso «Senti, hai bisogno di rilassarti. Fatti una doccia e poi mettiti sotto le coperte così non ci pensi, mh?» passò una mano sulla mia guancia e io, ingenuamente, annuì.

Feci come mi disse, mi misi sotto la doccia e ci stetti per minuti interi sperando forse che l'acqua potesse aiutarmi un minimo a togliermi di dosso tutto lo sporco che sentivo ma non funzionò.

Passai la notte insonne a ripensare a ciò che era accaduto, ogni volta che provavo a chiudere gli occhi rivedevo quelle scene, sentivo le mani di quell'uomo addosso e delle lacrime mi bagnavano il viso.

Come avrei fatto? Come avrei continuato a stare lì se solo il pensiero di continuare a fare sesso mi faceva rigirare lo stomaco? Come avrei guardato in faccia Draco? E come sarei entrato dentro qualche stanza del club senza ricordarmi ciò che avevo vissuto?

Un brivido mi percorse la spina dorsale e per la prima volta ebbi tremendamente paura del domani.

Sex Brothel - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora