Chapter 19 - Proceedings

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I raggi del sole filtravano dalla finestra ripetutamente fino a colpire le mie palpebre ancora chiuse. Girai il viso dalla parte opposta alla finestra provando a riprendere sonno ma non ci riuscii, ormai ero uscito dal mio stato di sonno e sarebbe stato inutile riprovare ad addormentarmi.

Aprii gli occhi lentamente e appena misi a fuoco tutto ciò che mi stava circondando, mi alzai per raggiungere Draco in ufficio. Mi infilai una maglia bianca a maniche corte e aprii la porta fino a raggiungerlo: era seduto sulla sedia dietro la scrivania che sfogliava qualche documento, il telefono acceso poggiato vicino a quei fogli.

Mi avvicinai piano e mi sedetti sull'oggetto prendendogli i fogli dalle mani per iniziare a leggere al suo posto ma lui si alzò velocemente per riprenderseli. L'espressione severa e la mascella serrata. Alzai lo sguardo verso di lui.

«Buongiorno anche a te» alzai un sopracciglio e lui posò quei fogli sulla scrivania prima di riportare tutta l'attenzione su di me.

«Penso tu stia prendendo un po' troppo piede qui dentro» mi disse.

«Non è vero» mi opposi «Mi piace solo essere partecipe alle cose»

«Come se ti spettasse» sbottò «Non sei nessuno qui dentro, dovresti iniziare a ridimensionarti»

«E che cosa intendi tu con "ridimensionarmi"?» chiesi guardandolo negli occhi e lui, in risposta prese il telefono dalla scrivania e lo sbloccò fino a girare lo schermo verso di me. Non avrebbe dovuto farlo.

Era una foto sua con mio figlio. Gli tolsi il telefono dalle mani e ingrandii l'immagine per verificarne la veridicità: per quanto mi riguardava poteva anche essere un fotomontaggio.
Ma quando mi resi conto di quanto fosse vera, il respiro mi si bloccò per un attimo costringendomi ad alzare lo sguardo verso di lui.

«Avevi detto che stava bene» sbraitai.

«Infatti sta bene» mi confermò «Ma potrebbe non starci più» si riprese dalle mie mani il telefono «Questo dipende solo da te» sussurrò, i miei occhi si stavano pian piano riempiendo di lacrime.

«Che cosa cazzo vuoi, Draco?» urlai scendendo dalla scrivania com un piccolo salto «Devi lasciarlo in pace, lui non c'entra niente con tutto questo»

«Lo so» sorrise falsamente «Ma sai è tuo figlio e in quanto tale, ne risente delle tue azioni»

«Ha cinque anni, cazzo» lo guardai incredulo e scioccato per quello che stava facendo.

«Quanto mi dispiace, è così piccolo» si sedette sulla sedia senza distogliere lo sguardo dal mio «Sarebbe un peccato interrompere la sua quiete per qualche tua decisione sbagliata. Non credi?» mi chiese utilizzando un tono tranquillo e a quel punto una lacrima solitaria scese lungo la mia guancia.

«Che cosa vuoi?» chiesi di nuovo sperando di ottenere una risposta per quella volta.

«Fatti passare quel cazzo di bruciore e torna a scoparti mezzo club. Smettila di rispondermi e di credere che tenermi testa sia la cosa migliore perché, come vedi, non è funzionale per nessuno. Non prendere iniziative, non fare di testa tua. Attieniti alle mie decisioni e non ribellarti» iniziò ad elencare «Rispetta tutte queste regole e vedrai che tuo figlio continuerà a stare bene» concluse e io mi morsi il labbro per evitare di singhiozzare.

«Avevi detto che non potevo ricominciare» gli ricordai.

«Già, non puoi ma lo farai ugualmente» mi rispose e io giurai di aver sentito il mio stomaco contorcersi a quell'affermazione.

«Lascialo in pace» soffiai «Farò qualsiasi cosa tu voglia ma non toccarlo, non torcergli un solo capello perché ti giuro-..»

«Giuri cosa?» mi interruppe.

Sex Brothel - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora