Prefazione

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Grazie a tutti per essere qui, che siate lettori affezionati, da anni follower del mio profilo, o che siate capitati qui per caso e facciate per la prima volta la mia conoscenza.

Mi presento brevemente. Djana Mazzaro, 25 anni, veneta. Diplomata al liceo classico, laureata in Storia, sto concludendo la magistrale in Lettere Classiche e Storia Antica. Sogno nel cassetto: insegnare al liceo. E diventare una scrittrice, ma questo l’ho più o meno realizzato. Ho pubblicato il mio primo libro nel 2018, un romanzo d’amore ambientato nell’antica Roma dal titolo “Odi et amo”. Nel 2019 ho pubblicato il secondo volume, “Odi et amo. Schiava di lui” e “Generations”, un romanzo d’amore-erotico contemporaneo. Nel 2020 ho pubblicato “Odi et amo. Schiavo di lei”, ultimo della trilogia, e “Ubi tu Gaius”, suo sequel. I romanzi storici li ho scritti al liceo, mentre studiavo l’impero romano e me ne lasciavo affascinare. “Generation” è stato scritto nei miei anni universitari.

Poi è arrivato il maggio 2019. Un grave lutto mi ha tolto ogni entusiasmo verso la scrittura. Non lo sa nessuno, né i miei familiari né i miei amici, ma ho fatto persino un voto, per impedire la tragedia. Ho pregato un’entità in cui non credo e ho detto: “se lo salvate, smetto di scrivere”. Non è servito, ma ho smesso di scrivere ugualmente.

Ho abbandonato ogni progetto letterario, chiuso il portatile e ho cercato di sopravvivere. Giorno dopo giorno, mese dopo mese. Ogni tanto mi frullava qualche idea in testa, qualche trama, qualche frase. Le mettevo per iscritto ma non riuscivo ad approfondire i mondi che si creavano nel mio cervello. E anche quando ho provato a battere le dita sulla tastiera, il risultato era arido, insipido, senz’anima. Mi mancava la poesia, e forse mi manca ancora.

Ma ci ho riprovato, perché la scrittura è parte della mia essenza, è una valvola di sfogo e non posso semplicemente chiuderla in uno sgabuzzino e spegnere la luce. Senza farmi pressioni, ho lasciato che le idee fluissero liberamente sulla pagina bianca. Ho iniziato qualche progetto, ho confessato a un diario digitale le mie ansie, le mie paure, le mie incertezze verso un futuro che mi pare grigio e senza senso. Ho parlato al mio psicologo virtuale di quanto sono cambiata, io che mi ritenevo una persona fortunata e felice, io che avevo tutto. Ora sono diventata un fantasma che aspetta col cuore in gola di sentire il familiare scricchiolio dell’auto di sua madre nel vialetto quando torna dal lavoro, che si preoccupa se il suo fidanzato tarda di qualche minuto a scriverle che è arrivato sano e salvo a casa, che quando sente un’ambulanza pensa sempre ai nonni che abitano a un chilometro di distanza.

Non riesco a convivere col mio lutto. Non riesco neanche a parlarne a voce. Sto lasciando che mi definisca come persona nuova, terrorizzata, facile alle lacrime, eppure fredda e indifferente nei confronti dei problemi degli altri. L’amica litiga col fidanzato? Ma davvero lo reputi un problema? L’altra amica non sopporta i genitori e vorrebbe andarsene di casa ma non ha i soldi per farlo? C’è di peggio.

C’è sempre di peggio. L’unica cosa definitiva, l’unica strada che non si può percorrere al contrario, è la morte. Pensateci quando credete che il mondo sia ingiusto con voi, quando credete che peggio di così non possa andare.

Sono cambiata, sono diversa, e lo è anche la mia scrittura. Per chi mi conosce e ha letto gli altri miei romanzi si sorprenderà, probabilmente, scoprendo che ho deciso di scrivere un giallo. Un genere che adoro, insieme ai thriller, ma in cui non mi sono mai cimentata. Eppure per la mia rinascita non sono riuscita a pensare ad altro.

Troverete un’autrice diversa anche nello stile. Meno romantica e sdolcinata, meno descrittiva. Punto più sull’azione, i dialoghi e i colpi di scena che non sull’ornato della narrazione. Non so se sia un bene o un male. So che è la mia via d’uscita, e me la devo far piacere.

Mi sono divertita a scrivere questa storia. Forse non ci ho messo il cuore come per “Odi et amo” e “Generations”; forse non mi sono fatta ship mentali vedendo quanto un personaggio stesse bene con un altro; forse sono ancora convinta che manchi qualcosa, ma è un qualcosa che ora come ora non posso trasmettere. Chissà, forse un giorno.

E ora basta toni drammatici. Vi racconto una storiella.

“Mistero in riva al lago” - titolo provvisorio - nasce un giorno di agosto, mentre ero al lago di Caldonazzo con la mia famiglia. Andammo a noleggiare un pedalò e la ragazza addetta al servizio ci chiese di consegnarle un documento. Mia mamma chiese per quale motivo e lei disse che voleva evitare che accadesse un’altra volta che dei clienti noleggiassero il pedalò e poi sparissero nel nulla, abbandonando il mezzo nel lago.

La mia mente di scrittrice vibrò, come sotto l’effetto di una scossa. E iniziai a pensare, elaborare, inventare, costruire.

Una coppia scomparsa. Poteva diventare qualcosa.

Iniziai a scrivere appena tornata a casa. Mi presi il mio tempo - anche perché dovevo barcamenarmi tra lavoro e università e trovare pure del tempo per la vita sociale - ma finalmente posso presentarvi il risultato dei miei sforzi.

Spero vi piaccia e che mi lasciate tanti commenti. Siete la mia forza.

Ci vediamo al capitolo uno.

Baci,

Djana

Mistero in riva al lagoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora