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"Pronto Tobias, tutto bene?" Domanda mio padre Peter. "No papà. Mina è morta da una mezz'ora qui nella mia casa a Londra, Asher suo figlio è fuori allo sbando. Mi ha chiesto di occuparmene, ma non so se sono all'altezza di gestire un ragazzo di diciannove anni." Spiego e sento mio padre prendere dei lunghi respiri. "Ah, ha sofferto molto?" Domanda. "È cinque anni che conviveva con la malattia ed è andata peggiorando." Purtroppo era tanto che soffriva, mio padre non mi chiede nulla su suo nipote Asher e questo mi dispiace, non lo ha mai visto nemmeno quando è nato, io ricordo che ero contentissimo di diventare zio. Chiude la chiamata alquanto freddo e distaccato dalla notizia della morte di sua figlia Mina.
"Tobias vedrai che non gli sarà successo nulla ad Asher e domani tornerà qui." Cerca di rassicurami Adele, ma io so quanto può essere testardo Aaron e se mio nipote ha preso da lui sarà una gara dura.
"Non conosce la città quindi secondo me non tornerà da solo, sono preoccupato che lo trovi qualche cacciatore." Ammetto, mi sento già in colpa, ho promesso a mia sorella di occuparmi di suo figlio e già l'ho perso. "Anche Asher come Aaron può diventare?" Lascia la domanda sottintesa e io annuisco. "È un bellissimo lupo nero con gli occhi color ghiaccio ed è anche più grosso di Aaron." Le spiego e lei mi sorride per infondermi un po' del suo ottimismo.
Mi addormento stremato, aveva ragione Asher che sua madre non sarebbe vissuta ancora a lungo.

Mi sveglio con il consueto suono della sveglia, anche se oggi non andrò al lavoro, devo trovare Asher e anche in fretta, ma con Aaron dovrebbe essere più facile.
Mi alzo, mi vesto veloce e Adele si mette in marcia anche lei per darmi una mano, usciamo dalla stanza e noto la porta della camera di Aaron aperta.
Entro e la vedo vuota, lui non c'è e nemmeno i suoi vestiti, doveva rimanere qui per tutte le vacanze di Natale. "Tobias." Mi chiama Adele con un biglietto in mano.
Lo legge velocemente, era in sala da pranzo e ovviamente quel coglione del mio amico se l'è data a gambe. Ha abbandonato suo figlio volontariamente e non capisco perché, Asher è grande non è un bimbo di due anni.
"Asher non lo avrebbe mai chiamato papà e di certo non lo avrebbe seguito in America. Ieri mattina mentre facevano colazione Ash gliele ha cantate ad Aaron. Ash si ricorda che stronzo sia stato suo padre con Mina." Mi spiega e io non posso che dare ragione ad Asher, spero solo che Aaron si ricreda in tempo per avere un rapporto con suo figlio. Che non si svegli un giorno quando ormai sarà tardi.
Prendo il motore mentre Adele prende la macchina, ci dividiamo le zone e spero così di trovare mio nipote.

Asher

Mi sveglio in un tunnel, deve essere una delle entrate le gallerie sotto Londra, mi stiracchio e mi scuoto per riprendermi dal torpore notturno.
Zampetto piano verso l'uscita del tunnel e invece mi trovo in campagna, deve essere allora l'entrata per un bunker della seconda guerra mondiale, davanti a me c'è un bel prato verde e in lontananza una casa coloniale. Meglio se sto ben nascosto di giorno, non vorrei mi beccassero i cacciatori.
Dormo per quasi tutta la mattina, sento abbaiare in lontananza e così mi metto sulla difensiva, ho anche fame, molta fame.
Ringhio al cane che stava per entrare nel condotto e lo vedo scappare via, ma poi mi accorgo che si nasconde dietro una ragazza, una bella ragazza, capelli castani ramati, occhi di un marrone scuro, tipo il colore castagno. È davvero carina, mi avvicino per osservarla e lei mi vede nell'ombra del tunnel.
"Ehi, non ti voglio far del male. Sono Madison." Si presenta e io resto in silenzio, mi metto solo seduto con le zampe incrociate. "Cavolo non avevo mai visto un licantropo, tu come ti chiami?" Domanda curiosa, si mette seduta sull'erba poco distante. "Tranquillo i miei sono fuori casa e torneranno tardi." Spiega così mi avvicino a lei uscendo dal tunnel e lasciandomi vedere alla luce. Incido sul terreno privo d'erba il nome lupo e così lei mi chiama così. "Ok lupo, hai fame?" Domanda titubante, scrivo si sul terreno. "Allora aspetta un attimo qui e torno subito." Afferma, la vedo correre verso la casa, mi guardo attorno curioso, il cagnetto è rimasto steso di fronte a me in silenzio.
Torna con un sacchetto pieno di carne cruda, me lo porge e io lentamente lo prendo per poi ritirarmi veloce, apro il sacchetto ed è manzo.
Do il primo morso e la carne è succosa, non la devono aver presa da molto.
Finito di mangiare vedo che Madison mi guarda in attesa, non so cosa possa volere.
"Posso toccarti? Sulla spalla tipo?" Domanda molto incerta e così mi volto di lato per farle capire che può toccarmi, si avvicina piano, la tengo sempre sott'occhio.
Sento la sua mano sul mio pelo, è molto delicata come tocco, resto fermo per godermi quel contatto non indesiderato.
"Hai un pelo morbidissimo." Si complimenta e io resto immobile, immagino di incutere un certo timore date le zanne e gli artigli.
Sento squillare il suo telefono della grossa giacca che indossa, glielo indico perché probabilmente in silenzioso lei non lo ha sentito.
"Grazie." Afferma ed estrae il telefono dalla tasca.
"Pronto? Papà." Sono i suoi genitori, io non ho mai avuto nessuno da chiamare papà. "Ah ok, c'è una bufera. Dicono che arriverà anche qua nei prossimi giorni." Sento che il suo umore è cambiato, è peggiorato. "Ok va bene, ci vediamo appena potrete riprendere un aereo." Attacca la telefonata e mi guarda per poi sospirare. "Posso chiederti di rimanere con me lupo?" Domanda e io la guardo stupito. "Mi sento più sicura con qualcuno assieme a me a casa. Insomma non dormo quasi mai da sola ci sono sempre i miei e ho paura così in campagna da sola." Spiega e così mi alzo in piedi lei mi sorride grata e mi fa strada verso casa sua.

Sono io quello giustoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora