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"Questa è la tua stanza Asher." Mi informa, entro ed è una bella camera, moderna con un bel letto grande al centro. Entro e mollo il borsone sopra il letto e vado diretto verso la finestra, avevo indovinato, la vista è bellissima, riesco a vedere il Tamigi da qui. "Wow, che vista." Commento soprappensiero. "Ti piace?" Mi chiede Adele e io annuisco convinto. "Mi fa piacere, tuo zio sperava ti piacesse la camera, ha voluto a tutti i costi che tu stessi qui." Afferma per poi lasciarmi un po' di privacy.
Sistemo i panni dentro alla cabina armadio, mi ricorda un po' quando andavo alle superiori, ancora la malattia di mamma non era così pesante da sopportare, lei poteva lavorare e io diciamo che mi arrangiavo senza spese folli.
Esco dalla stanza per andare a controllare mia madre, le medicine le ha prese tutte e riposa così mi posso andare a letto anche io e riposare un po' più tranquillo, ho lasciato nella mano di mia madre il cicalino e ho io la sirena in camera quindi se dovesse star male può chiamarmi come sempre.

Mi sveglio sentendo camminare nel corridoio così esco a controllare e vedo mio zio con la giacca e la cravatta, pronto di tutto punto per andare al lavoro.
"Sei già sveglio? Bhe oggi mi sa che Aaron ti porta a fare un giro per la città, a Mina ci pensa Adele per oggi, è giusto che ti svaghi ogni tanto, mia sorella mi ha detto che ti sei sempre occupato di lei." Afferma e io annuisco silenzioso, Adele passa nel corridoio e mi guarda scrupolosa, guardo in basso e mi rendo conto di avere solo i boxer addosso. "Mi sono appena alzato." Affermo a mo di giustificazione. "Ok, ma in questa casa vengono spesso studentesse delle superiori e sono tutte di buona famiglia, ti sarei grata se girassi per casa vestito." Afferma e io recepisco il messaggio, mi richiudo in camera così da vestirmi.

Scendo vestito con jeans e una maglietta a maniche corte, la mia condizione di licantropo mi porta ad avere sempre caldo. Adele è in cucina che legge una rivista sopra alla penisola, Aaron invece sta facendo colazione con latte e cereali.
Prendo una ciotola di latte freddo e ci verso i cereali, inizio a mangiarli con cucchiaio davanti ad Aaron. Adele ci osserva da lontano senza proferire parola, non sembra stargli troppo simpatico. "Ti ricordi di me?" Domanda poi di punto in bianco Aaron e io abbasso lo sguardo. "Ma come? Ti davo da mangiare di tanto in tanto." Afferma. "Mi ricordo di te, mi ricordo che mi davi da mangiare e scherzavi con mia madre sul fatto che era stata una stupida a tenermi dato che aveva solo sedici anni e ancora una vita da vivere. Ricordo come piangeva dietro la porta perché lei provava qualcosa per te e tu invece eri a letto con un'altra in quel momento. Ricordo come non ha mai più parlato di te." Spiego e lo vedo tacere per poi rimettersi a mangiare la sua colazione.
"Non c'è bisogno che mi fai da baby sitter, posso cavarmela anche da solo." Gli dico pungente. "Ho promesso a tuo zio di portarti in giro per la città e lo farò. Anche tua madre mi ha chiesto di distrarti un po'." Afferma come se avere il permesso da mia madre cambiasse quello che gli ho visto distruggere in poco tempo con una sola frase. "Come vuoi." Mi arrendo, non ho voglia di discutere.
Esco di casa assieme ad Aaron che mi fa vedere i punti più belli della città, il London eyes ad esempio. "Sta sera io e te ragazzo usciamo." Afferma beffardo e io lo guardo senza capire cosa intenda con quella espressione in volto.

Torniamo a casa di mio zio per ora di cena, la governante ha preparato non so quanto ben di dio e tutti sembrano abituati a questo tenore di vita, vabbè che anche io e mamma non ce la passavamo male una volta. "Che progetti hai per il futuro Asher?" Mi domanda Adele curiosa. "Nessuno a dirla tutta, mi ero iscritto al college con una borsa di studio, ma non penso che i college inglesi abbiano standard così bassi come alcuni americani. Se torno in America finisco in casa famiglia e non mi faranno studiare quindi forse resterò nei paraggi e vedrò di trovarmi un lavoro da operaio." Affermo rassegnato, probabilmente il college non era la mia strada. "So che qui sono maggiorenne e posso trovarmi un lavoro serio e forse anche un appartamento piccolino in cui stare." Spiego e mio zio mi guarda dispiaciuto. "Da quanto è malata mia sorella?" Domanda mio zio cercando il mio sguardo. "Sette anni, i primi due sono andati abbastanza bene, le cure sembravano aver funzionato e lei combatteva, ma poi nemmeno un anno dopo il male è tornato, più cattivo di prima. Cure su cure, ma nulla. Purtroppo il tumore si era sparso e le hanno detto che non c'era molto da fare se non conviverci. Alcune notti la sentivo piangere a dirotto, ma non ho avuto il coraggio di andare in camera sua. L'anno scorso il suo corpo ha iniziato a cedere, i muscoli lentamente hanno iniziato a diminuire tanto che fa pochi movimenti. L'ultima è stata la parola, mi piaceva la sua voce, ma ora non ha nemmeno più quella. Mi ricordo che cantava bene." Affermo dispiaciuto e vedo Tobias stringere i pugni perché  per tutti questi anni sua sorella non gli aveva detto nulla.
"Era un bel bocconcino a sedici anni tua madre, io e Tobias abbiamo la stessa età ed eravamo a scuola assieme, spesso ero a casa dei tuoi nonni. Ma tuo zio mi ha sempre detto di tenere giù le zampe, comunque meglio o finiva che poi risultavo io il padre del anno magari." Afferma Aaron, non poteva dire cosa peggiore su mia madre. "Stai per caso dicendo che mia madre è una puttana? Come quelle che erano nel tuo letto mentre vivevi con Tobias a New York?" Affermo incazzato nero, ma suona il cicalino così corro su per le scale lasciando lì tutti.

Sono io quello giustoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora