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"Sei pronta?" Domando a Madison che è dentro al bagno, mi ha chiesto un po' di privacy come se non sapessi com'è il suo corpo.
"Ash." Mi sento chiamare piano, quando entro la vedo triste sul wc. "Dovrei fare una doccia, chiameresti Adele?" Domanda e io alzo gli occhi al cielo. "Tua zia è fuori con Benjamin stamattina, vieni faccio io la doccia con te." Le dico iniziando a spogliarmi. Resto con solo i boxer addosso, apro l'acqua calda e aspetto.
La prendo in braccio ed entro in doccia direttamente sotto al getto d'acqua caldo, all'inizio ha i brividi, ma poi si ambienta. La faccio sedere sulla sedia e inizio a lavarle i capelli.
Le asciugo bene i capelli con il phone e le metto una tuta in flanella che mi fa venire l'orticaria solo a guardarla.

Guido in silenzio fino alla clinica per la riabilitazione, Mad non ha detto una parola, ho portato tutto l'occorrente dato che Adele aveva già preparato il borsone per Madison. Ho preso su anche io un costume dato che lei lo ha in borsa. Non si sa mai che la debba accompagnare in acqua e la cosa non mi dispiacerebbe affatto.
"Lei è il signor Brown?" Domanda una ragazza sulla trentina. "No, io sono Asher Reed, sono il cugino." Le dico e lei mi indica una panchina in cui posso accomodarmi. Una signora sulla cinquantina porta lentamente Mad in acqua con la carrozzina apposita e io la osservo soprappensiero.
"Non ci riesco." Vedo Mad piangere attaccata al bordo vasca in affanno, guardo la signora che è in posizione minacciosa. "Se non sopporti un po' di dolore e ci metti impegno, non tornerai mai sulle tue gambe. Vuoi riprovare?" Le domanda e lei annuisce, vedo che si sforza di muovere le gambe, ma purtroppo non sembrano collaborare. Dopo diversi tentativi la signora sbuffa e chiama la ragazza giovane. "La riporto su, disdici gli appuntamenti perché tanto non c'è molto da fare." Afferma, mi alzo infuriato, come la danno già per spacciata? "Signora Giurghens mi può far provare?" Domando in tono gentile, ma dentro ribollo di rabbia. "Cosa vuol provare giovanotto? Che non so fare il mio lavoro?" Domanda acida. "No, ma magari con qualcuno che conosce potrebbe essere meno tesa Madison." Suggerisco e lei mi manda a quel paese, lo ha voluto lei vecchia strega. Mi tolgo maglia e pantaloni così prima che mi possano fermare mi butto dentro la piscina. "Vieni da me Mad." Le dico e lei ci prova, ci prova sul serio tanto che la terapeuta vede che le gambe di Madison si muovono, di poco, ma si muovo. Ferma la sicurezza e lascia che la ragazza arrivi da me che la tengo salda mentre riprende fiato.
Dopo aver fatto fare qualche volta l'esercizio a Mad la signora torna da noi. "Ci vediamo dopodomani con voi ragazzi e mi raccomando porta il costume anche tu." Fa rivolgendosi a me e io le mostro il mio ghigno di vittoria.
Asciugo velocemente i boxer nello spogliatoio maschile, Madison si addentra frettolosa e mi abbraccia come può. "Grazie per aver creduto in me." Afferma e io ricambio impacciato. Sono con il pacco coperto dal misero tessuto ancora umido e averla così vicina con i pensieri poco casti che sto facendo è difficile non avere un'erezione.
Mi rivesto veloce dopo che Madison è per fortuna mia uscita dallo spogliatoio, mi aspetta vicino alla terapeuta quasi all'uscita della piscina.
"Ci vediamo prossimi giorni." Saluta un po' seccata, sblocco il freno della carrozzina e spingo Madison verso la macchina.

Mi fermo in un locale alla mano, dobbiamo pranzare e poi andremo alla palestra che ha privatamente contattato sua madre per fare ulteriore riabilitazione. Il locale è spartano e servono principalmente pietanze fritte. "Due menu cinque. Grazie." Faccio col tipo che ringrazia e inizia a preparare il nostro pranzo. "Grazie per avermi chiesto cosa volevo!" Afferma imbronciata, è carina con quel espressione. "Mangi fritto o schifezze del genere di solito?" Le domando e lei scuote la testa. "Ma se fossi stata vegetariana?" Sbuffa ancora tenendo le braccia conserte, ma così facendo mette in bella vista quei suoi seni rigogliosi. "Ti saresti mangiata solo gli anelli di cipolla allora." Le dico per farla tacere.
Le poso i vassoi sulle gambe per poi spingerla fino al tavolo, sistemo i due vassoi e i due menù.
"Quanta roba hai preso? Mangiavi così in America?" Domanda e resto un po' spiazzato di questa sua curiosità. "Quando mi andava bene si, mangiavo così. Non ti preoccupare te mangia, quello che non mangi non finirà di sicuro nel bidone." Le dico in tono asciutto e vedo che si fionda sul pollo fritto, le piace anche se le scoccia ammetterlo.
"In che senso quando andava bene?" Sapevo che non le sarebbe sfuggita la mia risposta. "Che alle volte i soldi non erano molti e servivano per altre spese. Mi arrangiavo con diversi espedienti nulla di illegale ovviamente. Ma non ti dirò cosa ho fatto per riuscire a mangiare." Le dico per poi riprendere a mangiare il mio trancio di pizza, ho preso i menù più grossi perché io mangio davvero di più rispetto alle persone normali, per fortuna Mad ancora non viene a tavola con noi.
Finito il mio menù ho mangiato anche metà del suo perché lei era piena, avrà lo stomaco grande come una noce di cocco per quanto poco ha mangiato.

La palestra che ha trovato sua madre è vicino al centro, potremmo quasi arrivarci a piedi, ma Mad ha insistito per andare in macchina così nessuno l'avrebbe vista. Si vergogna di non poter camminare, ma quando riprenderà la scuola lo scopriranno. Sistemo la carrozzina davanti alle parallele maschili, quante volte la notte entravo nella palestra della scuola e per scaricarmi un po' facevo qualche esercizio, alle volte agli anelli, raramente al cavallo e poi le parallele che non mi dispiacevano.
Dato che non c'è nessuno mi avvicino al attrezzo. "Ash torna qui!" Ordina con un bisbiglio, ora sono Ash quindi? Bene bene.
Inizio a muovermi sciolto e faccio una specie di verticale. "Però, ce ne servirebbe uno come te." Commenta un ragazzo evidentemente gay, smonto giù e lui si presenta come Gary.

Sono io quello giustoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora