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"Quella ragazza è una tua amica?" Domanda mio nonno con fare curioso mentre mi raggiunge in quella che una volta era la sala da pranzo. "È la nipote della moglie di Tobias nulla di più." Ribatto in tono asciutto. "Ma mi sembravate quasi intimi? A quando dei pronipoti?" Domanda e io lo fulmino con lo sguardo. "Io non sto con nessuna, men che meno con lei e non ci saranno pronipoti." Rispondo già seccato, se la serata si prospetta così facevo prima a stare con Mad nel letto a dormire come se fossimo due suore. "Non li vuoi dei bambini?" Domanda non capendo il perché io non sia accondiscendente. "Perché primo non voglio legarmi a nessuno, le donne poi. Ti usano perché sei carino fai scena e poi ti buttano via come se fossi la cartaccia del cioccolatino. Non voglio affezionarmi a nessuna col rischio di finire come un cagnolino al guinzaglio, adoro la mia libertà. Secondo non penso di essere un soggetto adatto al fare il padre. Certo non farei mai a nessuno quello che Aaron ha fatto o non fatto a me." Concludo e vedo il vecchio molto amareggiato. "Se solo ci fosse ancora tua nonna, lei di sicuro avrebbe saputo come parlarti. Come spiegarti invece quanto è bello addormentarsi col profumo di chi si ama addosso. Mi spiace che mio figlio non ci sia mai stato, ma non capisco perché tu sia così arrabbiato con lui." Mi butto sul vecchio divano logoro mentre Peter si siede adagio accanto a me. "Non sono arrabbiato con Aaron perché non c'è stato. Ormai ho smesso da tempo di sperare in un padre e oramai non sono più da portare con la manina quindi ho fatto anche senza di lui grazie a mia madre. Quello che mi fa rabbia è come ha trattato mia madre, illudendola e basta.
Lui si stava scopando un'altra nello stesso letto in cui poche ore prima aveva scopato con mia madre, lei era oltre la porta di camera nostra che piangeva sapendo cosa stava facendo lui. Ricordo gli sguardi che si lanciavano a tavola e come lui facesse finta di nulla. Anche se ero piccolo me lo ricordo bene e di come io fossi solo un moccioso di un bastardo chiunque." Spiego. "Lo ricordo entrare in casa a New York dove stava con mio zio e chiedergli dove fosse il suo nipote bastardo, gli servivo per rimorchiare una. Per fortuna mia madre era uscita a fare la spesa e non vide come mi teneva lì solo per uno scopo. Dopo che è riuscito a scoparsi quella donna mi ha lasciato lì nel salotto da solo a giocare con qualche pupazzetto. Queste solo le cose che mi fanno rabbia verso tuo figlio che non sarà mai mio padre e non prenderò di certo il suo cognome." Concludo. "Bhe non so cosa dire. Mi chiedo perché tu sia qui allora?" Domanda e io lo guardo storto. "Mi hai detto che ti avrebbe fatto piacere avere qualche visita." Ricordo bene le sue parole. "Si, ma da quel che ho capito non vuoi essere di questa famiglia." Ho già capito cosa vuole dire. "Hai ragione, scusa per il disturbo. Non ti verrò più a rompere le scatole." Affermo serio, mi alzo e rapidamente raggiungo la moto, il vecchio è zoppo quindi lo semino facilmente e non ascolto nemmeno cosa dica.
Sfreccio verso casa di Tobias senza voltarmi a guardare cosa mi lascio alle spalle.
Spengo la moto nel garage, ma poi esco di nuovo. Entro nel primo bar che trovo nella zona e non penso uscirò di qui dritto sulle mie gambe.
Tre bicchieri dopo finalmente il cervello inizia a spegnersi, era quello che volevo, ma non mi sento ancora abbastanza sbronzo. La barista non batte ciglio quando le chiedo un quarto bicchiere. "Non ti ho mai visto da queste parti." Commenta porgendomi il bicchiere. "In effetti sono nuovo di qui, lo avrai capito anche dal mio accento americano." Le dico biascicando un po' qualche parola.
"Americano, si lo avevo capito. Ma in teoria là non potresti bere?" Domanda e io scuoto la testa. "Legalmente no, ma bevono tutti prima dei ventuno anni. Qui sono maggiorenne e posso bere liberamente." Le rammento e lei fa spallucce per poi andare a servire un altro cliente.
Osservo uomini andare e venire dentro a quel bar finché uno non inizia ad importunare la barista e lei seccata cerca di districarsi da quella situazione.
Resto seduto al mio posto finché lui la prende per il polso e la strattona, lei cerca di liberarsi è solo quando la paura negli occhi di lei mi muovo. Atterro l'uomo con un destro in pieno volto, questo si rialza e mi viene addosso con la rincorsa per buttarmi con la schiena addosso al bancone.

Mezz'ora dopo sono chiuso dentro ad una specie di stanza, temo sia lo sgabuzzino mentre sento che qualcuno al di fuori parla. L'alcol ha fatto il suo dovere e io mi aggrappo alla sedia per poter sonnecchiare.

Tobias

Mi alzo vedendo quello splendore di mia moglie accanto, non potevo trovare donna migliore. Usciti dalla camera mi accorgo che la porta della camera di Ash non è chiusa, entro e lui non c'è. Non ha avvisato, ma probabilmente ha dormito da Peter quindi non mi preoccupo troppo.
Oggi accompagnerà Adele la sua nipote alla riabilitazione, purtroppo mio nipote non risponde alle chiamate. Sentiamo suonare il campanello, apro ed è Lord Evans che entra veloce in casa, mi guardo attorno e spero non lo abbia visto nessuno. "Sto cercando Asher." Afferma trafelato. "Non è qui, pensavo fosse rimasto da lei Lord." Rispondo, istintivamente vado a controllare in garage e vedo la moto. "È tornato, ma non è in casa. Che è successo?" Domando allarmato. "Ieri sera stavamo parlando e io gli ho chiesto perché fosse così arrabbiato con mio figlio. Quando mi ha spiegato ho capito che nulla colmerà quel buco che ha dentro e senza pensarci gli ho chiesto perché fosse lì se non vuole essere della mia famiglia. Lui l'ha presa male e io vorrei non aver detto nulla." Mi spiega.

Sono io quello giustoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora