52

38 1 0
                                    

È passata una settimana da quando siamo arrivati in America, Mad è sullo sdraio in giardino che si gode il sole. Vinc è di turno e Aaron invece è nel suo studio qui a casa che sistema qualche scartoffia.
"Hai due minuti Asher?" Domanda mio padre e io annuisco, lo seguo nel suo studio.
"È un po' che ci stavo pensando e Vinc è d'accordo con me. Vorrei riconoscerti legalmente come mio figlio. Tuo nonno Peter mi tormenta da quando ti ha conosciuto che secondo lui dovresti portare il nostro cognome, ma è una scelta tua Asher, io te l'ho proposto e ho i documenti pronti nel caso tu fossi d'accordo." Spiega, mi alzo e senza dire nulla esco dallo studio, lo sento sospirare teso.
Scendo veloce le scale e raggiungo Mad, ho bisogno di sapere cosa ne pensa lei perché è l'unica di cui mi possa veramente fidare. Lei sa sempre cosa dire.
"Aaron mi ha proposto di essere ufficialmente suo figlio." Le dico sedendomi a bordo del suo sdraio.
"Mi hai sentito Mad?" Le chiedo e lei alza gli occhiali da sole. "Ti ho sentito, ma se sei così agitato di solito sei intrattabile quindi rilassati e così ne potremmo parlare." Afferma e io le metto il broncio.
"Asher non mi puoi tenere il broncio in eterno. Aaron te lo ha proposto perché ti vuole bene, tiene a te." Dice tranquilla. "Il fatto che voglia che tu sia suo figlio legalmente non comporta che dobbiate tenervi per mano tutto il tempo, ma solo che anche da parte tua c'è un piccolo sforzo per andare d'accordo con lui." Spiega. "Dici che non cambierà il rapporto che ha con me diventando uno stronzo che mi tiene al guinzaglio corto?" Le domando e lei stringe le labbra. "Non mi sembra il tipo da cambiare così repentinamente atteggiamento solo perché legalmente diventi suo figlio." Mi accarezza piano il braccio e io chiudo gli occhi godendomi a piano quel contatto.
"Ma perderei il cognome Reed e diventerebbe Evans, non vorrei che mio zio ne avesse a male." Spiego. "Chiamalo, parlane con Tobias e vedrai che così non può restarci male nel caso decidessi di diventare al cento per cento un Evans." Afferma lei.
Chiamo mio zio a Londra, probabilmente là stanno dormendo o non so, sti fusi orari. "Pronto?" La sua voce è preoccupata. "Ciao Tobias, sono Asher." Sentendomi tranquillo penso si rilassi a sua volta almeno un po'.
"Volevo dirti che Aaron mi ha proposto di riconoscermi come suo figlio. Questo vorrebbe dire che non avrei più il cognome Reed." Gli dico leggermente teso. "Asher tu sarai sempre mio nipote, indipendentemente dal cognome. Mi fa piacere invece sentire che con Aaron vada un po' meglio." Afferma. "Si, stiamo cercando di andare d'accordo. Ma non so, fatico a fidarmi dopo tutto questo tempo." Spiego.
"È tuo padre Asher e ti vuole bene. Penso tu possa dargli una chance sulla fiducia." Suggerisce e dopo qualche altra chiacchiera chiudo la chiamata.

Sono a tavola per la cena, Mad inizia ad avere una leggera abbronzatura, si sta godendo le vacanze e mi fa piacere. "Ho pensato alla tua proposta di oggi." Dico ad Aaron, lui e suo marito mi guardano in attesa. "Penso che potrei prendere il cognome di famiglia." Affermo e Vinc batte le mani contento mentre Aaron sorride debole.
"Dopo vieni in ufficio che finiamo di compilare i documenti." Mi informa e io annuisco.
Sta sera carne ai ferri, adoro la carne dopotutto sono un lupo famelico.
Mangio con gusto le braciole e gli altri tagli di carne che Vinc ha cotto.
Finita la cena seguo Aaron nel suo studio, Mad sta scambiando ricette con Vinc, non so davvero come farei senza di lei. Come facevo prima? Non mi è mai pesato stare da solo, ma ora mi peserebbe troppo stare senza di lei.
Firmo i documenti in duplice copia, noto che c'è una busta con il nome di una clinica, la apro e vedo che Aaron ha fatto fare un test del DNA, aveva paura che Mina si fosse inventata che sono suo figlio? "È stata solo una conferma Asher, i documenti li avevo già fatti preparare da un mio amico avvocato." Cerca di giustificarsi quando non mi fa né caldo né freddo se ha voluto verificare che fossi veramente suo figlio. Almeno così ne ho la certezza anche io che lui sia mio padre.
"Ok, li invio e poi arriveranno i nuovi documenti." Mi informa, annuisco per poi tornare da Madison, affondo il viso tra i suoi capelli.
La carico in spalla e salutiamo Vinc che ride sotto i baffi, ci saluta con la mano. Salgo veloce le scale e la porto nella nostra camera.
Chiudo a chiave, ho bisogno di lei, che mi distragga da tutto.
Le strappo via i vestiti e mi fiondo sul suo corpo nudo, i suoi capezzoli sono così esporti e io ne approfitto.
Mi metto seduto sulla sedia da scrivania e invito Mad a montarmi sopra, mi piacerebbe vederla più disinvolta, ma lo diventerà col tempo.
Mi sollevo con lei in braccio, la deposito sul letto e lentamente mi lascio spogliare da lei.
Mi solleva la maglia così la lancio via, fa calare lentamente i miei boxer liberando l'erezione.
Mi dedico anima e corpo, sopratutto nel corpo, a lei e al piacere che prova.
"Ash." La sua voce è lamentosa, adoro sentirla così. "Cosa vuoi che ti faccia Mad?" Le domando per poi baciarle lentamente la coscia fino alla sua intimità. Ha i brividi e mi sento tronfio sapendo che è merito mio.
"Quello che vuoi." Dice vogliosa, è smaniosa di essere ben scopata e di godere come si deve.
"Dimmi, vuoi che ti penetri con gentilezza o con prepotenza?" Le chiedo malizioso.
"Con prepotenza, troppa gentilezza non ti si addice." Afferma smaniosa, la mia piccola pervertita.
Apro la busta del preservativo con la bocca e poi passo la bustina a Mad, lei la prende intrepida ed estrae il dischetto.
È stata davvero brava a mettermelo, la faccio distendere di nuovo, le allargo bene le gambe con il ginocchio così da avere più accesso. La penetro senza grazia come le piace a lei, le mordo piano il lobo, sentirla gemere è musica.

Sono io quello giustoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora