Il baccano era insopportabile. Gli schiamazzi dei venditori si mischiavano a quelli degli artisti ambulanti e tutti, con un pizzico di altisonante astio, tentavano di soverchiare l'altro. Camila strizzava gli occhi mentre si faceva strada fra la folla; Dinah, invece, non sembrava neppure accorgersi dello strepitio. È proprio vero che la sopportazione deriva dalla rassegnazione.
«Che posto è questo?» Le sembrò di urlare, ma nessuno le fece caso.
Dinah incassò le spalle: «Il mercato.»
«Nero!?» La nota intimidita nella domanda della ragazza provocò la risata dell'altra.
«Abbiamo anche posti legali!» Scosse la testa, ma con fare affabile, come se non la incolpasse per la sua igenuità. Era una novità per Camila. Sia da questa parte del muro che in quella opposta, tutti, nessuno escluso, la tacciava per arroganza o ignoranza e non sapeva quale delle due odiasse di più, perché entrambe parevano giuste.
L'agilità con cui Dinah si districava fra la ridda era direttamente proporzionale alla fatica che invece compiva Camila per starle dietro. Non sembrava incurante, piuttosto ignara. Solo chi non viveva la follia tutti i giorni sapeva riconoscerla come tale.
Improvvisamente però, proprio quando Camila stava per chiederle di rallentare, Dinah si fermò in mezzo al subbuglio umano. Camila la urtò leggermente, ma il vortice di spintoni camuffò la sua goffaggine.
«Che succede?» Le urlò in un orecchio, appollaiandosi sulla sua spalla in cerca di difesa da eventuali pericoli. Stavolta si guadagnò un'occhiata interdetta.
«Niente, siamo arrivati.» Disse semplicemente, squadrandola da sotto il folto cipiglio.
«Ah.» Camila si ritrasse avvampando in viso, farfugliò delle scuse ma il chiasso le ammutolì. Dinah roteò gli occhi al cielo e le fece cenno di seguirla un'ultima volta.
Lauren stava osservando la merce su un banco, decidendo quale affare della giornata concludere. Dinah rimirò con la coda dell'occhio Camila alle sue spalle, prima di disturbare la corvina.
«Ehi.»
Lauren si voltò solo un secondo: «Dinah? Pensavo fossi incaricata di catalogare i pacchi oggi.»
Un sorriso nervoso e al contempo furbo colorò le labbra della ragazza: «È quello che sto facendo.» Lauren corrucciò la fronte, dedicandole l'attenzione meritata. «Ho un pacco per te.» Soggiunse divertita, indicando con la testa nella direzione di Camila.
Gli smeraldi della corvina corsero lungo la traiettoria, sbarrandosi al traguardo. Camila era rimasta defilata solo di pochi passi, attendendo pazientemente. L'iniziale stupore di Lauren si tramutò all'istante in risentimento. I suoi occhi verdi come il mare divennero più scuri di un fiume in piena, anche se gli argini in pericolo erano quelli di Camila. La sua remore traboccava dal cuore impreparato, ma l'espressione impassibile arrestò l'inondazione prima che fosse troppo tardi.
Lauren coprì l'irrisoria distanza che le separava con due passi: «Che cosa ci fai qui?» Ringhiò a denti stretti. Il respiro caldo di un cane rabbioso, gli occhi assottigliati come feritoie. Decisamente peggio di un fucile: un'arma poteva solo sparare, Lauren sembrava in procinto di divorarla.
«Sono venuta a darti cosa ti spetta.» Nessuna tremolante inflessione la tradì; la voce suonò chiara e stabile, più di quanto potesse chiedere.
Lauren faticò a regolarizzare il fremente respiro: «Non voglio niente da te.» Sibilò seccamente, perentoria.
«Che tu lo voglia o meno, a me non interessa.» La risposta tanto schietta spiazzò anche la collera della corvina, che per un secondo aggrottò le sopracciglia. Dinah alle loro spalle si godeva la scena. «Ciò che mi interessa è andare a letto con la coscienza pulita.»

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Opposite Sides
FanfictionIl mondo conosciuto è cambiato per sempre. Le radiazioni hanno perforato il buco nell'ozono una volta per tutte, separando la civiltà in coloro che possono sperare in un domani e in coloro che devono decidere se impazzire a causa degli effetti colla...