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Il cuore di Camila era sprofondato guardando in basso; quello di Lauren era precipitato guardando in alto.

Erano state generose le grinfie nere dell'abisso a nascondere il fondale nel buio della notte. Il muro davanti a loro non mostrava la stessa pietà. Il cemento imponente si ergeva invulnerabile, tagliando a metà cielo e terra. Il suo apice, alla luce del giorno, non occultava nemmeno un centimetro, non risparmiava alcun timore: piuttosto lo incuteva.

Lauren figgeva la cintura di cemento fino all'ultimo millimetro esposto al cielo. E con la medesima vastità lo sfidava. Non oggi, si leggeva nei suoi occhi assottigliati non dalla luce bensì dall'ombra che si portava dentro, quell'ombra gettata sulla sua città proprio dalla sagoma torreggiante al suo cospetto... Ma presto.

Camila fece silenziosamente spola fra il volto torvo della corvina e l'espressione immutabile del muro. Se solo avesse saputo che su ogni millimetro era stato scalfito il suo nome, avrebbe indirizzato il suo sguardo rancoroso molto più in basso.

«Meglio che da qui prosegua da sola.» Dichiarò senza preavviso Camila, ma non la colse comunque alla sprovvista.

«Certo, così tu torni a casa sana e salva e io torno a mani vuote?» Anche di profilo notò l'angolo della bocca si incurvarsi quanto un arco pronto a scoccare. «No.» Si voltò lentamente verso di lei: «Le radiazioni non mi hanno ancora dato alla testa.» Si scambiarono uno sguardo tacito pieno di sarcasmo e risentimento. Ognuna si difendeva dall'altra come meglio poteva. «Cammina.» Le fece duramente cenno con la testa di andare avanti. Adesso che varcavano il perimetro sconfinando nel territorio di Camila, non spettava più a lei la guida della spedizione.

Camila sapeva che una schiera di agenti l'attendeva sulla soglia, ma ancora non sapeva come avrebbe spiegato la sua presenza e tantomeno quella di Lauren. Solo due metri la separavano dallo scoprirlo.

La porta di servizio risultava ridicolmente minuscola in confronto alle spalle di cemento al di sopra. Camila bussò; non ottenendo risposta, abbassò la maniglia trattenendo più a lungo del dovuto sia il pomello che il respiro.

«Alt!» Se il dettame voleva metterla sugli attenti, il fucile puntato contro il suo petto la rimetteva al suo posto. «Identificarsi.» Ordinò, squadrando aspramente Camila. Non sapeva, nessuno sapeva, di aver imbracciato un'arma letale contro la ragazza più protetta dell'isola.

«Calmo, per favore.» Portò avanti le mani, mostrando i palmi indifesi, avanzando a passi quasi impercettibili. «Sono un'amica di Shawn, il figlio del generale.» Parlava lentamente ma scandiva ogni parola. «L'altro giorno abbiamo valicato il muro. Sono rimasta intrappolata dall'altra parte. Sto cercando di tornare a casa.»

«Chi è l'altra?» Mosse la canna del fucile nella direzione di Lauren, non sapendo chi delle due tenere sotto tiro.

Bella domanda, si maledisse Camila: «Le devo un favore.» Disse semplicemente.

«È cittadina di River Side anche lei?» Il beneficio del dubbio era già stato cancellato dalla scelta della mano. Il piombo ora minacciava il petto di Lauren e non più il suo. Camila si spostò di lato, interrompendo la traiettoria dell'agente.

«È con me.» Sentenziò austera, scagliando un'occhiata furente verso la guardia. Questo poteva bastare per appianare le incertezze, ma non era abbastanza per infrangere le regole.

Comandamento numero 3: Nessun cittadino di Island Side può varcare il muro. Viceversa per i cittadini di River Side.

«Abbassa l'arma, Jameson.» Un vocione vagamente familiare risolse l'impasse. Il soldato scattò sugli attenti, ostentando un portamento inflessibile più dell'asta su cui sventolava la bandiera.

Opposite SidesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora