Epilogo

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Un mese dopo...

Impiegò qualche secondo per riconoscere la stanza. Si era svegliata per anni interi in quel letto, ma ancora non si era abituata a riconoscerlo come suo.

Le ciglia sfarfallarono sulla camera. Tutto era cambiato, ma niente era diverso. Dopo la sepoltura del Re e dei caduti, Camila aveva trascorso due giorni di silenzio, annidata nella stanza di Lauren. Aveva dormito nel loro letto, finito di leggere i libri abbandonati a metà della corvina e poi, piano piano, qualcuno aveva bussato alla porta. Un tocco leggero a ricordarle di non essere stata sepolta anche lei, malgrado lo avesse desiderato forse senza dirlo mai.

Era l'ora di tornare alla realtà e affrontarla. Troppe persone avevano ancora bisogno di lei per deluderle tutte quante. Lauren non lo avrebbe voluto. Lei che aveva votato la sua vita per gli altri... Non poteva disattendere i suoi sacrifici.

Camila aveva accettato di malumore l'idea di tornare a palazzo, ma alla fine aveva concordato essere la soluzione migliore. Non poteva pretendere di scendere a compromessi con la polvere; avrebbe sempre sporcato la sua memoria così come le sue scarpe.

Dinah aveva organizzato il viaggio. Anche lei partiva. Doveva concedersi almeno la possibilità di provare a vivere. Non aveva lottato per una chance di vita migliore solo per gli altri.

Per Camila era inconcepibile restare dove aveva vissuto con Lauren; si sarebbe illusa ad ogni angolo di vederla al prossimo. Così erano partite.

Il palazzo era stato riorganizzato subito. La maggior parte delle stanze erano state occupate dagli sfollati, da coloro che si erano salvati dalle bombe ma non avevano fatto altrettanto con le loro case. Gran parte dell'oro era stato venduto per ricavare delle medicine, dei pasti caldi e delle coperte. Tutti ne avrebbero avuti in abbondanza. Anche nel Sottosuolo erano stati inviate delle truppe per ricostruire e somministrare le prime dosi di medicine. I laboratori erano stati chiusi, ma la ricerca scientifica proseguiva. La speranza di poter rendere il Mondo conosciuto abitale una volta per tutte, non sarebbe tramontata mai.

Ciò che invece tramontava era la sua maschera. Camila tentava di rimediare agli errori di suo padre e di rimarginare le ferite provocate dalla sua sfrontatezza giorno dopo giorno. Alla sera però, quando si asserragliava nella sua torre, lontana dalle voci e dal rollio del Mondo, sedeva di fronte alla finestra e fissava l'orizzonte. Il quartier generale a Island Side svettava fra gli ultimi raggi del Sole. La finestra all'ultimo piano era sempre vuota.

Camila aspettava di intravedere un riflesso e scoprire Lauren al di là, ma era una mera immaginazione che l'aiutava a non arrendersi alla realtà. Tempo fa, mentre scrutava il dorso della vita al di là dell'intoccabile, non avrebbe mai sospettato di appartenere a quella parte. Adesso doveva imparare a farne a meno. Sia fuori che dentro. Il Mondo non era più diviso, ma lei si. Anche quello era un traguardo su cui lavorava ogni giorno. E non lo faceva mai da sola.

Ogni tanto parlava con Lauren. Le aveva promesso di restarle vicino e in qualche modo non aveva smesso di farlo. C'era più lei di chiunque altro. Ogni suo passo era un loro passo, ogni suo gesto non era mai solo suo. Lo sentiva nella ossa. La sentiva nella ossa. E sentiva di poter essere fiera del suo operato perché Lauren lo sarebbe stata. Quando era fortunata, poteva sentirselo dire in sogno. Altrimenti le bastava socchiudere gli occhi per saperlo. Esistono sensazioni in grado di frantumare le distanze ed essere. Più facile di una guerra, altrettanto doloroso però.

Poi la mattina tornava ad ascoltare il Mondo. Ad accontentarlo. Ci era voluto un po' per prendere il ritmo, per sentirsi in grado di sostenerlo, ma alla fine tutto pareva cadere al posto giusto una volta in più e se non era del tutto merito suo, non poteva nemmeno essere solo fortuna. Non era sicura da dove provenisse quella capacità, ma un giorno, mentre osservava fuori da una delle tante finestre del palazzo, capì.

Dinah le stava raccontando dei progressi nella ricerca. Il tepore sul suo viso fu improvviso, ma la riscaldò subito. Camila si distrasse, lasciandosi abbacinare dal raggio impertinente. Sorrise verso la luce. Si stavano tenendo per mano. Non esisteva separazione nemmeno per loro; non si può dividere ciò che vive in uno solo.

«...Insomma, sto andando al laboratorio. Ci vediamo dopo... come preferisci che ti chiami? Regina, eminenza?» Ridacchiò.

Camila non distolse lo sguardo dalla finestra, si lasciò toccare dal raggio come fosse un braccio teso a carezzarla. Era assorta, ma era anche sicura.

«Chiamami Lauren.» Rispose.

Dinah sussultò, ma non disse niente. Annuì fra sé e sé. Chi meglio di lei sapeva cosa significasse dedicare la propria vita a qualcun altro? Essere due persone in una. Per sempre.

«A dopo, Lauren.»

Camila sorrise verso la volta celeste. Una certezza infuse tranquillità nel suo cuore; una roccia da cui la spada si sfilava.

Cielo e terra, due Mondi separati dal dolore in passato, ora sarebbe rimasti uniti dagli sguardi di un'unica anima.

La loro.

Fine.

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