Adesso non solo Camila vedeva il Mondo in nero, anche il Mondo la vedeva dipinta di nero, anche se solo con un occhio.«Ho quasi fatto.» Disse Lauren, sofferente maggiormente lei per l'ematoma sul suo viso che Camila.
«Tranquilla, non fa male.» Sorrise tenuemente, vanificando le sue bugie in una smorfia.
Lauren inclinò il capo e le rivolse un'occhiata dolcemente sinistra. Camila incassò le spalle con aria furba ma non colpevole: non era colpa sua se era cresciuta nascondendosi.
«Se fossi tornata al campo, non sarebbe mai successo.» Sospirò, di nuovo tacciando più sé stessa per la superficialità che Camila per l'ostinazione.
«Sarebbe successo comunque.» Bugiarda, i sensi di colpi erano il vero ematoma che temeva di non saper nascondere.
«Sarebbe successo... ma non te.» Il sorriso di Lauren, invece, non parve affatto pentito.
Camila la colpì gentilmente sul braccio, strappandole una risata. Lauren tamponò interamente la zona contusa, applicò una pomata con precisione chirurgica e poi la liberò dalle incombenze.
«Affiderò i tuoi incarichi a qualcun altro.»
«No.» Si oppose recisa. «Posso farcela. Le braccia mi funzionano bene.»
«Camila, devi riposare.» Stavolta l'occhiata obliqua non fu per niente dolce. «Sei in piedi da tante ore, sei svenuta a seguito di un'aggressione e hai ancora l'adrenalina in corpo a causa di quello stronzo. Non lavorerai oggi.»
Camila incrociò le braccia al petto; il livido violaceo smontava l'attitudine superba. «Okay, stai facendo il capo con me.»
Lauren roteò gli occhi al cielo. Depositò il quaderno sulla scrivania, si avvicinò a lei scuotendo piano la testa e le prese il viso fra le mani. Camila si cullò sul suo palmo, pareva rincasare dopo tanto tempo, ritrovare posto nel suo letto, sotto il suo tetto. Lauren le stampò un bacio sulla fronte, stringendola al suo petto. Camila si adagiò come volesse davvero dormire lì, anche in piedi ma lì, e Lauren la sostenne come se fosse pronta a restare immobile per ore, immobile come un letto, avvolgente come delle coperte. Quei momenti di quotidianità erano quelli in cui morire le faceva più paura perché si sentiva effettivamente viva.
Camila inspirò profondamente contro il suo petto. Qualcosa in lei non andava, lo sapeva, lo sentiva. E sapeva cosa. Si incolpava per aver perso un ostaggio, pensava di essere responsabile perché si era sentita così dal primo momento che aveva attraversato il muro, ma Lauren era lì per farle capire che le sconfitte potevano smezzarle a metà. Camila si aggrappò saldamente alle sue spalle, circondandole la schiena. Malgrado il batticuore, Lauren ebbe un brutto presentimento, come se gli addii li recitasse in silenzio.
Delicatamente le afferrò il viso fra le mani, la guardò dritta negli occhi e le disse: «Sistemeremo anche questa.»
«Avremmo tante cose da sistemare, Lauren.» Sorrise, ma non l'aveva mai vista più scoraggiata.
«Una alla volta. I passi si compiono una alla volta, sia in pace che in guerra.» Aspettò un segnale positivo da parte sua prima di riportarsela al petto.
Non seppe dire quanto tempo trascorse, ma più la stringeva più si detestava. Poteva vincere tutte le guerre per Lei, ma doveva arrendersi a quella che stava germinando nel suo cervello...
*****
Aveva camminato lentamente, passo dopo passo, pozzanghera dopo pozzanghera, senza perdere nemmeno un centimetro della strada che avrebbe sradicato. La stessa strada che gli aveva portato via Camila. La sua amica, la principessa, l'erede al trono adesso non era altro che una ribelle. E mentre Shawn ripassava la storia tentando di comprendere come fosse potuto succedere, non poteva far altro che conficcare le unghie nel pugno, quello dei ricordi: era stato lui a condurla lì.

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Opposite Sides
FanfictionIl mondo conosciuto è cambiato per sempre. Le radiazioni hanno perforato il buco nell'ozono una volta per tutte, separando la civiltà in coloro che possono sperare in un domani e in coloro che devono decidere se impazzire a causa degli effetti colla...