Tua madre e tua sorella sono rimaste coinvolte in un incidente. Comprimeva la testa per zittire la voce, ma continuava a sentirla. È una tragedia, ma ne usciremo più forti. Tu regnerai anche per loro. Suo padre l'aveva convinta a ponderare il peso dello scettro con quella manfrina. Tutto falso! Tutto!Stordita e trafelata giaceva sul pavimento. Non aveva il coraggio di guardare una seconda volta; non aveva le forze di alzarsi. Il dottore avrebbe a breve scoperto la sua presenza, ma nemmeno l'orrore di essere colta in flagrante la spronava a mettersi in piedi. Il cuore batteva all'impazzata, ma i muscoli non reagivano. Erano schiacciati al suolo dal peso dei ricordi più di quanto lo fossero dalla gravità.
«...Si, il dottor Slavik non rispondeva, il che è strano.» La voce dapprima udita nell'aria, adesso proveniva dal corridoio. Erano troppo vicini per scappare. Forse aveva una possibilità nascondendosi, ma doveva sbrigarsi.
Si appoggiò alla parete per ergersi. Sentiva il terreno sotto di lei inghiottirla, ma non capiva quanto del suo corpo era rimasto da inghiottire: ogni parte di sé aveva perduto consistenza.
«Ce ne occupiamo noi, signore.» Toni più perentori si accostavano.
Camila si guardò attorno, cercando un nascondiglio improvvisato. La stanza era piccola, non esistevano scappatoie. Un'altra porta, però, collegava una stanza all'altra. Si voltò un'ultima volta verso il vetro. Sua sorella era distesa, probabilmente più impaurita dall'attesa del dolore che dal dolore stesso. Si ripromise che quella non era l'ultima volta che l'avrebbe vista. La maniglia alle sue spalle tremò; Camila sgusciò verso la stanza affianco, richiudendo la serratura, cauta a non produrre rumore.
Sgattaiolò verso il corridoio guardandosi le spalle. Doveva compiere pochi passi per raggiungere l'ascensore, ma qualsiasi poteva essere fatale.
Il friggere di un walkie talkie la mise in guardia un attimo prima di avanzare. Si appiattì contro la parete, strizzando gli occhi fino a dolerle le palpebre. La sentinella tirò a dritto; lei tirò un sospiro di sollievo. Aveva quasi raggiunto l'ascensore ormai, ma vide delle ombre spandersi rapide come acqua in fondo al corridoio. Sbucavano di fronte a lei. Presa dal panico, allungò il passo fino alla porta più vicina, pregando che qualcuno da lassù la benedicesse anche quella volta. Richiuse lentamente la maniglia, stavolta accertandosi di aver girato la chiave nella toppa. Si voltò aspettandosi di incontrare un nuovo scempio, invece trovò solo un mare di polvere. Era finiti negli archivi. O almeno, una sottospecie.
Gli scaffali stracolmi e disordinati contenevano anni di segreti e malfatte. Camila non sapeva dove iniziare, ma non poteva lasciarsi sfuggire una fonte di informazioni illimitata come quella. Scelse ad estrazione uno di essi, infilandosi nel mezzo. Estrasse una pliche e lesse sommariamente le informazioni. Era l'identikit di un ragazzo, ma innocente; la sua unica colpa era essere nato immune. La sua prigione quel luogo dimenticato da Dio. Camila saltellò da una riga all'altra, unendo i pezzi con il dito. Anni... corporatura presentante... risponde neutralmente ai test... litri di sangue donato 16. Sangue? Cosa facevano col suo sangue? Aprí un'altra pagina. Un'altra faccia innocente, un altro ragazzo condannato. Stesse informazioni. Sangue donato 20 litri, 10 fiale. Alcune righe obliterate, impossibili da decifrare. Parole sparse per un'ignara. Scartabellò un fascio più tozzo, pescando in fondo all'abisso del marcio. Altri nomi, altri anni, altri litri di sangue. L'immagine dei bambini emaciati le balenò davanti agli occhi come un flash. Avevano perso tutto quel peso a causa di questo salasso incomprensibile. Rimise a posto il fascicolo e si spostò sullo scaffale adiacente.
Stavolta non scovò nomi e visi, ma motivi e ragioni.
Tutti gli abitanti, tutti, venivano classificati il giorno della nascita in base alle loro caratteristiche genetiche. E tutti erano diversi fra loro. I più giovani, come già sapeva, avevano sviluppato una sorta di immunità, capace di tenerli lontani dai pericoli delle radiazioni ma non dalle grinfie di Remax. Su una carta intestata, l'anno di fondazione risaliva a quarant'anni prima. Ma i bambini avevano iniziato a scomparire -o a ritornare, ma irriconoscibili- solo dieci anni prima. Forse nell'arco di trent'anni, con le nuove tecnologie e soprattutto sotto la dittatura di Alejandro, avevano intensificato gli esperimenti fino a trovarne uno funzionante. Camila non capiva. Fino alla rivelazione.
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Opposite Sides
FanfictionIl mondo conosciuto è cambiato per sempre. Le radiazioni hanno perforato il buco nell'ozono una volta per tutte, separando la civiltà in coloro che possono sperare in un domani e in coloro che devono decidere se impazzire a causa degli effetti colla...