4. Ricatto (Elena)

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Basta una stilla di male per gettare un'ombra infamante su qualunque virtù.

(William Shakespeare, Amleto)

Quella mattina Elena attraversò l'atrio della scuola con un sorriso a trentadue denti sulla bocca e un pesantissimo dizionario di greco in mano.
Si affannò per le scale cercando di raggiungere la sua aula che si trovava al piano superiore dell'edificio, ma sul suo volto non si intravedeva neanche l'ombra della solita espressione grave.
Sarebbe andato tutto bene, si disse, nessuno l'avrebbe presa di mira oggi.
E alla fine delle lezioni sarebbe tornata tranquillamente a casa e avrebbe risposto alla mail di Angelica.

«Ehi, Elena! Sembri sovrappensiero! Tutto bene?»

Elena alzò lo sguardo e si fermò ad osservare la persona che aveva appena parlato. Stava sorridendo, arricciando il naso lungo e sottile, mentre la salutava con un gesto della mano.

"Andrea"

Elena sorrise, ripensando a quello che era accaduto solo due giorni prima.
Come avrebbe reagito Andrea se l'email fosse arrivata al giusto destinatario?
Forse non sarebbe stata lì a salutarla con così tanta allegria.
Forse si sarebbe sentita in imbarazzo, forse non avrebbe più voluto vederla.
In tutti i casi Elena avrebbe capito le sue motivazioni.
Sarebbe stato effettivamente possibile mantenere un normale rapporto di amicizia?
Elena sapeva di persone che erano riuscite a mantenere la loro amicizia nonostante tutto.
Ma quelle persone non avevano nulla a che fare con lei, con la sua situazione.

Con lei e Andrea. Con loro.

Quando vide il sorriso dipinto sulle labbra di Andrea, Elena non ebbe più alcun dubbio.
Aveva fatto bene a non provare ad inviarla di nuovo e, con il passare del tempo, ne era sempre più convinta.
Il rapporto che c'era fra lei e Andrea era di amicizia, niente di più e niente di meno.

Era la verità? O forse stava semplicemente mentendo a se stessa per non rimanere delusa da ciò che sarebbe potuto succedere se avesse detto la verità.
Neanche lei ne aveva la più pallida idea. Forse stava mentendo così bene che stava venendo ingannata dalle sue stesse bugie.

Si sentiva come se avesse avuto di fronte un immenso ostacolo. Un ostacolo impossibile da superare che avrebbe potuto costarle la vita.
Quindi, perché rischiare?
Perché cercare di scalare quella montagna insormontabile quando poteva semplicemente fare un giro più largo ed evitare il problema?
No, non avrebbe corso il rischio di rovinarsi completamente gli anni del liceo che le rimanevano.

Sorrise a sua volta, nascondendo in quell'espressione apparentemente tranquilla tutte le sue preoccupazioni e le sue insicurezze.

«Si, non preoccuparti. Sto bene. Ho dei buoni propositi per la giornata di oggi, speriamo che non vengano rovinati» disse a voce bassa dopo qualche secondo di pausa.

«Ultimamente è raro vederti così spensierata. Sono felice che tu stia meglio» rispose Andrea dandole una leggera pacca sulle spalle.

Elena accennò una risata e disse nuovamente ad Andrea di non preoccuparsi.
Andava tutto a meraviglia.
Non aveva alcuna preoccupazione, non passava le notti a guardare il soffitto bianco, non si chiedeva ogni giorno cosa ci fosse di sbagliato in lei.
Andava tutto bene.
Andava tutto bene.
Andava tutto bene.
Se avesse continuato a ripeterlo sarebbe veramente andato tutto bene, giusto?

Giusto?

Nessuna risposta.
Era lì in classe, con Andrea che la squadrava con sguardo interrogativo.
Eppure, la sua mente era altrove.
In un buco, in un luogo scuro privo di luce da cui era impossibile uscire.

Forse Cupido ha perso la bussolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora