E perso è ogni valor sincero perché creduto colpa non dal nostro sentire ma dal giudizio d'altri.
(William Shakespeare, Sonetto 121)
Quando Elena e Aurora entrarono in classe, ancora non era arrivato nessuno. Davanti a loro c'erano solo dieci banchi vuoti e, al lato, una lavagna bianca, una cattedra di legno che quasi cadeva a pezzi e un armadio che si reggeva in piedi grazie a chissà quale straordinaria legge della fisica.
Si sedettero al loro banco senza rivolgersi la parola, aspettando che i loro compagni iniziassero a entrare.
La prima a spalancare la porta di legno fu Andrea, che, non avendo visto Elena all'entrata della scuola, si era preoccupata ed era corsa a cercarla in classe per vedere se fosse già salita.«Cosa ci fai già qui? Ma, soprattutto, cosa ci fai già qui...con lei?»
«Ma grazie per la gentilezza, principessa.» fu il sarcastico commento di Aurora, che ottenne come risposta un'occhiata colma d'odio puro da Andrea.
«Ecco...ioeleisiamointregua.»
Elena aveva pronunciato quelle parole nella speranza che la sua amica non riuscisse a capirle, ma, nel caso avesse raggiunto il suo obiettivo, comunque lei le avrebbe chiesto di ripetere.
Ma, almeno, avrebbe guadagnato un po' di tempo per pensare a come formulare la frase senza che lei si trasformasse in un vero e proprio demone.«Cosa?»
Ecco. La domanda che, al momento, faceva più paura a Elena.
«Io e...Aurora...ci siamo prese una tregua. Ha chiesto il mio aiuto per una questione e...»
«E tu hai accettato?! Ma allora sei veramente scema! Dopo tutto ciò che ti ha fatto passare?»
Elena provò a parlare, a spiegare il perché della sua scelta, ma l'amica la zittì con un gesto della mano.
Il volto le si era arrossato, così come la sclera intorno all'iride azzurra, e la bocca semiaperta aiutava a mostrare tutta la sua incredulità.«Io...io non capisco. Spero solo che ci sia una buona ragione. Abbastanza buona da costringerti a mettere da parte tutto il rancore che dovresti provare nei suoi confronti.»
Andrea aveva capito che, se l'amica aveva preso una decisione, non ci sarebbe stato verso di farle cambiare idea.
Eppure, non riusciva a capire come potesse, anche per poco tempo, far finta che tra di loro non fosse accaduto nulla.
Era semplicemente impossibile non portare rancore per ciò che aveva fatto quella ragazza.
Come aveva fatto a convincerla?
Le aveva promesso che non l'avrebbe più tormentata?
E, se veramente le aveva promesso una cosa del genere, perché Elena aveva accettato sapendo che probabilmente non avrebbe mantenuto la sua promessa?Troppe domande le frullavano nella testa, ma al momento non aveva mezzi per convincere Elena a non fidarsi.
Perciò, delusa e amareggiata, si allontanò e si diresse verso il suo banco lasciando le due ragazze da sole.«Allora? Come procediamo?» sussurrò Aurora non appena Andrea si fu allontanata.
Elena sospirò e chiuse gli occhi, lasciando fluire liberamente tutti i suoi pensieri.
Non si trovava in un libro giallo o in un film poliziesco, non aveva la più pallida idea di come risolvere una situazione del genere.
Eppure, ormai voleva arrivare a capo di quel piccolo mistero che la incuriosiva ogni secondo di più.«Raccontami in ordine come sono andati i fatti. Senza dimenticare nulla, mi raccomando.» chiese con un tono così professionale da sembrare l'imitazione di Sherlock Holmes.
«Allora...» Aurora emise un sospiro frustrato, «Ieri, dopo la fine delle lezioni, sono uscita dalla classe insieme a tutti gli altri. Fuori dalla scuola ci siamo divisi come al solito e, mentre mi dirigevo verso casa, mi è arrivato un messaggio da un numero sconosciuto che diceva di ritornare in classe. Io non volevo ascoltarlo, ma mi aveva incuriosita e, con la scusa di aver dimenticato un libro sotto il banco, sono salita in classe e ho trovato quelle scritte sul banco. Ho fatto una foto e sono subito uscita per vedere se qualcuno della classe fosse fuori dalla scuola, ma ovviamente non ho trovato nulla. Ero convinta che foste state tu e Andrea per vendicarvi di come ti ho trattata per tutti questi anni, ma ho capito subito che era molto difficile che fossi stata tu.
Insomma, nonostante tutto ormai credo di...ehm...conoscerti. Non sei quel genere di persona, non ti saresti mai vendicata in quel modo.
Così ho pensato ad Andrea, ma secondo te non è stata lei. Quindi non so veramente cosa pensare.»
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Forse Cupido ha perso la bussola
Romance𝑻𝒆𝒆𝒏 𝒇𝒊𝒄𝒕𝒊𝒐𝒏, 𝒍𝒆𝒔𝒃𝒊𝒂𝒏 𝒓𝒐𝒎𝒂𝒏𝒄𝒆 Elena ha sedici anni, una famiglia apparentemente perfetta e un piccolo Cupido appeso alla parete della sua stanza a cui ha appena affidato una dichiarazione d'amore. Angelica ha diciassette ann...