Eretico sarà chi accenda il rogo, non già colei che vi brucerà dentro!
(William Shakespeare, Il racconto d'inverno)
«Angelica. Ho bisogno di aiuto»
Angelica non aveva riconosciuto subito la sua voce. Era diversa, bassa, il tono completamente differente da quello che usava di solito. Eppure, lui era l'unico ragazzo che l'avrebbe mai chiamata per chiederle aiuto.
«Antonio? Cos'è successo?» chiese con tono allarmato.
Per qualche secondo non si sentì nulla, solo uno strano fruscìo. Poi Antonio, con voce ancora più bassa, le rispose.
«Sì, sono io. Dove sei?»
«Sto arrivando a scuola, sono per strada perché? Cos'è successo?»
Il ragazzo esitò, facendo nuovamente preoccupare Angelica. Cosa poteva essergli accaduto? Ella aveva una vaga idea, ma sperava sinceramente di sbagliarsi.
«Vieni presto, per favore. Nel vicolo accanto alla scuola. Quello...fra il palazzo giallo e quello grigio»
Angelica, che stava passeggiando nel parco come al solito, cominciò a correre in direzione della scuola.
In quei giorni lei e Antonio stavano legando sempre di più e lei era felice di aver trovato un amico.
Un amico che riusciva a capire tutti i suoi problemi, poiché egli stesso li aveva vissuti personalmente.Aveva promesso che gli sarebbe stata vicino, lo aveva promesso sia a lui che a se stessa. Eppure, sentiva che ad Antonio era accaduto qualcosa di brutto.
E lei non aveva potuto fare nulla per impedirlo.Non puoi stare sempre con lui. Non puoi salvarlo da tutto e da tutti.
Quella consapevolezza si fece strada dentro di lei, facendola sentire una persona falsa.
Gli aveva promesso che l'avrebbe aiutato, che l'avrebbe difeso.
Eppure eccola lì, a correre da lui senza sapere in che condizioni l'avrebbe trovato e quale scenario le si sarebbe presentato davanti agli occhi.Gli aveva detto che sarebbe andato tutto bene.
Con quale coraggio aveva osato pronunciare quelle parole?Quando arrivò nel vicolo che Antonio le aveva indicato, i polmoni le bruciavano. L'aria era congelata e lei aveva corso per tutto il tempo respirando con la bocca, quindi l'aveva inalata tutta.
Si sentiva la gola come un blocco di ghiaccio e faceva fatica a respirare, ma almeno era riuscita ad arrivare a destinazione prima che le iniziassero a dolere le gambe.
Escludendo le solite passeggiate mattutine nel parco e la strada percorsa dalla fermata della scuola all'autobus che la portava fino a casa della madre, non si dedicava ad alcuna attività motoria.
Nonostante ciò, nei momenti in cui era necessario correre (come quando temeva di perdere il pullman e di essere costretta ad aspettare il successivo che sarebbe passato dopo venti minuti) sforzava così tanto i suoi poveri muscoli che, dopo essere tornata a casa, l'unica soluzione era stendersi sul letto e sperare di riuscire a camminare per i giorni a venire.
E questo era ciò che era accaduto quella mattina.
Con le gambe che già iniziavano a farle male, si inoltrò nel vicolo buio.
Non dovette proseguire molto, perché a una decina di metri dall'entrata vide un ragazzo steso per terra.
Allarmata, si avvicinò e, dopo aver confermato che si trattasse di Antonio, cercò di svegliarlo.
Possibile che fosse solo svenuto?
Cosa si doveva fare in quelle situazioni?La prima cosa che le venne in mente di vedere se il cuore battesse. Poggiò l'indice e il medio fra la mandibola e il collo del ragazzo. Probabilmente non era il modo giusto per misurare il battito, ma aveva funzionato.
Il battito c'era.
E sembrava regolare.
Angelica tirò un sospiro di sollievo.
Adesso avrebbe solo dovuto trovare un modo per svegliare l'amico.
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Forse Cupido ha perso la bussola
Romance𝑻𝒆𝒆𝒏 𝒇𝒊𝒄𝒕𝒊𝒐𝒏, 𝒍𝒆𝒔𝒃𝒊𝒂𝒏 𝒓𝒐𝒎𝒂𝒏𝒄𝒆 Elena ha sedici anni, una famiglia apparentemente perfetta e un piccolo Cupido appeso alla parete della sua stanza a cui ha appena affidato una dichiarazione d'amore. Angelica ha diciassette ann...