Ama chi ti ama, non amare chi ti sfugge, ama quel cuore che per te si strugge. Non t'ama chi amor ti dice ma t'ama chi guarda e tace.
(William Shakespeare, attribuito)
«Elena! Ricordati che a mezzogiorno dobbiamo incontrarci con Camilla!» la madre sbucò dalla porta del bagno con una spazzola in mano e guardò la figlia con aria di disapprovazione.
«Ancora non ti sei vestita?» esclamò alzando gli occhi al cielo e portandosi una mano alla fronte.
Elena abbassò lo sguardo e, accorgendosi improvvisamente di essere ancora in pigiama, corse nella sua camera per cambiarsi.
Prese di corsa una maglia larga e dei jeans a vita alta, poi si fermò per qualche secondo a osservarsi allo specchio. Magra come al solito e rigorosamente piatta come una tavola -come al solito-.
Forse aveva fatto male a risolvere il problema che più di qualunque altra cosa occupava i suoi pensieri. Adesso era tornata nuovamente a farsi film mentali sul suo corpo, proprio come accadeva prima che la sua vita cominciasse ad andare completamente a rotoli.
«Elena!» la madre la chiamò a gran voce ed ella si affrettò a infilarsi le scarpe e a raggiungere l'atrio.
La donna era già sulla porta e la stava aspettando, impaziente.
Elena la seguì fuori di casa e salì sull'auto, senza pronunciare una parola.«Mamma, posso fermarmi al parco? Se ti va puoi anticiparmi, io da lì posso andare a piedi.» sussurrò Elena mentre osservava dal finestrino il panorama che le scorreva velocemente davanti.
«Certo.» rispose lei accennando un sorriso comprensivo.
Capiva che la figlia avesse bisogno di metabolizzare tutto quello che era accaduto il giorno prima e comprendeva che non fosse facile ciò che stava per fare.
L'auto si fermò proprio all'entrata del parco ed Elena scese come in trance. Quel posto la attirava come una calamita.
Quando ci passava davanti, in macchina o a piedi, non poteva fare a meno di perdersi in quel paesaggio.Attraversò il cancello verde, mentre una leggera brezza le scapigliava i capelli e fece un lungo respiro.
Sorrise. Quel posto era veramente ciò di cui aveva bisogno per non pensare a tutti i problemi e per non farsi sopraffare dalle preoccupazioni.All'improvviso qualcosa la risvegliò dai suoi pensieri. Una ragazza stava camminando con la testa verso l'alto e gli occhi probabilmente intenti a scrutare il cielo azzurro.
Alta, con il seno prosperoso coperto da una felpa larga, i fianchi larghi e i capelli biondi tagliati all'altezza delle orecchie.
Il suo esatto opposto. Una ragazza che possedeva tutto ciò che lei aveva sempre desiderato.
Una ragazza gentile e disponibile, una ragazza che...«Oh mio Dio, le devo i soldi del gelato!» sussurrò Elena ricordandosi del loro precedente incontro nel parco.
Elena voleva chiamarla, ma si sentiva in imbarazzo nel pronunciare il nome che la ragazza le aveva detto.
Contò fino a tre, poi finalmente prese coraggio.«Psiche? Cosa diamine ci...»
La ragazza sobbalzò e, nel riconoscerla, avvampò improvvisamente.
«Eros? Cosa ci fai tu, qui. Io stavo solo facendo una passeggiata. Avevo bisogno di schiarire i pensieri.» biascicò accennando un sorriso.
Ma lei perché si trovava lì? Non aveva mai avuto un motivo preciso. Semplicemente, aveva sentito il bisogno di entrare in quel parco.
«Oh, capisco. Io dovevo andare da una persona, ma credo che possa aspettare un pochino» rispose sorridendo leggermente.
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Forse Cupido ha perso la bussola
Romance𝑻𝒆𝒆𝒏 𝒇𝒊𝒄𝒕𝒊𝒐𝒏, 𝒍𝒆𝒔𝒃𝒊𝒂𝒏 𝒓𝒐𝒎𝒂𝒏𝒄𝒆 Elena ha sedici anni, una famiglia apparentemente perfetta e un piccolo Cupido appeso alla parete della sua stanza a cui ha appena affidato una dichiarazione d'amore. Angelica ha diciassette ann...