30. Cicatrici (Elena)

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Perché mai dovrebbero gli occhi altrui adulteri considerar vizioso il mio amoroso sangue?

(William Shakespeare, Sonetto 121)

«Allora? Tu cos'hai da dirci, invece?» chiese Andrea puntando il dito contro il petto di Aurora.
La ragazza indietreggiò leggermente senza dire nulla.
La campanella era appena suonata e presto sarebbe arrivata la professoressa dell'ora successiva, eppure nessuno sembrava essersi accorto di nulla.
Tutti quanti si erano radunati intorno ad Aurora e la fissavano con sguardo truce.

«Con quale coraggio hai chiesto aiuto a Elena dopo tutto quello che le hai fatto passare?» Andrea si avvicinò ancora di più ad Aurora e le afferrò la maglia con le mani, tirandola a sé.

Nonostante le mani le tremassero leggermente a causa della tensione, nel suo sguardo c'era odio allo stato puro.
Nel solito azzurro cristallino che colorava le sue iridi sembrava essersi scatenata una tempesta impossibile da placare, come se un uragano avesse appena mosso le acque calme che rendevano il suo sguardo limpido e gentile.

Non era più la ragazza di pochi minuti prima, quella che aveva parlato a Elena e le aveva infuso nuova forza e coraggio.
Adesso, più che una persona, sembrava una furia impossibile da placare che non si sarebbe fermata finché non avesse raggiunto il suo obiettivo.

«Era l'unica che potesse aiutarmi...ho dovuto chiederle aiuto» sussurrò Aurora cercando di distogliere lo sguardo da quel mare in tempesta che l'aveva letteralmente travolta.

In confronto alla tempesta che abitava gli occhi di Andrea, il verde prato delle iridi di Aurora sembrava non avere alcuno scampo.
Uno tsunami del genere avrebbe travolto tutto, se non fosse stato fermato in tempo.

Eppure Elena, nell'osservare quello scontro, non poteva far altro che rimanere ferma a guardare come tutti gli altri.
Si sentiva superflua, di troppo. Come se, per sbaglio o per uno scherzo del destino, si fosse improvvisamente ritrovata a partecipare ad uno scontro fuori dalla sua portata.

«Andrea, smettila! Fermatevi, tutte e due!» urlò Elena facendosi spazio fra i suoi compagni di classe per cercare di raggiungerle.

Le afferrò per le braccia e le strattonò con forza, riuscendo finalmente a separarle. Andrea sembrò tornare in sé, poiché nei suoi occhi Elena si accorse di riuscire nuovamente a vedere la calma.
Aurora, invece, era ancora sconvolta a causa di ciò che era accaduto e lo si poteva facilmente comprendere dal respiro accelerato, dagli occhi ancora sgranati e dal battito frenetico del cuore che le pulsava nelle tempie.

«Datevi una calmata e comportatevi da persone civili, porca miseria! Tra poco entrerà la professoressa, volete che ci trovi in questo stato e ci chieda cosa sia successo?» urlò Elena rivolta ai suoi compagni, che subito indietreggiarono e si diressero verso i loro banchi.

Elena, seguita dagli sguardi sbigottiti di tutti, raggiunse il suo banco e, dopo aver aperto lo zaino, prese una bottiglietta d'acqua e cominciò a bere.

«Che c'è? Direi che per me è stata un'ora abbastanza faticosa, mi serviva un sorso d'acqua per riprendermi dallo shock» sussurrò chiudendo gli occhi e massaggiandosi lentamente le tempie con entrambe le mani.

«Bene» Elena fece un lungo respiro e si diresse verso la cattedra «adesso possiamo anche finirla con questa storia.»

«Finirla? Cosa vuoi fare, perdonarla per tutto quello che ti ha fatto? Fare finta di nulla e diventare sua amica?» Esclamò Andrea indignata avvicinandosi a Elena e scuotendola per le spalle.

«Certo che sei sempre così vendicativa, eh? Non è sempre una brutta cosa, ma la maggior parte delle volte con la vendetta non si ottiene nulla» rispose Elena con tono calmo, prendendole le mani e togliendole lentamente dalle sue spalle.

Forse Cupido ha perso la bussolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora