19. Essere se stessi (Angelica)

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I nostri corpi sono i nostri giardini dei quali le nostre volontà sono i giardinieri.

(William Shakespeare, Otello)

Con gli occhi sbarrati intenti a fissare il vuoto, Angelica si preparava ad affrontare quella prima notte in una casa a lei sconosciuta.
Avrebbe tanto voluto dormire, ma qualcosa proprio non le faceva chiudere gli occhi. Aveva paura di fare incubi? O forse, aveva paura dei sogni?

Quei bei sogni che non sembravano far parte della sua vita. Quei sogni felici e spensierati nei quali compariva quel ragazzo dolce sempre sorridente.

Forse erano quei sogni a farle più paura di qualsiasi incubo. Fino ad allora aveva solo visto la morte di un ragazzo e alcune scene che nemmeno sembravano far parte della sua vita.

Ma, se avesse iniziato a ricordare, non avrebbe cominciato a soffrire per la morte di quel ragazzo che sembrava essere suo fratello?
Non si sarebbe forse data la colpa di tutto ciò che era accaduto all'interno della sua famiglia da quel momento in poi?

Insomma, se le dinamiche dell'incidente erano proprio quelle che lei aveva visto in sogno, allora era stata proprio lei a causare la morte del fratello.

Se lei non ci fosse stata, egli avrebbe pensato a cercare di liberarsi dalla cintura invece di lanciare lei fuori dall'abitacolo.

Se lei non fosse mai nata, forse lui quel giorno non sarebbe morto.

Quando si decise a smettere di formulare quei pensieri, ormai era troppo tardi. Si erano infiltrati nella sua mente, avevano fatto breccia nel suo cuore.
Ormai per lei non si trattava più di pensieri o teorie, per lei erano diventati l'unica e la sola verità.

Se lei non fosse esistita, tutti sarebbero stati meglio. Gabriele non sarebbe morto, i suoi genitori non si sarebbero separati, Arianna non avrebbe sofferto.

Perché era dovuta sopravvivere lei, invece di suo fratello?

Perché, perché, perché. Non c'è un perché nella vita, Angelica. Saresti potuta morire tu, invece lui si è sacrificato per te e adesso puoi continuare a vivere la tua vita. Sarà stata colpa del destino? Oppure è stato soltanto un caso? Non puoi saperlo ora e non lo potrai mai sapere. È accaduto e non puoi fare niente per tornare indietro e rimediare. Cosa vuoi fare, sprecare la vita che lui ha salvato dalle fiamme? Continuare a piangere senza reagire o tirare fuori le unghie? Buttare il suo sacrificio e comportarti da vittima invece di affrontare la tua vita a testa alta?

Angelica venne scossa da un brivido. Per una volta nella sua vita, quella vocina aveva pienamente ragione.
Non poteva starsene lì a piagnucolare e a rimpiangere la sua esistenza.
Lei era lì, respirava. E probabilmente ciò accadeva grazie a un fratello di cui, fino a poco tempo prima, lei non ricordava nemmeno il nome.

Non poteva buttare tutto al vento.
Avrebbe resistito a tutti i costi.
L'avrebbe fatto per lui, l'avrebbe fatto per Arianna, l'avrebbe fatto per Antonio. L'avrebbe fatto per colei che, più di ogni altro, le aveva stravolto la vita.
Elena.
Quella ragazza che, senza nemmeno rendersene conto, le aveva migliorato la vita.
Quella ragazza che ormai aveva imparato a conoscere e ad amare.

Amare?

«Be', sì. Amo le sue parole, amo la sua gentilezza, amo il suo carattere gentile, amo...la sua essenza, ecco. Potrei essermi innamorata di...lei?»

Innamorata.

«Mhh...sì. In senso...platonico, credo. Anche se non ho ben chiaro cosa significhi» Angelica si bloccò per qualche secondo «Certo che sono proprio pazza. Pensare a queste stupidaggini solo perché ho trovato qualcuno che finalmente mi aiuta e mi capisce. Sono proprio strana, eh?»

Forse Cupido ha perso la bussolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora