24. Di sogni e vendette

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Cara sognatrice,come stai?Sono giorni che non mi scrivi e ho cominciato a preoccuparmi

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Cara sognatrice,
come stai?
Sono giorni che non mi scrivi e ho cominciato a preoccuparmi. Sei riuscita a parlare con tua madre? Se sì, com'è andata? Spero veramente che sia andato tutto bene. Scusami se in questi giorni non ti ho scritto, ma adesso ho un urgente bisogno di farlo. Ti sto scrivendo dall'ospedale perché Antonio è stato aggredito. Stavo andando a scuola quando mi ha chiamato e mi ha chiesto aiuto. Sono corsa da lui e, quando sono arrivata, era svenuto. Non puoi capire come mi sono spaventata. Sono riuscita a farlo rinvenire e ho chiamato il signor Stefano (l'ho già nominato in una delle mie mail, vero? È il nuovo marito di mia madre). Abbiamo portato Antonio in macchina fino all'ospedale e adesso io sono qui ad aspettare che i dottori ci facciano sapere qualcosa. Ho veramente troppa ansia! Ho tanta paura che gli sia accaduto qualcosa. Giuro che, se dovesse rimanergli qualche danno permanente, ridurrò in pezzi le ossa di chi gli ha fatto questo. So che la vendetta non è mai la soluzione, ma io in questo momento vorrei solo che loro soffrissero come ha sofferto lui.
Infatti, sono riuscita a sapere (con grande fatica) il nome di chi l'ha ridotto in quello stato.
Sono tre ragazzi della mia classe.
Il bello è che non posso fare nulla contro di loro perché sono praticamente intoccabili sotto tutti i punti di vista.
Be', non proprio tutti.
Sto già iniziando a immaginare una bella vendetta che possa umiliarli davanti a tutta la classe.
(Un piano che non mi coinvolga personalmente, ovvio).
Adesso sto utilizzando la scusa della vendetta per non pensarci, ma non so cosa potrà succedere dopo che Antonio verrà dimesso dall'ospedale.
Insomma, parliamoci chiaro, avrai già capito perché Antonio è stato malmenato da quei tre esseri spregevoli.
Non so ancora come (e a quanto pare non lo sa nemmeno Antonio), ma sono venuti a sapere del suo orientamento sessuale.
E tu meglio di chiunque altro sai quanto possa essere difficile una situazione del genere (soprattutto se, come Antonio, hai avuto delle brutte esperienze precedenti).
Io vorrei tanto aiutarlo, ma come posso fare?
Non posso reagire con la violenza a tutti gli attacchi che riceverà, ma non so cos'altro fare.
L'unica soluzione che mi viene in mente adesso è quella di prenderli tutti a calci fino a ridurli sulla sedia a rotelle, ma so che non posso farlo.
So che probabilmente lui riuscirà a risolvere il problema con le sue sole forze, ma, insomma, siamo amici!
Devo pur fare qualcosa per lui, soprattutto in questo momento.
Come ben saprai, i primi giorni sono complicati per tutti. Poi, magari, non ci fai più caso. E a volte incontri anche persone che ti accettano così come sei, senza giudicarti.
Però, in questo primo periodo, voglio stargli vicina.
Eppure, lo ammetto, ho paura.
Ho paura del fatto che, aiutandolo, potrei rivivere ciò che mi è già successo.
E io non voglio tornare a quei giorni, Elena. Non voglio riviverli. Anzi, voglio far finta che non siano mai esistiti. Eppure, io voglio aiutare Antonio. Anzi, io DEVO. Perché sono sua amica. E gli amici si aiutano nelle difficoltà, giusto?

Con affetto,
Angelica

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Cara spacca-ossa,
non posso esattamente dire di stare bene, ma di me parleremo dopo. Sono felice che tu mi abbia scritto e mi dispiace molto per non averti fatto avere mie notizie (come ti spiegherò più avanti, ho avuto vari problemi). Mi dispiace moltissimo per quello che è successo ad Antonio, ma ti prego di non agire impulsivamente. Ormai ho capito che saresti pronta a fare di tutto per le persone a cui vuoi bene, ma cerca di trattenerti, okay? Come hai già detto tu, la violenza non è mai una buona cosa. Certo, se fossi stata al tuo posto probabilmente anche io avrei avuto il desiderio di vedere quei tre tipi in ospedale. Non è facile incontrare tutti i giorni delle persone che hanno ferito un tuo amico e fare finta che non sia accaduto nulla. Sono sicura al cento per cento che farai qualcosa o che ti vendicherai in qualche modo. E va bene. È una cosa sbagliata, ma io penso che vada fatta. Se tu dici che queste persone non sono punibili in nessun altro modo, allora fai a modo tuo. Ma, mi raccomando, non esagerare. E cerca di non ricorrere alla violenza, perché esistono molti altri modi per farla pagare alle persone. Ne sono certa. Ma, soprattutto, trova un modo per non farti scoprire e poi fammi sapere com'è andata.
Ricordati, però, che spesso la vendetta serve soltanto a generare altro odio.

Okay. Adesso posso parlare di me, credo. Sono seduta sul retro di un bar con la testa appoggiata ad un muro di pietra. Sta piovendo. Ho addosso dei vestiti che mi sono fatta prestare da Aurora e si stanno bagnando anche quelli. E io sono qui a scriverti una mail. Ma cominciamo dall'inizio. Ho deluso le tue aspettative come al solito perché no, alla fine non ho avuto il coraggio di affrontare mia madre. Quando sono tornata a casa quel pomeriggio, ho visto che stavano guardando insieme delle foto di quando erano giovani. Sai, sembravano quasi una coppia normale. Se avessi scattato una foto in quel momento, nessuno ci avrebbe visto nulla di strano. Una normale coppia sposata che ricorda i momenti della sua giovinezza. Cos'altro potevano vedere? Potevano notare forse un amore a senso unico? Una madre costretta a nascondere la sua identità al mondo? Un marito che nonostante tutto non riesce a separarsi dalla persona che non lo ha mai amato? Un figlio pieno di rancore per entrambi i genitori? Una figlia che si sforza ogni giorno di credere che tutto finirà per il meglio? No, non vedrebbero tutto questo. E forse è meglio così. Fatto sta che, vedendoli così, non ho trovato il coraggio di parlare con nessuno dei due. Non ho trovato la forza di rovinare quel momento che sembrava così falso e reale allo stesso tempo.
Per una volta mi sono sentita normale. Per una volta ho cercato di credere che quella davanti ai miei occhi fosse la verità e non la menzogna che i miei genitori si raccontavano da una vita. Per una volta mi è sembrato di tornare ai tempi della mia infanzia, quando non capivo nulla di quello che succedeva attorno a me e credevo che la mia famiglia fosse perfetta. Non sarebbe stato male, no? Vivere nell'ignoranza ed essere felici. Purtroppo, però, ora so la verità. E, anche se quel pomeriggio non sono riuscita a dire una singola parola, ho passato gli ultimi quindici giorni a seguire mia madre per capire quando e dove si sarebbe incontrata con l'altra donna. E adesso sono qui, dopo essere scappata dal locale dove le avevo trovate. Ho seguito mia madre sotto la pioggia, ma non mi hanno permesso di entrare perché ero tutta bagnata. O meglio, Aurora non mi ha permesso di entrare. Infatti, come se non fosse bastata la pioggia, ho scoperto anche che Aurora lavora lì.
Quindi mi sono fatta prestare i suoi vestiti (ovviamente in cambio mi ha chiesto dei favori per la scuola, ma nulla di eccessivo) e sono entrata per vedere con chi si fosse incontrata.
Eh, beh, come posso dirlo...mia madre ha deciso di lasciare mio padre. E io ho pianto. Penso sia normale piangere dalla tristezza. Ma il bello è che io non piangevo per quello, ma perché avevo ascoltato il discorso della donna che diceva tutto ciò che vorrei sentirmi dire dalla persona che amo (se ne avessi una, si intende). Un discorso così bello e commovente che ho praticamente pianto dalla felicità. E non sono riuscita a fare a meno di essere felice per mia madre. Eppure, mi sento così in colpa! Io voglio bene ai miei genitori ed è giusto desiderare che entrambi siano felici, no? Eppure mio padre soffrirebbe se si lasciassero. Però credo che sarebbe la cosa migliore. Ma mio fratello? Anche lui ne soffrirebbe moltissimo. E io? Parlo della felicità degli altri, ma come posso sapere come mi sentirò io quando mia madre comunicherà anche a me di volersi separare da mio padre? Chi mi dice che non mi renderò conto della drammaticità della situazione fino a quel momento?
Ho tanta paura, Angelica.
Ho tanta paura di non riuscire a comprendere la gravità della situazione a cui sto andando incontro.
Vorrei solo stare ferma e cercare di scomparire.

Tua,Elena

Tua,Elena

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Forse Cupido ha perso la bussolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora