33. Terribili verità (Angelica)

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Perché la verità è la verità, sempre la stessa, fino all'infinito.

(Shakespeare, Misura per misura)

Quando Angelica aprì la porta della sua nuova casa, all'interno sembrava non esserci nessuno. Stefano stava lavorando nel negozio e la madre, anche quando era in casa, faceva di tutto per non incontrarla.
Angelica emise un sospiro frustrato, poi si richiuse la porta alle spalle e si diresse verso la sua camera temporanea.

Proprio mentre cercava di togliersi lo zaino dalle spalle, sentì un rumore provenire dalla stanza matrimoniale.
Sobbalzò dallo spavento e uscì dalla stanza per andare a controllare cosa stesse accadendo con più discrezione possibile.

La madre, infatti, le aveva più volte ordinato di non entrare in quella stanza per nessun motivo al mondo.
Facendo finta di dimenticare improvvisamente quell'ordine, Angelica si affacciò e sbirciò attraverso uno spiraglio della porta.

Adesso riusciva a udire chiaramente i mugolii di una bambina e, rassicurata dall'idea che la bambina fosse sola in quella stanza, aprì lentamente la porta.
Davanti a lei, in realtà, c'era la madre che cercava disperatamente di tenerla ferma per poterle cambiare il pannolino.

Era così concentrata nel suo lavoro che non si accorse nemmeno che qualcuno fosse entrato nella stanza e, ovviamente, Angelica non ci pensò nemmeno ad annunciare in qualche modo la sua presenza.

Si avvicinò alla bambina per guardarla meglio in volto, dato che, da quando era arrivata in quella casa, non aveva mai potuto vederla.

Il suo volto era piccolo e paffuto, con le guance arrossate, il nasino piccolo, la bocca piccola e sottile e gli occhi grandi color nocciola come quelli della madre.
I capelli, invece, sembravano aver già assunto una tonalità rossastra come quella del padre.
Abbassando lo sguardo, Angelica comprese il motivo per cui entrambi i genitori non avevano voluto farle vedere la figlia.
La bambina era nata senza mani.
Nell'accorgersene, Angelica non poté reprimere un'esclamazione di stupore.

La bambina posò lo sguardo su di lei e immediatamente il mugolio si trasformò in una risata accompagnata da un sorriso a trentadue gengive.

La madre si girò in quell'istante e sbarrò gli occhi nel vedere di chi si trattasse.

«Cosa ci fai tu qui? Ti avevo detto di non entrare per alcun motivo!» urlò fissandola con espressione sconvolta.

«Io...non volevo. Sai, è...è veramente una bellissima bambina» sussurrò Angelica avvicinando una mano al volto della piccolina.

«Non avvicinarti ad Ilenia! Non toccare mia figlia!» esclamò ella prendendo la bambina in braccio e stringendola a sé.

Angelica rimase interdetta e indietreggiò di qualche passo, restando ferma a fissare la madre e quella bambina che vedeva per la prima volta.
Certo, quella bambina era sua figlia a tutti gli effetti.
Ma allora lei cos'era? Non era forse figlia sua?
Non era forse la figlia che aveva lasciato nelle mani di un vero e proprio mostro che si ostinava a volersi far chiamare "papà"?
Come poteva, quella bambina, vivere un'infanzia felice tra le braccia della madre mentre lei e la sorella soffrivano in un modo disumano?

«Anche io sono tua figlia! Anche Arianna lo è! Allora, perché ti ostini a far finta di nulla e a ignorare la nostra esistenza? Noi siamo qui, in carne e ossa. Non so nemmeno come abbiamo fatto ad arrivare vive fino ad oggi. E tu, invece, giochi alla famigliola felice con la tua bambina e fai finta di non averci mai conosciute?» sbottò Angelica mentre cercava di trattenere le lacrime che lottavano per uscirle dagli occhi.

«Voi per me non esistete più. Siete stati tutti uno sbaglio. Tu, Arianna, Gabriele. Tutti quanti! Ma soprattutto tu! Tu che hai ucciso tuo fratello. Tu che hai il volto identico al suo! Non so nemmeno come ho fatto a sopportarti in questa casa per tutto questo tempo.» la donna si sedette sul letto e strinse ancora più forte Ilenia fra le braccia «Non voglio più vederti! Esci, torna da tua sorella, vai dove vuoi! Ma non voglio più vederti!»

Forse Cupido ha perso la bussolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora