D'ora in avanti tu chiamami "Amore", ed io sarò per te non più Romeo, perché m'avrai così ribattezzato.
(Shakespeare, Romeo e Giulietta)
Devo farmi coraggio e aprire questa porta.
Queste erano le parole che Elena ripeteva a se stessa per cercare di trovare il coraggio di infilare le chiavi nella serratura e aprire la porta di casa.
Sapeva cosa avrebbe trovato di fronte a sé nel caso avesse deciso di attraversare la soglia e sapeva di non avere il coraggio sufficiente per affrontarlo.Molto probabilmente sarebbe scappata via a gambe levate ancor prima che il fratello o la madre avessero potuto aprir bocca.
Emise un sospiro rassegnato, ricordando a se stessa che era inutile rimanere ferma davanti alla porta senza fare nulla, poi prese il mazzo di chiavi e, dopo esserselo rigirato un paio di volte fra le mani, inserì la chiave nella serratura e girò.
La porta emise un lieve cigolio e si aprì, facendo intravedere l'interno della casa.
Sul divano c'era la madre che parlava tra sé e sé e fissava il soffitto con sguardo assente, mentre Paolo era seduto su una sedia con il computer di Elena poggiato sulle gambe.Elena richiuse la porta alle sue spalle, mentre un peso le schiacciava il petto impedendole di parlare.
Deglutì a forza, spostando freneticamente gli occhi dal fratello alla madre e avvicinandosi alla porta chiusa fino a finire schiacciata con la schiena contro di essa.Il fratello alzò lo sguardo e la fissò senza esprimere alcuna emozione, cosa che la face rabbrividire dalla testa ai piedi.
«Posso spiegare...» sussurrò serrando i pugni e digrignando nervosamente i denti.
Il fratello non rispose, si limitò soltanto a fissarla con aria assente.
Nei suoi occhi percepiva tristezza, delusione e, probabilmente, disgusto.«Quindi è tutto vero? Questa foto è autentica?» chiese alzandosi dalla sedia e poggiando il computer aperto sul pavimento.
Elena annuì, mentre il sangue cominciava a pulsarle con forza nelle tempie causandole dei lievi giramenti di testa.
«Paolo...lasciala parlare» sussurrò la madre alzandosi leggermente dal divano e dirigendosi verso il figlio.
«Tu...tu non devi parlare, capito? Tu non hai alcun diritto di parola. Non mettere becco in questioni che non ti riguardano!» sia Elena che la madre sobbalzarono dallo spavento.
Nessuno aveva mai visto Paolo così infuriato. Elena, per un certo periodo di tempo, aveva persino creduto che il fratello non fosse capace di arrabbiarsi.
Eppure adesso era lì, con gli occhi sbarrati, le iridi infuocate dalla rabbia e il volto contorto in un'espressione indescrivibile.
E dietro quello sguardo c'erano sofferenza, paura, rammarico e altre decine di sentimenti contrastanti che Elena non riusciva a distinguere.«Certo che mi riguarda! Sono vostra madre!» esclamò la donna con il volto stravolto dal dolore e dall'angoscia.
«Non so per Elena, ma per me mia madre è morta quando è arrivata quella puttana di una donna a portarti via da noi!» ribatté Paolo senza degnare la madre di uno sguardo.
Morta? In quel momento i pensieri di Elena andarono ad Angelica, a cui aveva scritto un'e-mail poco prima. Come si permetteva, lui, una persona che non sapeva cosa significasse perdere un genitore, dire una cosa del genere?
«Sarà stata assente, avrà tradito nostro padre, avrà trascurato la nostra famiglia, ma non ti permetto di rivolgerti a lei in questo modo! Non hai idea di cosa significhi perdere una madre!» urlò Elena staccandosi dalla porta e avvicinandosi per fronteggiare il fratello.
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Forse Cupido ha perso la bussola
Romance𝑻𝒆𝒆𝒏 𝒇𝒊𝒄𝒕𝒊𝒐𝒏, 𝒍𝒆𝒔𝒃𝒊𝒂𝒏 𝒓𝒐𝒎𝒂𝒏𝒄𝒆 Elena ha sedici anni, una famiglia apparentemente perfetta e un piccolo Cupido appeso alla parete della sua stanza a cui ha appena affidato una dichiarazione d'amore. Angelica ha diciassette ann...