Capitolo X

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Epilogo di sangue

《Uomini! Avete sentito le ultime parole dal Centurione?》Domandò Marco. 《Sissignore!》 《Bene. Allora torniamo in formazione e facciamo vedere a quei porci come combattono i veri romani!》Ordinò il nuovo centurione , il cui grido fu accompagnato da urla di approvazione dai suoi commilitoni.

Il cielo aprì le sue porte e la pioggia cominciò a piovere copiosa , prima come un leggero ticchettio sulle armature , poi come un pioggia di sassi.
Il cielo tuonava e i fulmini baleavano in cielo.

《Avanzare!》ordinarono in coro i centurioni. La marcia riprese , dopo la battuta d'arresto subita a causa del vile attacco delle frecce invisibili nella notte.
《La tempesta ci avvantaggia!》comunicò Marco ai suoi nuovi sottoposti.
Infatti , il vento cominciava a farsi forte rendendo difficile la mira degli arcieri sulle mura e la pioggia impediva ai difensori di utilizzare il fuoco per intimidire gli animi dei legionari in arrivo.

Pochi secondi dopo aver ripreso l'avanzata i centurioni ordinarono《Testudo!》I legionari obbidirono servizi e voli sapendo anche che quell ordine che ne avrebbe rallentato la marcia era a loro favore , impedendo ai difensori di mietere altre vittime con le frecce.

Percorsero duecento piedi di strada nel totale silenzio , accompagnati dalla pioggia martellante che non permetteva di distinguere l'acqua dalle frecce quando entrambe battevano sugli scudi.
Conclusa la salita si trovarono di fronte a due grandi torri che custodivano l'entrata alla cittadella. Non vi erano soldati ad un prima occhiata.《Ci aspetteranno dentro.》disse Marco condividendo il suo pensiero con i suoi compagni.《Voi ai lati state in guardia , sarete voi a subire gli attacchi per primi.》li avvisò Marco.

L'entrata , seppur priva di porte era comunque poco agevole da attraversare , costringendo le formazioni romane a mettersi in colonna per poterla poi attraversare a due squadre alla volta.
La formazione di Marco era nella terza fila a sinistra.

Appena le prime due squadre attraversarono si vide una freccia infiammata volare da una torre all'altra, evitando le frecce e le raffiche di vento entrò in un varco aperto nel fianco della torre.
In un istante le fiamme divamparono fuori dalla breccia aperta nella torre.
Marco intuì ciò che volevano fare i nemici e fu preso dal panico.
《Uomini indietro! Correte!》Se la sua intuizione era giusta la torre non avrebbe retto ancora a lungo. Marco fu l'ultimo a varcare nuovamente la soglia della cittadella per tornare nella strada che li aveva condotti in quella trappola. Si voltò , in tempo per vedere la torre accartociarsi lungo il lato che era stato brecciato e che dava sul passaggio. Un fragore accompagnò la rovinosa caduta , travolgendo gli uomini che non erano stati abbastanza rapidi da superare nuovamente quel punto.

La torre era ora spaccata a metà , secondo una linea diagonale che era nata dalla breccia.
Attesero qualche istante per vedere se la torre in fiamme intendesse crollare nuovamente , ma a quanto pare non intendeva diventare tomba per altri uomini.
Le fiamme , probabilmente generate da della pece che era stata cosparsa al suo interno , dopo aver eroso dei deboli sostegni continuavano a bruciare vive nonostante la pioggia che cadeva imperterrita verso la terra.

Da dietro le macerie illuminate da quelle fiamme che innescarono quel processo distruttivo si sentirono dei passi affrettati correre verso di loro. Sulla cima delle macerie apparsero dei legionari in vesti blu.
Questi ultimi caricarono i soldati sottostanti.

《Uomini , formazione Muro di scudi!》Ordinò Marco ai Principes che gli sottostavano.
Si misero in tre file da trenta uomimi ciascuna.

Le truppe nemiche Avanzaromo rapide verso di loro , mantenendo la formazione compatta , il che avrebbe garantito un forte impatto.

Lo schianto fu quasi devastante , facendo arretrare di qualche passo la formazione della legione di Ottaviano.
A seguito dell'impatto la formazione fu sciolta per garantire una migliore mobilità ai combattenti.

Marco , in prima fila aveva eliminato rapidamente il nemico che aveva avuto la sfortuna di essersi schiantato vero di lui dandogli l'occasione di infilzarlo col gladio.
Ormai ogni soldato stava combattendo contro un avversario.
La massa di soldati che gli era piombata addosso stava combattendo con foga , con le spalle al muro ed in inferiorità numerica , la foga doveva essere dovuta al desiderio di rimanere in vita o , peggio , al timore di passare il resto della vita come schiavo.
Marco neutralizzò tre avversari con una mossa fulminea , infilzandone prima uno , poi atterrandone un altro gli spezzò il collo con una ginocchiata e l'ultimo fu ucciso con un colpo secco alle spalle dopo averne evitato un pericoloso fendente.

La battaglia andò avanti per dieci minuti , dieci minuti di versamenti di sangue che potevano essere evitati con una semplice resa del nemico.
Dieci minuti nel rischio di morire , di perdere un arto o la libertá.

L'ultimo uomo ucciso da Marco segnò la fine della battaglia. Quel soldato era l'ultimo ad avere combattuto per il suo esercito , gli altri si erano già rassegnati e preferivano arrendersi ed essere schiavizzati piuttosto che morire in battaglia.

《Uomini!》Urlò Massimo alla piazza il giorno dopo la battaglia.
《Abbiamo scacciato gl invasori e fatto questi prigionieri! Purtroppo per loro , l'impero non ha bisogno di altri schiavi!
Triarii! Giustiziate questi traditori e buttate i loro corpi nelle fosse comuni! Questa è la punizione per aver tradito l'imperatore.

I prigionieri si rassegnarono a non cedere mai più i loro cari.
Marco vide Flavio stesso avanzare con la sua lancia verso i prigionieri.
Il lugubre onore riservato ai veterani fu consumato in pochi minuti.
Alla fine della carneficina , a terra si trovavano più di duecento cadaveri , giustiziati dagli improvvisati macellai.
Massimo con un cenno ordinò agli hastati di caricare i corpi su un carro che li avrebbe portati nelle fosse comuni che erano state scavate poco fuori la cittá.

L'assedio era finito. Ottaviano spadroneggiava ancora sulla penisola italica. Ma era veramente quella la cosa giusta?
Marco cominciava avrebbe nutrire dubbi sull'effettiva affidabilità del generale , soprattutto dopo aver scoperto che una delle sue guardie del corpo era nei ranghi del nemico. Massimo c'entrava sicuramente qualcosa. Ma cosa?

"Tutte le vergogne e le atrocità confluiscono a Roma."  Tacito poeta e statista romano 231-287 a.c.

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