Capitolo XXXV

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La mossa del generale

Massimo aveva ordinato alle sue truppe , quelle sbarcate con lui nel porto dell'ex colonia greca , di avanzare verso la cittadella. L'ordine era giunto inaspettato dai legionari , che speravano di potersi riposare per almeno un giorno come i loro compagni adunata nella piazza stavano facendo. Ottavio , a capo della sua coorte di Evocati, era fra queste forze in movimento.
Soltanto pochi ufficiali erano a conoscenza della vera natura degli ordini e , nonostante Ottavio fosse uno dei più importanti , era stato escluso da questo privilegio.
Aveva l'ordine di entrare nella cittadella sfruttando un sistema di fognature che conduceva direttamente al di là delle mura.
Per raggiungere il loro punto d'entrata sarebbero passati da Nord-Est.
Massimo continuava a porsi domande sulla scelta del magister.
Perchè non attendere un intervento congiunto di tutte le forze? Forse Massimo era sicuro di riuscire a vincere con quelle poche coorti che aveva a disposizione? Si stava sopravvalutando? Ottavio si impose di smettere di dubitare del dux , in fondo , anche se l'evocato non riponeva troppa fiducia nel carattere di quell'essere , era sicuro delle sue abilità tattiche. Ma lo spettro della paura continuava a manifestarsi.

Stavano attraversando una strada abbandonata. Le case , avevano le finestre del pianterreno sprangate. Alcune porte erano sfondate , altre erano semplicemente socchiuse. Nella strada , orgoglio di ogni romano , si erano creati dei crateri , forse causati dalla caduta di un proiettile piovuto troppo oltre le mura , ormai rimosso. Il cielo si stava scurendo , assumeva una colorazione aranciastra tipica del tramonto , le stelle si potevano già intravedere.

Raggiunsero un teatro greco romano , incassato nel colle di Temenite , eredità della prima colonizzazione ellenica. La struttura semicircolare si stagliava di fronte a loro , che si trovavano nella zona più bassa , quella in cui gli attori recitava o protetti dalle maschere , per evitare conseguenze spiacevoli della loro pubblica critica.

Apparve il pubblico , ma era un pubblico indesiderato. Tre schieramenti di armature blu si stagliavano contro di loro.
Nelle tre squadre c'erano altrettanti varchi , occupati dallo stesso numero di scorpioni.

Ottavio , prontamente , ordinò ai suoi soldati 《Formazione a testuggine difensiva!》
I soldati si inginocchiarono alzando gli scudi sui punti scoperti , chiudendoli in una scatola metallica impenetrabile , anche per gli scorpioni. Un colpo delle macchine non avrebbe comunque smembrato la loro formazione , la tempra dell'addestramento di quelle forze elitarie che erano gli Evocati li rendeva impareggiabili in azione.

Ottavio sbirciò dalle fessure lasciate fra gli scudi per vedere ciò che i loro avversari facevano. Parevano sorpresi quanto loro di averli incontrati. Ottavio osservò dintorni circospetto. Notò qualcosa a cui prima non aveva fatto caso. Non c'erano segni di difese. Non una barricata , non una linea di pali appuntiti o altro e , seppur il nemico pareva essere rimasto li nei pressi a lungo , non sembrava aver previsto la loro presenza in quel luogo.
Ottavio continuò a ragionare. Se quella non era una posizione di difesa , per quanto possa essere a loro favorevole , quei soldati stavano andando da qualche parte verso la cittá bassa.
"Stanno contrattaccando"conluse il centurione. Doveva avvisare le altre truppe prima che fosse troppo tardi.
《Arretrate!》impose l'ufficiale. I soldati cominciarono a muoversi come un unico essere ,passo dopo passo.

Dallo schieramento blu giunsero delle urla. Due proiettili li colpirono , accelerando la loro ritirata. Raggiunsero nuovamente la strada da cui erano venuti e , appena svoltato un angolo , sciolsero la testudo , ansimanti per tensione e sforzo.

《Tu!》disse rivolgendosi ad un soldati affianco a lui 《Porta questi soldati di nuovo dal generale e avvisalo che questi cani stanno organizzando un contrattacco! Io devo andare alla piazza!》Urlò dandogli le spalle e prendendo a correre.

Ottavio si sentiva sicuro della scelta appena fatta. Non era la prima volta che lasciava i suoi soldati ad autogestirsi , lui voleva informare di persona il nipote del pericolo in agguato.
Prese a correre lungo il lato della via , in penombra , ormai la luna si stava alzando e l'armatura luccicava delle ultime luci del sole e delle prime luci notturne.
Aveva quarant'anni ed era ancora in forma , seppur una corsa di quella durata , soprattutto con un equipaggiamento completo da legionario , sarebbe stata faticosa , non avrebbe dovuto stancarsi troppo. Avrebbe dovuto combattere anche per quella notte.

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