Faccia tosta
《Datti una mossa Pinco! Non possono essere lontani!》
《Centurione! Non sono mica Mercurio!》rispose ansimante il tiratore.
Ancora altri passi nella foresta , altri passi avanti verso la loro meta.Man mano che si avvicinavano le urla dei soldati si sentiva sempre più chiaramente , finchè , giunti sull'apice della collina che dovevano sorpassare , videro di fronte loro una dozzina di arcieri celti bersagliare il campo in cui infuriava un'atroce battaglia.
Con un cenno della mano , portata sulla bocca , invitò il compagno al silenzio.
L'amico prese in mano l'arco e incoccò una freccia , tenendo nella stessa mano un'altra freccia pronta a sostituire quella che partirá.
Marco sorrise. Claudio aveva sempre avuto una certa vanità che andava a braccetto con il suo esibizionismo. Nulla poteva tuttavia negare che fosse un sagitario dall'abilitá impareggiabile. Marco si avvicinò alle spalle di due arcieri gallici.
Fece un movimento della mano , segno che fece partire una freccia all'arco del legionario , seguita rapidamente da un'altra , entrambe andate a segno contro le schiene di due arcieri , vestiti solo da abiti leggeri , quindi la freccia non ha incontrato ostacoli.
Marco , prima che i galli potessero reagire , fece scontrare le teste dei due celti di fronte a lui , facendoli crollare svenuti entrambi.
Gli altri ribelli si voltarono verso di loro.
《Salve! Bella giornata vero?》disse Pinco puntando verso di loro le sue frecce.
Uno di loro bofonchiò qualcosa in gallico , poi tutti gli arcieri rimasti si scagliarono verso di loro , disarmati , eccezione fatta per un paio di loro che avevano sguainato dei pugnali.
Iniziò una rissa furibonda. Marco si trovò ad affrontare cinque barbari inferociti che graffiavano , calciavano , sferravano pugni , mordevano pure.
Fortunatamente l'armatura attutiva la maggior parte dei colpi. Dopo i primi attacchi un paio di loro , osservando le nocche sanguinanti , indietreggiarono intimoriti come predatori di fronte a una preda troppo forte.
Il gladio compì il suo dovere , eliminando due avversari , i restanti tre si voltarono e inziarono a correre verso la foresta.
Intanto anche l'etrusco lottava contro i suoi avversari.
Marco , mentre lo osservava , pensava che dovesse aver imparato a combattere in quel modo dalle risse a cui diceva di aver spesso preso parte.
Di fronte a lui si trovavano due galli , entrambi armati di pugnale che menavano fendenti a destra e a sinistra. Pinco , dimostrando di possedere dei riflessi e un senso dell'equilibrio felini evitò le sferzate letali piegandosi all'indietro , a destra , a sinistra.
Con l'arco che aveva in mano colpi alla tempia uno dei due rivali , facendolo indietreggiare in un grugnito. Il secondo barbaro , distratto nel guardare il compagno viene facilmente atterrato con due calci alle ginocchia.Partirono verso il campo. L'acre puzzo del fumo si stava diffondendo per la radura , l'accampamento era stato dato alle fiamme , probabilmente si trattava delle loro scorte.
I due si gettarono nella mischia , proseguirono fino alle loro tende , dove si trovavano prima di partire per la perlustrazione.
Ottavio era fra i legionari che combattevano in quel luogo e , dando prova di molto coraggio , stava fronteggiando da solo quattro fedeli al giuramento , soldati dal morale e dall'abilitá eccezionali , discendenti degli arverni , solitamente costituivano le guardie personali del capo degli eserciti gallici.
I due nuovi arrivati fecero notare la loro presenza. Tre fedeli si voltarono , ruggendo feroci. Ottavio indietreggiò nella tenda sotto i colpi di uno di loro.《Pinco , lasciali a me. Non puoi far nulla contro quelle corazze.》Ordina il centurione.
《Mi spiace Marco , ma ti ricordo che la dentro c'è la mia zuppa , e non voglio abbandonarla a questi predoni!》dice indicando il pentolino sul braciere in cui si trovava il maleodorante liquame.
《Claudio io...》non riesce a terminare la frase che il tiratore si era già lanciato come a difendere la sua pietanza. Un gallo si avvicina al centurione mentre gli altri due se la prendono con il sagitario.
Il guerriero di fronte all'Aquila , dopo un grugnito di rabbia , si lancia in tre fendenti che il romano para tutti con lo scudo. Il celto si scaglia con tutto il peso contro lo scudo di Marco , facendolo indietreggiare di qualche passo. Altri tre colpi di spada , tutti prontamente bloccati o evitati.
Il ribelle abbaia qualcosa in celto , probabilmente un insulto verso il latino.
Mentre un ennesimo affondo arriva , il legionario lo intercetta con lo scudo e alza il braccio , scoprendo il torso del nemico. Inginocchiandosi ,con un colpo deciso , trapassa l'armatura del rivale.
Si alza ad osservare l'arciere.
Pinco stava saltellando sul posto , pieno di energie e vita mentre i due avversari sembravano stremati , tutti e due stanchi e boccheggianti.
Uno dei due alza la spada in un fendente verso il basso.
Il tiratore , con l'arco , sbatte a terra la lama e poi , con il medesimo oggetto , aggancia la pentola per il manico e , con un movimento naturale , in un percorso arcuato , la sbatte in testa al fedele che , in un suono metallico quasi comico , cade di lato , sporco di zuppa.
L'amico del colpito , leggermente stupito di quella mossa inaspettata , inizia ad affettare l'aria , mancando ogni volta il bersaglio.
Questo , portando la mano nella faretra dove tiene le frecce , ne estrae una e , nell'intervallo fra un assalto e l'altro la pianta nella gamba sinistra del guerriero che grida addolorato.
《Così impari a predertela con uno più piccolo di te , barbaro.》Lo sbeffeggia voltandosi , vedendo però che il secondo energumeno si è rialzato e gli punta la spada alla gola.
《Mi rimangio ciò che ho detto.》sussurra sorpreso mentre anche il secondo compagno si rialza tenendo la mano sulla coscia.《Ehi! Voi due!》Urlò Marco.
Il gallo che reggeva la daga si distrae e Pinco , con una finta cortesia su spiega《Il dovere mi chiama. Me lo presta vero?》disse afferrando la mano del celto e portandola verso lo stomaco del fedele intento a stringere la gamba. Poi , con una gomitata , colpisce al viso anche il detentore dell'arma.
《Buona la zuppa eh?》Chiese ironico all'ultimo barbaro neutralizzato.《Grazie Marco , ammetto che mi sei stato d'aiuto. Ma abbiamo perso una cosa molto importante in questo scontro.》
Il centurione lo guardò interrogativo.
《Come non capisce? La mia zuppa! La mia pietanza non potrà più essere gustata. Non credo mi verrà mai così un'altra volta.》mugulò l'arciere.
Marco si limitò a sorridere senza commentare visto che avrebbe potuto offendere i sentimenti del biondo e preciso etrusco.
Dalla tenda uscì Ottavio.
《Ottavio stai bene?》Domandò l'aquila. 《Non preoccuparti , nemmeno un graffio.》rispose l'evocato. 《Ma ora andiamo》proseguì《la battaglia non è ancora finita》
Sì diressero verso lo spiazzo centrale dell'assembramento di tende.
Il combattimento di era placato , gli scontri ora erano limitati alle mura di legno della base romana.
Giunsero alla loro meta:un nitrire agitato e delle urla furibonde attirarono la loro attenzione.
Victorius , a cavallo di un destriero bianco , incapace di reagire , stava venendo trascinato a terra da un gruppo di lancieri nobili.
Il Magister cadde da cavallo e battè il capo , svenendo.
《Victorius!》Urlò preoccupato lo zio.
I lancieri si voltarono verso di loro mentre altri portavano via con loro il cavallo e il generale privo di sensi.
Lo scontro fu breve , i galli parevano ben armati ma non eccessivamente abili , il che garantì ai romani una facile vittoria.
《Victorius... Dannazione...》pianse Ottavio.
《Lo ritroveremo Ottavio , non ti preoccupare...》Lo rassicurò l'altro centurione.
《Va bene , ma ora , chi dirigerá la Legione senza di lui?》
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Roma Invicta
Historical FictionLa storia di un centurione romano dell'esercito di Ottaviano Augusto che, coinvolto in intrighi e complotti, fra battaglie e duelli, si troverà a scardinare una letale congiura che si sta ordendo alle spalle del triumviro. Fra miti e leggende di Rom...