Capitolo XX

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La caccia

Gli inseguitori si inoltrarono rapidamente nella foresta , intenzionati a braccare le loro prede.

Marco e la sua coorte si trovavano nella zona più occidentale del bosco , tant'è che che se ne poteva notare il limitare.
I nemici si trovavano poco davanti a loro , invisibili , se ne potevano sentire i passi veloci e le urla preoccupate.
Senza fermarsi , scavalcando un tronco , proseguirono la caccia , intenzionati a non lasciare superstiti.

I rumori cessarono.
Marco si arrestò , dietro di lui i suoi legionari proseguivano senza dargli attenzione.
Il centurione alzò il braccio con un pugno serrato in aria , i soldati si arrestarono.
L'ufficiale scrutava i dintorni in cerca di armature bluastre.

Sentì un urlo dietro di lui , a destra.
Si voltò , vide un legionario di Pompeo sopra ad un'aquila a terra , pronto a finirlo con un calcio sul collo.
Un rumore orrendo si manifestò quando il ginocchio dell'agressore calò sul collo della vittima.
Il legionario lanciò un secondo grido e l'oltretomba parve materializzarsi in quella foresta.

La Coorte era stata circondata in pochi istanti , rimasta separata dal resto dell'esercito, avrebbe dovuto sopravvivere da sola.
Marco si gettò nella mischia.
I nemici erano numerosi ma poco abili. Per lo più giovanotti senza esperienza , arruolati per necessità e che si sono offerti per sopravalutazione.
Un guerriero si lanciò verso di lui con la spada alzata , iroso , deciso a porre fine al centurione.
Senza scomporsi Marco si lancia verso di lui a testa bassa con il gladio ad altezza del busto , trapassando l'agressore e neutralizzandone l'assalto. Sfila la spada aiutandosi col ginocchio in tempo per essere di nuovo coinvolto in combattimento , questa volta partito svantaggiato colpito da un calcio a mezz'aria.
Il suo secondo sfidante era anch'egli giovane e in forma , aveva preso la rincorsa e usato un tronco caduto come trampolino per colpire il centurione con una ginocchiata mentre si guardava attorno.
Il giovane che spostava il peso da una gamba all'altra continuamente , senza dare spazio all'aggredito si lancia di nuovo verso di lui con lo scudo alto , deciso a non fare l'errore del compagno ucciso poco prima.
Marco si sposta di lato e non appena il legionario gli passa affianco incoraggia la sua corsa spingendolo verso un albero possente e largo.
Quest'ultimo incespica in avanti e sbatte contro il tronco muschioso , tenta di voltarsi il prima possibile ma il cacciatore è stato fulmineo , si è come materializzato alle sue spalle e non appena si trovano faccia a faccia Marco preme lo scudo contro il torace del giovane , mettendolo con le spalle contro il tronco e eliminandolo con un colpo di spada alla gola.

Il centurione si volta pulendosi il viso del sangue delle prede catturate e nota che i suoi soldati stanno tenendo botta contro il nemico che nonostante l'effetto a sorpresa non sta riuscendo a sopraffarli.
Marco vede un giovane centurione in armatura blu che sta per finire una delle sue aquile a terra.
Scatta attraverso la foresta , facendo slalom fra gli alberi e i soldati , saltando un tronco caduto si trova affianco al carnefice che viene sbalzato di lato dalla carica del principes.
Il soldato in armatura blu si rialza , deciso a dare battaglia , alza lo scudo di fronte a se e la spada alta sopra esso.
Marco sapeva che questo non era un avversario come un altro. Un centurione era promosso , se non per la classe sociale , per l'abilità nel combattimento e gli onori guadagnati in battaglia.
L'avversario aveva un armatura da principes e a Marco pareva di rivedere se stesso poco dopo la promozione.
Erano leggermente isolati dal fulcro della battaglia e quello si prospettava essere un duello alla pari e senza interruzioni.
L'avversario si mosse per primo. Un affondo rapido costrinse il romano ad indietreggiare. Un fendente arriva fulmineo seguito da un altro , entrambi parati dallo scudo rettangolare di Marco.
Marco passò al contrattacco , usando lo scudo per spostare il gladio e impedendo al giovane di usarlo , con la spada tenta un affondo che viene prontamente evitato dal ragazzo.
Quest'ultimo indetreggia di un paio di passi e alza ancora una volta la guardia , pronto a ricevere e infierire altri attacchi.
Marco sta fermo immobile , deciso questa volta a sfruttare a sui vantaggio eventuali errori dell'avversario.
Quest'ultimo, vedendolo intenzionato a non muoversi comincia a girargli attorno , il nostro centurione sempre a fissarlo , senza dargli mai le spalle.
Il rivale si avvicina lentamente , come un gatto ad un canarino , l'arma sempre alta sopra lo scudo.
Il gatto prende a correre verso il canarino , spiccando un salto all'ultimo , l'artiglio alto.
Marco alza lo scudo , intercetta il colpo e , anziché usare la spada preferisce testare il nuovo gambale , il cui spigolo acuminato va ad infrangere l'armatura dell'agressore. Il giovane indietreggia intimorito da dolore allo stomaco.
Marco , non lo attacca , lasciandogli il tempo di indietreggiare.
Il centurione riflette per un istante sulle sue ultime scelte: perchè anziché assestare un colpo letale con la spada ha preferito semplicemente contrastare l'altro centurione? Perché ora gli stava lasciando il tempo di arretrare senza incalzarlo w porre fine a quel duello? Non lo sa. Forse perchè vuole dimostrare la sua superiorità, forse perché gli ricorda lui , forse semplicemente perchè gli dei lo pretendono.
Il nemico sanguina dallo stomaco , ma non pare essere una ferita grave , alza nuovamente le armi , determinato a continuare a lottare.
Ricominciano quella sorta di danza , quel movimento circolare che viene naturale ai duellanti.
Scattano in sincronia , scudo contro scudo , inizia un tiro alla fune al contrario , l'uno intenzionato di sbilanciato l'altro.
Marco inizia ad avanzare , costringendo l'altro centurione ad abbassarsi gradualmente sotto la pressione.
Il temporaneo perdente si trova ormai inginocchiato , disperato cerca una soluzione a quella situazione critica.
Marco , improvvisamente non vede più nulla , accecato dalla polvere che gli è stata lanciata negli occhi.
Addolorato , barcolla all'indietro finché la vista ,quasi per miracolo , torna dal suo proprietario.
Il nemico , come per ricambiare la pausa di prima , non assale Marco mentre è oro , forse per ricambiare la seconda chance lasciata prima.
Un'altra fase di stallo. Marco e l'avversario si limitano ad osservarsi l'un l'altro , come per leggersi nel pensiero e scoprire la mossa reciproca.
Il duellante , per istigare ed intimorire Marco comincia a battere la spada sullo scudo , cosa che nel linguaggio legionario significa "fatti sotto" "non ho paura".
Il centurione accoglie la sfida.
Si lancia in corsa , lo scudo alto , la spada sopra di esso. Questo , però si arresta poco prima del nemico che prontamente fende l'aria a vuoto , Marco abbassato spazza la terra sotto le gambe dell'avversario facendolo cadere a terra.
Il giovane è a terra inerme , la spada di Marco puntata alla gola.
《Forza! Uccidimi! 》urla l'uomo a terra.
Qualcosa a Marco diceva di lasciarlo vivo.
《Non è questo che gli dei vogliono. Non oggi.》 Disse.

Marco se ne andò , lasciando il ragazzo con una faccia stupita dalla sua enigmatica risposta.
Tornato dalla sua coorte il combattimento ormai era terminato.
Le perdite sono state limitate , una dozzina di morti contro un paio di centinaia.
Ancora una volta la qualità aveva contato più del numero.

《Usciamo da questa foresta ragazzi.》 Ordinó Marco ai suoi principes.

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