Capitolo LXII

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Tristezza

《Avanti! Incendiate tutte le navi! Non devono lasciare il porto!》Urlò Victorius.
Marco era assieme alla sua coorte , tornato a comandarla da centurione.
《Voi! Andate verso il molo centrale! Catturate Emilio VIVO!》Ordinò il Magister sottolineando l'ultima parola con un tono forte della voce.

Dei Cavalieri armeni scorazzarono fra le linee di legionari. In mezzo a loro un uomo avvolto da un mantello scuro scrutava il molo centrale in cerca di qualcosa.
Marco ne riconobbe i lineamenti.
Massimo.

《Avanti! Al molo centrale!》Ordinò Marco alle sue aquile.
Avanzarono lottando contro i difensori , fra cariche , affondi e contrattacchi. Senza rendersene conto erano penetrati all'interno della formazione nemica ed erano in quel momento isolati dal resto dell'esercito.

Marco vide il Magister smontare da cavallo e accingersi a salire su una nave.
《Voi copritemi le spalle! Io devo fare una cosa.》informò il centurione.

Gli armeni la vicino lo notarono avvicinarsi. Due di loro iniziarono a prendere la mira. Scoccarono le frecce. Entrambe colpirono lo scudo.

Marco continua a correre verso il suo bersaglio. Passando fra i due tiratori , li abbatte con il gladio , ferendo uno e trapassando la gola dell'altro.
Si inerpica sull'asse che porta alla nave e si trova faccia a faccia con l'assassino.

Il Magister ha estratto il gladio , deciso a dar battaglia.
Marco lascia cadere lo scudo per affrontare l'avversario ad armi pari ed impugna la spada come fosse un'arma a due mani.
Il generale , mostrando evidenti segni di tensione , sembra riconoscerlo mentre il centurione gli si avventa addosso.

Un primo fendente si conclude con un incrocio delle due lame e viene risolto con un pugno diretto al viso dell'aquila. Questo indietreggia passando una mano sul labbro rotto.
Un secondo assalto del legionario gli è questa volta favorevole. Il suo primo affondo viene evitato ma una ginocchiata prontamente sferrata fa piegare in due io generale che viene poi facilmente disarmato da Marco che , semplicemente , ne sfila il gladio dalle dita. Un gomitata sulla schiena costringe lo stratega ad inginocchiarsi mentre il centurione , con entrambe le spade in mano , gli girava attorno come un avvoltoio.

《Che aspetti centurione? Uccidimi. Potrebbe mai cambiare qualcosa della tua vita questo fatto? Uccidimi!》disse Massimo.

Un rumore di passi giunse alle loro spalle.

《Sei un assassino come tutti i tuoi compagni e i tuoi superiori. Siamo tutti assassini , noi compresi. Abbiamo ucciso donne , vecchi e bambini che non meritavano nulla di tutto ciò. Uccidimi! Sarà il modo migliore per espiare i miei peccati!》proseguì il prigioniero mentre delle navi da guerra gli passavano affianco.

La spada si alza al cielo.
《Marco! Fermo!》grida la voce di Victorius dietro di lui.
La lama si blocca.
《Non farlo.》gli intimò il dux.
《È un assassino! Hai sentito!》ribattè Marco.
《Questo non significa che tu lo sia già! Risparmialo , ora. Tornerá con noi a Roma , dove sará giudicato e condannato , per crimini contro la repubblica! Allora , sará tutto tuo!》rispose il condottiero.

Mentre i due soldati discutevano sul da farsi , Massimo ammirava le navi da guerra passare li vicino.
Una , poi due , poi tre , la quinta nave fu per lui come un fulmine. Il figlio , Emilio lo guardava sconsolato , triste , rammaricato per la sua impotenza in quella situazione. Affianco a lui Viza , in lacrime , commossa , non per la paga appena sfumata , ma per la stima e l'affetto che provava verso quell'uomo.
Massimo sentì le lacrime riempirgli gli occhi , il viso divenire pesante , si voltò pronto alle conseguenza delle sue azioni , pronto ad accogliere il suo destino.

《Lascia quelle spade centurione! È un ordine!》furono le ultime parole che Massimo sentì.

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