Capitolo LIV

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Il colosso

Massimo stava ammirando , dalla prua della nave , l'enorme statua. Il colosso di Rodi , costruito alcuni secoli prima , si stagliava in tutta la sua mastodontica magnificenza in contrasto con l'azzurro cielo estivo.
Il vecchio Magister , con una specie di sorpresa , vide apparire al suo fianco Viza. La donna era splendida. Il viso scuro baciato dalla luce dell'alba , contornato da quegli splendidi capelli neri , era uguale alla prima volta che il l'uomo l'aveva vista a Roma , poco prima di congedarsi , probabilmente per sempre , dal Princeps. I due ammirarono la statua , intimoriti dalla sua straordinaria mole , nel mentre gli passavano sotto per entrare nelle mura portuali della cittá.
《Magister... non crede sia meraviglioso ciò che l'uomo è capace di fare?》Domandò l'anatolica. Massimo , alzando lo sguardo e contemplando la statua per qualche istante , abbassò poi il capo , saziando la curiosità di Viza con le sue idee.
《L'uomo è il più grande costruttore di questo mondo. Ma è anche il più grande distruttore. Se vuole coglierne i significati più profondi li colga.》disse l'ex comandante.
La donna lo osservò. Massimo provava rispetto per quella persona. incrociare il suo sguardo gli provocava come una scossa , lo smuoveva da un torpore quotidiano , ogni volta che la guardava negli occhi era come la prima volta.
《Viza. Mi prometta che se dovesse succedermi qualunque cosa , informi il Primus. E se sarò fatto prigioniero , conto su di lei per assicurarmi una morte rapida , anche se non spero ciò debba accadere.》le ricordò Massimo.
La donna lo osservò. Anche lei gli si era affezionata in quei giorni. 《Non credo ci riuscirei Magister.》ammise la prezzolata. 《Lei deve. È un mio ordine. Ottaviano non ha forse detto che la mia volontà equivaleva alla sua?》
La donna si voltò continuando ad osservare la statua che era ormai lasciata alle loro spalle.

《Ammiraglio! Siamo in vista dell'isola! Cosa facciamo? Assaltiamo il porto?》Domandò Quinto. Emilio guardò il colosso , di fronte a loro.
《No. Entriamo in cittá a gruppi. Se nascondiamo le armi e tutto il resto dovremmo riuscire ad entrare e prendere il centro abitato senza spargimenti di sangue eccessivi. E poi , mi rammaricherebbe dover distruggere una tale meraviglia come le mura di Rodi》li contestò il giovane dagli occhi gelati.

《Ecco Magister. Questa sará la nostra dimora per un po di tempo.》Lo informò Viza poggiando sul pavimento di legno chiaro la sacca che portava con sé.
Massimo , dopo una rapida occhiata a quella umile abitazione , poggiò anch'egli per terra il baule che trasportava.
《So che è abituato a ben altri lussi Magister , ma...》disse Viza iniziando a giustificarsi poi interrotta da Massimo che l'aveva zittita poggiandogli una mano sulla bocca. L'uomo estrasse dal fodero una daga , mettendosi in guardia. Delle scale li vicino portavano ad un piano più alto.
《Che succede?》sussurrò la pontica.
《C'è qualcuno qua sopra》la avvertì il suo protetto che era diventato protettore. La donna sguainò un pugnale da sotto il mantello.
Cominciano a salire dolcemente le scale , Massimo per primo ,seguito dalla sua guardia del corpo. I passi rimbombano nelle loro menti come tuoni , come quando nella notte ogni suono è accentuato dal silenzio. Il cuore del generale accelera il ritmo del battito. La presa sulla spada corta si stringe sempre di più.
Una leggera brezza arriva dalla porta a cui si avvicinano. Sentono dei passi frettolosi e poi nulla. I due allertati superano la soglia del secondo piano e di fronte a loro trovano solo una stanza arredata e una finestra aperta.
《Chiunque fosse è scappato.》intuisce la donna. Massimo , non ancora convinto entra in una stanza li affianco mentre Viza si affaccia alla finestra.
La stanza è vuota non c'è altro che un letto e una seconda finestra. Le pareti color senape si attonavano con il legno chiaro del pavimento.
Un rumore rocambolesco giunge dalla stanza in cui la donna era stata abbandonata alla finestra. Un rumore metallico lo esorta ad affrettarsi a tornare sui suoi passi.

Una figura nera avvolge le spalle della mercenaria , puntandole un coltello alla gola. L'uomo , biondo , una cicatrice sulla guancia , minacciava la serva osservando il nuovo arrivato.
《Butti l'arma se le è cara la vita di questa donna.》gli impose lo sconosciuto. 《Ah , stupido! Pensi che la mia vita valga qualcosa per lui? Io sono solo un mercenario e niente più. Sono pronta a morire , ne sono consapevole!》disse l'anatolica.
Massimo si bloccò. Purtroppo per lui la sua compagna si sbagliava. Lei per lui era importante , lo era stata dal suo primo incontro. Si era rammollito? Qualche mese prima non avrebbe esitato a sacrificare una legione per aver salva la vita. E ora invece...
《Getti l'arma! Subito o Dovrá dirle addio!》gridò l'incapucciato riportandolo alla realtà.
Il Magister lascia cadere l'arma. La donna lo guarda stralunata , incredula bel vedere ciò che aveva appena fatto il suo protetto mentre l'assassino la rinchiudeva in una stanza dietro di lui.
Massimo era in ginocchio , pronto ad accogliere il colpo mortale. Poi un colpo incredibile giunse e squassò l'intero edificio mentre una calda luce lo ammgliava dalle sue spalle.

《Che diamine fa quella nave? Perchè ha sparato? Dannazione! 》Urlò Emilio.
《Dovrò provvedere. Nessuno può permettersi di fare di testa propria maledizione!》sfuriò come impazzito il Magister Classes.

Massimo si alzò rapido , approfittando dello scombussolamento del suo aggressore , cingendolo alla cintura e sbattendolo a terra. Questo , con le spalle al muro , cominciò a colpirlo senza sosta con le mani , finchè Massimo non riesce a raccogliere il pugnale che poco prima brandeva la sua accompagnatrice e a conficcarlo nel fianco del nemico. Questo , con un grido di dolore , respinge il vecchio verso una voragine che si era creata nel pavimento della casa a seguito dell'impatto. Intontito , mentre prova a rialzarsi , viene nuovamente sbattuto a terra da un calcio dell'uomo in nero diretto sullo sterno. Con un'altro calcio fa perdere la presa sull'arma al generale.
Poi , con forza e brutalità , si inginocchia su di lui , afferrandolo con le mani al collo , comincia a trascinarlo verso la fossa fiammeggiante che si era creata nel pavimento di legno chiaro pochi istanti prima.
Massimo , dimenandosi , non ottiene altro che scatenare la reazione del suo carnefice che preme maggiormente le dita sul collo , aumentando la sensazione di soffocamento. Giunti sull'orlo del baratro l'assassino rialza su due piedi il vecchio. Infine oppone forza sul collo , sbalzando la vittima verso l'inferno di fuoco sotto di loro.
Massimo , cadendo , afferra le braccia dell'uomo tentando di trascinarlo. Questo , tirandosi indietro , tira con sé anche l'altro che con una specie di rincorsa si lancia contro l'ammantato nero. Con un pugno gli fa perdere l'equilibrio. Continuando a colpirlo con calci , gomitate e pugni lo afferra per il mantello e con uno strattone deciso lo scaglia verso un'asse di legno appuntita. Questo , senza speranza di frenare la sua corsa viene infilzato nel petto dal pezzo di abitazione , trapassato dal legno , dopo pochi istanti di sofferenza , si ferma per sempre. Tornando alla realtà e rendendosi conto di essere appena scampato alla morte , ode le urla di Viza nella stanza in cui era stata rinchiusa.
《Stai indietro!》grida l'ex comandante. Inizia a colpire la porta a spallate , ottenere risultati. 《Viza! Resta sveglia!》Ordinò l'uomo senza sentirla più gridare 《Viza! 》insistette. Guardandosi attorno cerca un modo per forzare l'entrata o comunque per entrare nella camera. Indietreggiando di qualche passo , vede che un punto , piuttosto in alto , delle mura di quell'alloggio erano brecciate , tanto da permettere ad una persona di attraversarlo. Arrampicandosi su assi di legno e detriti causati dal crollo inizia a tossire. Porta le vesti sul viso , per coprirle dall'odore acre del fumo. Riesce a entrare nella camera , dove vede la donna a terra , svenuta.
Le fiamme stavano divorando la pavimentazione e non avrebbero retto a lungo. Cade sul pavimento che cigola pericolosamente.
Afferra uno sgabello e tenta di forzare la porta , senza risultati. Il crollo deve averla bloccata impedendole di aprirsi.
Continua a guardarsi attorno. Vede una finestra chiusa. 《In assenza di meglio...》parlò fra se e se Massimo.
Afferrò la donna , tenendola sulle spalle e si avvicinò alla sua via d'uscita. Non appena le imposte si spalancarono un risucchiato d'aria fece tornare sui suoi passi l'uomo. Finita quella corrente improvvisa tornò verso la finestra. Sotto la casa si era ammassata una folla di curiosi e di persone che prestavano aiuto cercando di domare le fiamme.
Massimo iniziò a sbracciarsi. Le persone sotto di lui lo notarono. In greco poi disse《Aiuto! Prendete qualcosa di morbido! Ho una donna senza conoscenza con me!》alcuni uomini , udita l'invocazione d'aiuto , corsero verso un punto a sinistra , dove la vista del bisognoso d'aiuto non poteva arrivare. Dopo pochi secondi di tosse a calore , tornarono con un carretto su cui c'erano delle stoffe e dei tappeti.
《Che gli dei ci aiutino.》balbettò l'uomo. Afferrò la donna e la lasciò cadere sul carretto. Le persone la trassero subito in salvo , adagiandola su un angolo della via. 《Bene. E ora... via!》disse il vecchio lanciandosi.

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