Capitolo LII

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Il saluto

Si risvegliò in una stanza bruna.
La cura con cui era stato appoggiato su quel letto doveva essere stata tale che non ne avesse ricordo. Ancora stanco , cercò di ricordare cosa era accaduto. La vista era tornata quasi interamente , il fianco , al contrario , continuava a dolorare. Osservò il suo piccolo alloggio. la stanza era piccola ed ordinata. Da una finestra socchiusa penetravano il suono del mare e il parlottarr del popolo.
Ad un certo punto entrò una donna insieme ad un uomo , alto , la carnagione scura ma non troppo , le spalle larghe , una daga attaccata alla cintola. Entrambi parvero parzialmente sorpresi del fatto che fosse rinvenuto.

《Chi siete? E che ci faccio qui?》Chiese cercando conferme e non nuove domande. La donna parlò per prima , probabilmente perché il suo accompagnatore non conosceva il latino. 《Sì calmi Magister. È in un luogo sicuro adesso. Nessuno le fará del male. Le serve qualcosa?》
La donna era giovane , anch'essa di carnagione non chiara ma non allo stesso punto del suo compagno. I lunghi e ricci capelli neri erano raccolti in un'elegante coda che si abbandonava delicata sul collo della ragazza. Gli abiti non erano ricchi ma non era neppure da considerare una mera plebea. Forse figlia di un mercante benestante?

《Gradirei da mangiare e da bere》richiese l'anziano mentre si alzava dal letto. Notò che indossava ancora la tunica della prigione , macchiata di sporcizia da quando la aveva usata come cuscino sotto le ginocchia. Si vergognò dello stato in cui era stato inconsciamente sorpreso. I capelli grigi erano tutti spettinati , la barba ispido che doveva essere domata , gli abiti macchiati. Alzandosi provò una fitta sul punto della ferita che costrinse il viso a contorcersi in una smorfia di dolore misto a rabbia. La donna , incuriosita , gli si avvicinò e , con una delicata determinazione , alzò la tunica controvoglia del generale. Questa , scoperta la fasciatura malfatta , sbuffò indispettita.

《Avrebbe dovuto dircelo.》mugugnò mentre si alzava da lui. Lo stratega , un attimo confuso si domandò se si riferisse a lui o a qualcun altro.

I due visitatori uscirono , chiudendo la porta a chiave. Dopo pochi istanti Massimo tentò di rielaborare ciò che era accaduto in quelle ultime ore. Era stato salvato , o fatto prigioniero , a seconda dei punti di vista. Si avvicinò con andamento ciondolante alla finestra. Sbirciando fuori riconobbe le strade romane , la folla di patrizi , plebei , artigiani e commercianti la riempiva , mentre lungo i lati della via le bancarelle vendevano ogni tipo di bene.

Un rumore alle sue spalle lo richiamò alla realtà dei fatti. I due sconosciuti erano tornati. L'uomo rimase , come prima , in disparte ad osservare , mentre la donna appoggiava su un tavolo di legno chiaro degli abiti puliti e dei bendaggi. 《Sì spogli.》Ordinò la donna mentre armeggiava con le bende. Massimo , indispettito da quell'ordine giuntogli , per giunta da una donna rispose con un arroganza quasi infantile 《Perchè mai?》l'improvvisata infermiera lo squadrò da cima a fondo.
《Se vuole morire faccia pure , mi chiami se vuole altro.》disse questa voltandosi ferita nell'orgoglio. Massimo , mortificato di averla offesa , nonostante fosse il suo obiettivo , la richiamò , forse per dispiacere , forse per bisogno. Questa , dopo averlo fulminato con lo sguardo , torna preparare le nuove fasciature.
Il Magister , nonostante l'età , aveva un corpo tonico , forse non come quello di un qualunque giovane , ma era più in forma di molto altri suoi coetanei.
La sconosciuta , con calma e delicatezza eccellenti , levò benda dopo benda , lentamente , con cura di non procurare fastidio al paziente. Non appena la stoffa intrisa di sangue fu tolta , Massimo poggiò lo sguardo sulla ferita. Era una piccola fessura nel fianco destro , non pareva grande , ma doveva essere profonda , visto che il dolore si propagava fino all'ultima costola.

L'operazione si compì , grazie alla pazienza di entrambi , nel giro di mezz'ora. Il comandante , godendosi la sua nuova fasciatura , si poggia seduto sul giaciglio.
La donna dai lunghi capelli scuri si alzò tenendo con sé le vecchie stoffe sporche.
《Sì vesta Magister. Fra non molto avrà visite.》L'uomo inarcò le sopracciglia , sorpreso da tale notizia. Chi poteva essere? Solo il tempo gli avrebbe dato risposta.

Trascorse un'ora , forse due. Il generale stava pensando se iniziare o no a scrivere le sue memorie quando , improvvisamente , la porta si spalancò , permettendo l'ingresso di un uomo dal viso famigliare. Gli abiti bianchi , la figura alta e definita , i capelli bruni come la stanza , il portamento elegante potevano appartenere ad un solo uomo.

《Primus!》disse sorpreso il generale.
Ottaviano lo zittì , appoggiando la mano sul viso dell'anziano. 《Nessuno sa che sono qui. E gradirei se così seguitasse ad essere.》Lo implorò il sovrano. 《Primus , che ci fa qui?》Domandò Massimo abbassando il tono di voce , ricomponendosi.
《Le salvo la vita generale. Mi pare ovvio.》esordì l'imperatore. 《Ingaggiare gli anatolici è sempre una garanzia , ha mai provato?》Disse Gaio Ottavio abbozzando un vago sorriso sulle labbra. Poi proseguì 《Stia pronto. Domani all'alba partirá.》Lo avvisò il Princeps. 《Per dove?》Chiese il dux , la cui curiosità era nata spontanea come la voglia di scoprire la sua prossima dimora. 《Rodi , generale. Rodi.》ribadì il Primus. 《Sono spiacente che non potrà godersi le restanti settimane di ludii. Tra non molto assistirò ad un incontro di lotta greco-romana fra un certo Zedda e il celebre Sonio , conosciuto come Eracle. Vuole che punti qualche sesterzo per suo conto? Glie li farò avere prima della partenza.》propose ammiccante il sovrano. Massimo , educatamente , rifiutò. 《Mio signore. Perchè salvarmi?》Domandò curioso il generale. 《Magister , oltre al fatto che lei non ha mai avuto colpe , oltre il fatto che lei mi è sempre stato fedele , si ricordi:"Il nemico del mio nemico è mio amico."》

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