Capitolo LXXVII

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Sesto rapporto da Antiochia

Battaglia di Antiochia

Il contrattacco è iniziato all'alba dell'ottantaduesimo giorno di assedio.
Le forze navali sono sbarcate e hanno colpito alle spalle l'esercito parta , che ha abbandonato la zona meridionale delle mura , permettendo alle nostre truppe di schierarsi fuori dalla fortezza.
Tremila legionari e un distaccamento di trecento cavalieri si sono mossi verso la zona orientale delle mura , liberando anche esse è aprendo un varco sufficiente a scacciare completamente gli assedianti dalle mura.
A questo punto , la Legione ha preso posizione fuori dalle difese di Antiochia , rendendo un assedio una battaglia campale.
L'estrema mobilità dell'esercito basato sulla cavalleria del Re di Ircania lo dava per favorito.
La formazione assunta dalla legione era la seguente.
I seimila legionari erano suddivisi in tre grandi gruppi di duemila soldati l'uno , distanziati l'uno dall'altro di circa trecento passi.
I seicento cavalieri erano anch'essi divisi in tre gruppi , due da centocianquanta cavalieri lungo i fianchi e trecento dietro la formazione centrale. Le nostre forze potevano inoltre usufruire del supporto di seicento ausiliari , opliti greci , inviati insieme ai rinforzi da Marco Antonio , oltre che all'ovvia artiglieria posizionata lungo le mura , anche se per poterla usare si sarebbe dovuto attendere che i nemici si avvicinassero ad almeno duecento passi delle nostre formazioni.
Secondo le stime dei nostri esploratori , il nemico poteva contare su oltre quattromila cavalieri , tra cui catafratti battriani , cavalieri di Media , lonchophoroi persiani , oltre agli ovvi schermagliatori armeni.
I restanti tremila elementi erano prevalentemente peltasti , supportati da piccoli distaccamento di lancieri e opliti orientali.
Il nemico era schierato nella gola che si formava fra due colline ad oriente della città. Dal campo si poteva notare solo le formazioni in quel punto. Si scoprirá poi che alcuni lonchophoroi erano schierati sopra le colline.

La battaglia campale è iniziata quando il sole era già alto.
La formazione parta avanzò al passo di marcia verso le posizioni alleate.
Ovviamente , per poter poi usufruire del supporto delle baliste , la Legione mantenne la posizione.
La cavalleria legionaria iniziò le manovre offensive. I due distaccamenti sui lati si mossero cercando di tenere larghe distanze lungo i fianchi nemici.
I parti tentarono di intercettare la cavalleria con un gruppo di catafratti , senza successo a causa della pesantezza delle corazze che ne penalizzò pesantemente i movimenti.
Non appena la cavalleria parta si trovò a centocinquanta passi dalle nostre postazioni il fuoco di artiglieria della fortezza iniziò , scatenando scompiglio fra le linee nemiche. I primi colpi piovvero nel centro dello schieramento avversario , danneggiando gravemente i loro tiratori a cavallo. Si stimò che i colpi di balista inflissero perdite pari a settecento uomini. Un risultato incredibile , senza neppure iniziare lo scontro vero siamo riusciti a decimare la loro armata.
La fanteria ausiliaria armata di lance e picche era posizionata di fronte al nostro esercito , in formazione a testuggine difensiva. Non appena la schermaglia iniziò l'intera legione assunse la formazione a testuggine.
I tiratori a cavallo , i peltasti e gli arcieri parti iniziarono a tempestare di proiettili i nostri legionari. Inizialmente usufruirono di frecce normali. Poi passarono a frecce sonore , intagliate e provviste di piume e punte che al lancio scatenavano un suono infernale , simile alle urla adirate di incubi.
Terminate anche queste frecce dal maledetto sibilo , usarono frecce pesanti , dardi dalle grosse e pesanti punte , forgiate appositamente per avere un forte contraccolpo e perforare gli scudi. Alcuni legionari caddero per via dell'impatto di questi proiettili , altri persero lo scudo. Dopo anche queste frecce i parti adoperarono le frecce incendiarie. Non causarono gravi danni , ma il calore e la vista del fuoco , oltre ad innervosire i cavalli nelle retrovie dello schieramento centrale , accentuò anche la tensione dei nostri legionari.
Termina la schermaglia e i cavalieri e i tiratori parti si ritirarono. I catafratti avanzarono lungo i fianchi , tentando un aggiramento ma vennero bloccati dall'intervento della cavalleria legionaria rimasta nelle retrovie. La fanteria nemica avanzò di corsa verso le nostre posizioni , scontrandosi con esse. L'assalto frontale non fu un grosso problema , almeno finchè i catafratti a alcuni cavalieri della media non riuscirono ad aggirare il blocco passando in mezzo a uno dei due varchi lasciati fra i tre gruppi. Il rapido intervento di una coorte di Evocati riuscì a limitare i danni di questi cavalieri.
I cavalieri legionari che il cui aggiramento sui fianchi aveva avuto successo caricarono alle spalle i nemici , distruggendo le squadre di tiratori e inducendo alla rotta l'esercito avversario , che si trovò ben presto inseguito dalla cavalleria.

Purtroppo , quella non era una ritirata , bensì un ripiegamento.
I lonchophoroi posizionati sopra le colline fuori dal nostro campo visivo sopra citati , con una rapida carica a sorpresa , circondarono la cavalleria legionaria. Costringendo la Legione ad affrettare il passo , intervenimmo , soccorrendo i soldati caduti nell'imboscata. Su seicento cavalieri rimasti bloccati ne rimasero circa duecento. Un duro colpo per la mobilità del nostro esercito.

Un secondo scontro diretto , vinto senza difficoltà , indusse una volta per tutte il nemico alla rotta.
Io , a capo della prima coorte , inseguii il Re Serace di Ircania e la sua guardia personale.
I tre grandi restarono tutti vicini al loro comandante , intenti a difenderlo. Grazie ai restanti cavalieri legionari riuscimmo a bloccare la loro ritirata e indurli ad uno scontro in corpo a corpo.

Mentre lo scontro stava volgendo a nostro favore , notai alcuni triarii osservare ed indicare la collina sulla nostra destra.

Controluce , scorsi che la sagoma della collina era a sua volta ricamata da innumerevoli sagome di innumerevoli cavalieri. Sicuramente non erano alleati.
Un gruppo di cavalieri , dalle splendide armature ferree e decorate con medaglioni d'oro scesero a metá della collina mentre un grosso gruppo di cavalieri si dirigeva verso di noi.
Ci allontanammo dalle nostre prede , osservando i cavalieri prendere posizione intorno a Re Serace , formando una barriera di metallo insormontabile. Rimasero ad osservarci senza attaccare.
Scoprimmo poi si trattava dei Cavalieri Reali , la guardia personale e regolamentare del Re dei Re. Vederli ed affrontarli era considerato un enorme privilegio ed onore.

Udimmo le urla di un uomo in lingua partica. Un centurione che lo conosceva mi si avvicinò e tradusse le parole che udivamo gridare da un uomo in mezzo a un grosso gruppo di Cavalieri Reali. Riporto qui le parole da me udite.

《Soldati romani! Sono Orode II , figlio di Mitridate III , Re dei Re , imperatore dell'impero di Partia! Sono qui giunto a capo di un'armata di dodicimila uomini , per reclamare queste terre in nome del mio sommo signore! Non vogliamo ulteriori spargimenti di sangue! Avete tre giorni per abbandonare questi territori! Se non lo farete , non indugeremo oltre e , senza nessuna pietá per i nostri nemici , vi uccideremo tutti! Uno ad uno! Avete avuto il mio avviso! Ricordate e seguite questo consiglio ed ordine!》

Dopo queste parole i cavalieri tornarono in cima alla collina. Le splendide bandiere violacee scomparvero lentamente dietro la collina , seguite dalle ombre delle migliaia di cavalieri.
I nemici si ritirarono dal campo , Re Serace compreso , scortato dai Cavalieri Reali.
Rientrano dentro le mura.

Ho dato ordine a tutti i soldati di riparare il più possibile le mura di Antiochia e preparare al meglio le nostre difese. La battaglia non era ancora giunta al suo epilogo.
Era solo all'inizio.

Centurione Tito

Roma InvictaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora