Capitolo 2: I'm not the guy in a bar anymore

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Alec non sapeva come fosse riuscito ad arrivare in orario a lavoro visti i quindici minuti di dolore che aveva passato reggendosi il piede dopo che il dito più inutile del suddetto arto aveva deciso di schiantarsi contro lo spigolo del comodino.

Appena arrivò in parcheggio ed ebbe sistemato la sua moto Ducati (perché muoversi in moto a New York era molto più efficiente che con la macchina!) notò subito un piccolo cambiamento. Essendo che si trovavano a New York e i medici dovevano essere sempre reperibili non molti usavano le macchine per giungere a lavoro. Molti, come Alec, si muovevano con delle moto oppure usavano i mezzi pubblici, oppure avevano comprato appartamentini letteralmente di fronte all'ospedale. Il parcheggio riservato al personale era dunque piccolo, non eccessivo e quindi notare un'Alfa Romeo Spider rossa non metallizzata con il tettuccio decappottabile fu molto semplice.

«La prossima volta che hai compagnia, potresti anche avvisare.» Alec sobbalzò e quasi gli cadde il casco di mano. Maggie. Quella mattina si era completamente dimenticato di Maggie!

La ragazza camminava a passo di marcia, ma c'era anche da dire che con quella falcata ridicolmente piccola che aveva Maggie camminava sempre a passo di marcia. In mano aveva il casco che usava dato che, di solito, andava e tornava da lavoro insieme ad Alec.

«Maggie, scusa. Stamattina ero...»

«Eri troppo impegnato a cacciare di casa il tipo che stanotte ti ha fatto urlare come una gallina a cui strappano tutte le penne.» A passo svelto Alec cominciò ad avviarsi verso la porta d'ingresso dell'ospedale, seguito da una saltellante Maggie.

«Vedo che zoppichi un po'. Ma sei riuscito a sederti sul sellino della moto? Sai, ho sentito che ti ha schiaffeggiato per bene.» Alec borbottò imbarazzato. Effettivamente sedersi sul sellino duro della moto era stato un vero e proprio strazio, come lo era anche camminare. Ad ogni passo non solo sentiva delle fitte dolorose risalirgli dal sedere fino alla schiena, ma sentiva anche la sensazione di avere il pene dello sconosciuto ancora dentro di sé.

«Maggie scusa...»

«Ti perdono solo se mi racconti ogni cosa. Ogni minimo dettaglio.» Maggie guardò l'amico, i suoi occhioni azzurri che luccicavano di una malizia birichina. Alec sbuffò e sentì le gote arrossarsi.

«Ehi ragazzi! Avete visto il macchinone qui fuori?» Una volta arrivati nel piccolo spogliatoio degli specializzandi, i due amici vennero letteralmente travolti da Dean Nelson. Dean era un tipetto simpatico e, per il bene di Alec, un bisessuale non molto intenzionato ad una relazione stabile.

«Sai di chi è?» Chiese Alec mentre si sfilava il maglioncino per indossare la solita divisa azzurro chiaro degli specializzandi. Dopodiché infilò i suoi vestiti dentro l'armadietto sotto lo sguardo orripilato di Maggie che aveva sempre da ridire sul non modo che aveva Alec di piegare i suoi vestiti.

«Non fare quella faccia, Mags! Sappiamo bene che su quegli addominali ci hai fatto più di un sogno erotico.» Dean avvolse un braccio attorno alle spalle di Maggie e la guardò con un sorrisetto strafottente. Dean era un bel ragazzo. Fisico palestrato ma niente di troppo eccessivo. Aveva dei boccoli castano chiaro che gli incorniciavano la testa come uno di quegli angioletti che di solito erano raffigurati negli affreschi dei grandi artisti. Ma erano gli occhi la vera perla di quel viso. Due gemme color smeraldo sempre vispi e allegri.

«Sai, Alec. Potremmo fare sempre una cosa a tre. Io posso occuparmi di Maggie e tu di me. Insomma, questa povera ragazza ha il diritto di godere almeno della vista del tuo corpo.» Alec fece un'espressione disgustata, ma quando notò che Maggie era pensierosa come se stesse prendendo in considerazione l'idea, il suo volto divenne oltraggiato.

«Non ci starai mica pensando?» Gracchiò con voce acuta Alec.

«Beh, non sarebbe una cattiva idea.» Bofonchiò Maggie mentre si massaggiava il mento con una mano.

Malec's AnatomyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora