Capitolo 49: Many types of discrimination hide a single fear: diversity

811 29 4
                                    

«Allora, Cecile arriva prima di pranzo in modo che tu possa andare a prendere Rafe a scuola e puoi lasciare qui Mirtillo. Prepara lei la pastina per Max e la pappa per te e Rafe. Tu non accendere niente, né fornelli né forno. Izzy, mi stai ascoltando?» Mentre finiva di sistemare i vestitini dei bambini appena usciti caldi e soffici dall'asciugatrice, Alec fissava la sorella che teneva in braccio il piccolo Max che continuava a giocare con il ciondolo rosso della sua collana.

Magnus e Asmodeo erano già in ospedale mentre Alec, per quel giorno, poteva andare più tardi dato che, visionando meglio le griglie, Asmodeo si era reso conto che il ragazzo aveva già raggiunto il numero di ore settimanali consentite. Alec non aveva intenzione di prendersi un giorno libero così Asmodeo aveva trovato un compromesso che, almeno per quel giorno, poteva andare in ospedale verso le undici anziché alle sei del mattino. Alec si era reso conto quella mattina di come la sua vita fosse totalmente cambiata. In precedenza, con un'occasione del genere, avrebbe passato la mattinata a letto a dormire. Invece adesso era un padre di famiglia. Si era svegliato con Magnus, aveva fatto colazione insieme ai suoi uomini. Poi, dopo aver accompagnato Rafe a scuola, era tornato a casa e si era messo a fare l'unica cosa che sapeva fare senza fare danni: la lavatrice. Era riuscito a fare ben tre lavatrici. Avere due bimbi piccoli pesava davvero tanto!

Poco più di mezz'oretta prima era arrivata anche Isabelle che avrebbe tenuto i bimbi mentre lui e Magnus erano a lavoro. Ma la sorella sembrava spenta. Non era vestita in maniera attenta e ricercata come al solito. Indossava solo un paio di jeans e una felpa che, vista la scritta Avengers davanti, doveva appartenere a Simon. Non era da Isabelle uscire di casa vestita in quel modo. Persino in palestra aveva delle tute firmate e sempre molto belle e aderenti che mettevano perfettamente in risalto le curve armoniose del suo corpo.

«Izzy, è successo qualcosa con Simon?» Era raro che Isabelle e Simon litigassero. Simon aveva un carattere molto gioviale e pacifista e, in genere, lasciava sempre sfogare Isabelle prima di dire la sua. Jace lo prendeva sempre in giro dicendo che si comportava come uno zerbino ma Alec invece trovava la strategia di Simon perfetta per una come Isabelle. Isabelle era una guerriera, fiera e autoritaria, molto simile alla madre in questo. Con lei nel momento della rabbia non ci si poteva ragionare. Così Simon la faceva sempre sfogare. Poi, quando la ragazza si era calmata, parlavano sempre pacificamente.

«Izzy?» Alec scosse appena la spalla della sorella che sembrava essere in un mondo totalmente a parte.

«Cosa? Hai detto qualcosa?»

«Izzy non te li lascio i miei figli se hai la testa così tanto tra le nuvole.» Cercò di scherzare Alec sorridendo alla sorella che però continuava ad avere quell'espressione terribilmente preoccupata. Cosa mai poteva aver combinato Simon?

«Izzy, che hai? E' successo qualcosa? Jace ed io dobbiamo andare a picchiare Simon?»

«Che? No!» Esclamò oltraggiata Isabelle con voce talmente acuta da far piagnucolare il piccolo Max che stringeva ancora in braccio. Vedendo la sorella in quello stato Alec pensò fosse bene allontanare il piccolo, così lo prese in braccio, non senza un po' di capricci visto quanto interessato fosse Max al rubino della collana della sorella. Quella piccola peste sarebbe cresciuta uguale al suo papi: una piccola gazza ladra!

Cullando il figlio, Alec lo depose nel box in modo che potesse giocare con tutti i suoi giocattoli senza gattonare per tutta la casa mettendosi in pericolo mentre lui parlava con la sorella. Quello che aveva detto era in parte vero: se Isabelle fosse rimasta con la testa così tanto tra le nuvole non si sarebbe fidato a lasciarle Max. Ma non era solo quello il motivo. Per quanto Isabelle fosse cresciuta e ormai fosse una donna grande e fatta, per lui sarebbe rimasta sempre quella bambina che voleva giocare al servizio da tè con lui e Jace e poi si ritrovava a piangere sotto il tavolino della sala perché quello scorbutico di Jace non voleva mai accontentarla.

Malec's AnatomyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora