Capitolo 34: Ave atque vale

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Vedere Alec uscire di casa per andare ad un funerale da solo era stato davvero doloroso per Magnus. Avrebbe voluto accompagnarlo, ma non poteva. Lo aveva dovuto lasciare andare da solo, sapendo che comunque sarebbe stato con i suoi fratelli. Ma sapeva che Alec avrebbe passato quei giorni a prendersi cura di loro, come aveva sempre fatto. Nessuno si sarebbe preso cura di lui. Ovviamente si era preso un altro giorno di riposo dal lavoro rimandando tutti gli interventi estetici. Suo padre aveva bisogno di riposarsi e lui non avrebbe lasciato i piccoli a degli estranei visto che tutta la famiglia Lightwood al completo era andata a San Francisco. L'unico ad essere rimasto a New York era Simon, ma Magnus non avrebbe certo portato il piccolo Max in un bar. Così si era preso un altro giorno e, dopo appena tre ore solo con i suoi bimbi, voleva già spararsi. Max continuava a piangere a causa delle coliche e Magnus stava dando di matto e si stava facendo prendere dal panico talmente tanto che, nell'arco di un'oretta, aveva già chiamato Tessa almeno quindici volte. Come se non bastasse quella mattina anche Rafael sembrava in vena di piagnistei perché voleva il suo papà e continuava a piangere dicendo che il suo papà lo aveva abbandonato e se n'era andato via. A nulla erano valsi i non è vero o gli è impossibile di Magnus. Rafael era convinto che Alec se ne fosse andato e Magnus non sapeva che fare. Alec era ancora in volo, ci sarebbero volute altre tre ore prima che atterrasse e chissà quando avrebbe avuto un paio di minuti per poter fare una videochiamata con il piccolo. Magnus non poté fare altro che mandare un messaggio ad Alec sotto gli occhi umidi di Rafael e sperare che il ragazzo lo leggesse appena atterrato e che, quantomeno, gli rispondesse. Dopo quel messaggio almeno sembrava che Rafel si fosse un po' calmato e guardava con impazienza l'orologio, aspettando che si facesse l'ora che Magnus gli aveva indicato come orario in cui Alec sarebbe sceso dall'aereo e quindi avrebbe riacceso il cellulare. Il piccolo si sedette a terra a gambe incrociate sotto l'orologio a forma di scimmietta che avevano comprato durante una gita in montagna quando Rafael aveva tre anni. Per tutto il tempo Rafael restò seduto immobile con la testolina rivolta verso l'alto a guardare le lancette muoversi lentamente.

Magnus sospirò e si occupò del piccolo Max che sembrava inconsolabile nel suo pianto. Era da troppo tempo che non si occupava di coliche e comunque Max era un bimbo che, a nemmeno un anno di vita, ne aveva già passate tante. E fu quando realizzò che Max aveva già subito ben quattro interventi che andò nel panico. E se non si fosse trattato affatto di coliche ma era il cuore? E se il suo bambino aveva bisogno di un nuovo intervento?

«Rafe! Vestiti! Dobbiamo andare in ospedale!» Esclamò Magnus prendendo il piccolo Max cominciando ad infagottarlo ben bene per non fargli prendere nemmeno il minimo filo d'aria.

«No! Debbo aspettare che papà scenda dall'aereo.» Sbuffò Rafael incrociando le braccine al petto e gonfiando le guanciotte.

«Rafe! Non fare i capricci. Papà chiamerà sul telefonino di papi quindi è indifferente se siamo qui o in ospedale. Ma Mirtillo potrebbe stare molto male e devo farlo vedere da un dottore.»

«Ma papi tu sei un dottore.» Finalmente Rafael staccò lo sguardo dall'orologio e si girò a guardare Magnus.

«Lo so, ma io sono un dottore della bellezza, ricordi? Ho bisogno di un dottore dei bimbi come papà. Dai, Rafe. Non fare i capricci e mettiti le scarpette.»

Borbottando contro chissà cosa, Rafael fece come detto dal padre e, dopo nemmeno cinque minuti erano tutti e tre in macchina in direzione dell'ospedale.

* * *

«Sei di nuovo senza mentore?» Will si avvicinò a Dean che stava guardando la lista dei turni appena assegnatagli da Ragnor Fell. Magnus quel giorno non c'era e aveva rimandato tutti gli interventi estetici. In realtà se l'era aspettato che Magnus non si presentasse. Con Alec a San Francisco e Asmodeo ancora stanco e provato per il lungo intervento del giorno prima era scontato che Magnus restasse con i bambini.

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