Capitolo 13: Back home

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CAPITOLO 13: BACK HOME

A Magnus venne piuttosto spontaneo, quando la receptionist dell'albergo gli chiese che camera volessero, di chiedere una stanza matrimoniale. Così come gli venne spontaneo chiamare l'ospedale di Atlanta e chiedergli di posticipare l'intervento di un giorno a causa dell'incidente che avevano avuto. Sia lui che Alec erano rimasti molto provati, non solo per l'esperienza che li aveva portati ad essere un fascio di nervi per due ore intere di viaggio, ma anche perché adesso, soprattutto Magnus, aveva un groviglio di emozioni dentro di sé che doveva cercare di sbrogliare.

Alec era in doccia e Magnus, steso sul letto, prese il tablet per fare una videochiamata con la sua scimmietta.

Fece partire la chiamata e attese che la figura tondeggiante del suo piccolo apparisse sullo schermo.

«Nonno! Papino è dentro il tablet!» Magnus sorrise e si sistemò meglio i cuscini dietro la schiena per una maggiore comodità.

«Magnus! Dannazione cominciavo a preoccuparmi. Ho provato a chiamare sia te che Lightwood da almeno un paio di ore

«Scimmia, vai a prendere un bicchiere d'acqua al nonno.» Magnus guardò la faccina di Rafael che, ovviamente, non capiva ancora molto bene il concetto di telecamera e quindi era un po' tagliato fuori dallo schermo.

«Nonno non ha sete.» Disse il piccolo gonfiando le guanciotte rosa.

«Si, ma presto ne avrà. Dai, scimmia. Vai a prendere da bere al nonno.»

«Poi me lo fai vedere Alec?» Magnus ridacchiò.

«Alec è sotto la doccia, appena finisce verrà a salutarti. Però posso essere offeso, preferisci Alec a me.» Magnus accavallò il labbro inferiore su quello superiore facendo una tenera espressione da cucciolo.

«No, no papi. Tu bello, però pure Alec è bello.» Magnus vide il piccolo fare dei movimenti strani sotto la supervisione di Asmodeo e comprese che Rafael stava scendendo dal divano.

«Che è successo?» Asmodeo fissò il figlio attraverso la telecamera del tablet. Era ovvio che Magnus stava per dirgli qualcosa di brutto o non avrebbe mandato via Rafael con una scusa.

«Papà, probabilmente lo sentirai al prossimo telegiornale. Quindi te lo dico io così che tu possa vedere che sto bene, sono vivo e ho tutti gli arti al posto giusto, anche quello che non vedi perché è coperto.» Magnus vide Asmodeo alzare gli occhi al cielo e ridacchiare.

«Papà, l'aereo ha avuto un incidente. No, non siamo precipitati, ma ci siamo andati vicini. Abbiamo avuto un ferito grave con un'emorragia epidurale e ho dovuto fare una craniotomia con una siringa.» Disse Magnus tutto pomposo, gongolando giusto un pochino.

«Tu? Tu che tutte le volte che entravi in sala operatoria con me continuavi a blaterare su quanto fosse schifoso il cervello. 'Pappetta grigia', così la chiamavi.»

«'Congratulazione Magnus, ma io so già che tu sei un bravo chirurgo e non avevo certo bisogno di altre prove sulla tua bravura e perfezione.'» Asmodeo continuò a fissare Magnus con sguardo divertito.

«Hai finito?» Disse dopo un po' l'uomo incrociando le braccia al petto.

«'Sono fiero di te, figliolo.' Ora ho finito.» Borbottò con voce piuttosto petulante Magnus.

«Non hai bisogno delle mie parole per gonfiare il tuo ego, Magnus.»

«Pff! Comunque Alec è stato bravissimo. Di questo ne devi essere fiero. E' stato una roccia e ha usato anche una cannuccia per poter alleviare meglio la pressione intracranica del paziente. E' stato davvero in gamba.»

Malec's AnatomyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora