Capitolo 22: You can give me my past, but Alec is my future

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«Ehi, come stiamo stamattina?» Alec si era svegliato presto come sempre. Anche se era al terzo anno e non era più una matricola, doveva comunque arrivare molto prima degli strutturati. Ma prima di andare a lavoro voleva passare a controllare la scimmietta. Entrato in camera aveva visto il piccolo Presidente Miao tutto raggomitolato sul cuscino che ronfava beatamente accanto alla testolina di Rafael. Il piccolo si svegliò non appena, con la grazia di un elefante in una cristalleria, Alec aveva urtato una delle macchinine telecomandate che il piccolo aveva disseminato per il pavimento.

«Mhm... Mi gira la testa.» Pigolò Rafael mentre si stropicciava gli occhietti. Quel movimento fece svegliare il micio che puntò i suoi occhi sulla figura minuta del bambino, come per accertarsi che stesse bene.

«E' normale piccolo.» Alec si avvicinò al letto e si sedette sul bordo. Rafael sgusciò fuori dalle coperte e si sedette in braccio a lui, con Presidente Miao che si acciambellò sul suo grembo strusciando la sua testolina nera sullo stomaco del piccolo.

«Vuoi provare a mangiare qualcosa di secco. I biscotti secchi del nonno?» Rafael storse la bocca.

«Voglio i biscotti al coccolato.»

«No, Rafe. Devi mangiare qualcosa di secco o vomiti di nuovo. E bevi anche un succo.» Alec si alzò in piedi stringendo in braccio il piccolo che strinse le gambe attorno alla vita del ragazzo e le braccia al suo collo mentre Presidente Miao, con un agile balzo, ritornava ad accoccolarsi sul cuscino per tornare a dormire beato. Del resto sapeva di star lasciando il padroncino in buone mani.

Raggiunta la cucina, Alec fece sedere il piccolo sul ripiano di marmo del piano cottura e aprì l'armadietto alla ricerca dei biscotti secchi, restando comunque davanti a Rafael per fermare un'eventuale sua caduta.

«Eccoli qui.» Esclamò Alec quando ebbe trovato i biscotti. Rafael li guardò come se Alec gli stesse mettendo davanti un piatto pieno di cacca di cavallo!

«Niente storie, Rafe. Ieri non hai ascoltato papà e ti sei ritrovato a vomitare tutta la pizza. Quindi adesso dai ascolto a papà.» Alec riprese in braccio il piccolo e lo fece sedere su una delle sedie dell'isola immensa che era posizionata al centro della cucina. Gli versò un grosso bicchiere di succo di ACE e glielo mise davanti.

«Papà...» Piagnucolò il piccolo guardando Alec con occhioni da cucciolo bastonato. Quella era di sicuro la peggiore colazione che ricordasse.

«Poche storie, Rafe. Mangia i biscottini secchi.» Alec intanto si muoveva agile nella cucina per prepararsi un bel caffè. Anche quella notte aveva dormito pochissimo e aveva una lunghissima giornata da affrontare.

Borbottando sulla cattiveria del mondo e dei biscotti secchi da cane, Rafael cominciò a mangiare il suo biscottino.

Alec aveva appena versato il suo caffè nella tazza quando sentì due braccia stringersi alla sua vita.

«Mhm, fiorellino. Cosa avevamo detto? Non mi piace svegliarmi in un letto vuoto.» Magnus baciò il collo di Alec mentre questi si girava bevendo un lungo sorso di caffè.

«Io ti ho svegliato ma, e cito le tue parole, hai detto gne gne, dormire, gne gne.» Magnus alzò lo sguardo fintamente offeso verso Alec che invece lo guardava divertito.

«Non mi piace che tu riesca ad essere sempre perfetto e pimpante anche prima del caffè.»

«Lo so, sono perfetto. Ho persino convinto nostro figlio a mangiare i biscotti secchi del nonno.» Magnus si girò verso Rafael che sbocconcellava il biscotto e beveva il suo succo.

«Fiorellino, con cosa lo hai corrotto?» Bisbigliò Magnus all'orecchio del ragazzo.

«Niente. Ho solo evitato di cedere ai suoi occhioni da cucciolo come fai tu.»

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