Capitolo 3: Boundary lines

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Era tutta una questione di linee, di confini. Era questo che Alec si ripeteva mentre si dirigeva con la sua moto all'ospedale. La linea del traguardo alla fine della specializzazione, quella invisibile tra lui e il tavolo operatorio. E poi, quella più importante di tutte: quella che lo separava dalle persone con cui lavorava, soprattutto dal figlio del capo! Non poteva diventare intimo con lui, nemmeno una scopamicizia senza impegno. Doveva alzare delle barriere alte come la Muraglia Cinese tra lui e Magnus.

Ovviamente, in una qualche vita precedente doveva essere stato un nazista o qualcosa di simile perché sennò non si spiegava la sua assurda sfortuna.

«Lightwood!» Alec, fermo davanti al tabellone delle sale operatorie, strinse i pugni. Se si fosse messo ad urlare contro un suo superiore lo avrebbero sbattuto fuori dal programma?

Cercando di assumere l'aspetto più professionale possibile, Alec si girò verso Magnus.

L'uomo era bello come al solito, il blu cobalto della divisa da strutturato che si abbinava alla perfezione alla sua pelle scura. Accanto a lui c'era Asmodeo Bane, primario di chirurgia e, in aggiunta, il miglior neurochirurgo dell'intero Stato, se non di tutti gli States. I due erano praticamente due gocce d'acqua, Magnus era in effetti una versione molto giovane di Asmodeo. I due condividevano pure lo stesso taglio degli occhi e, soprattutto, il colore sebbene quelli di Asmodeo fossero di una tonalità leggermente più scura.

«Dottor Bane.» Alec rivolse un breve cenno a Magnus. «Capo. Stavo...»

«Sai, Lightwood. Mio padre mi ha espressamente detto che, almeno fino al sesto anno, non è permesso agli specializzandi di focalizzarsi su un unico ramo della chirurgia. La vostra deve essere una preparazione a tutto tondo.» Alec alternava lo sguardo da Magnus ad Asmodeo come se si aspettasse da parte di quest'ultimo un intervento che lo salvasse.

«Ho visto che a te mancano molte ore in chirurgia plastica. Ecco perché vorrei che oggi fossi tu a seguirmi nel mio caso.»

«Beh... è il dottor Fell che ci assegna...» Cominciò a dire Alec guardando Asmodeo in cerca di aiuto, ma l'uomo lo fissava con i suoi occhi bronzei quasi come se si stesse divertendo. Del resto, dal padre di quell'essere perversamente seccante di Magnus cosa poteva mai aspettarsi? Si dice sempre che il frutto non cade lontano dall'albero, a quanto pareva in quel caso il frutto era rimasto ben attaccato all'albero!

«Penso che mio figlio abbia ragione, Lightwood. Ho controllato i registri e tu passi tutto il tuo tempo o in traumatologia o in pediatria...»

«M-Ma dottor Bane...»

«Lightwood, cosa succede ad un paziente costretto a letto se lo si lascia troppo tempo nella stessa posizione?» Alec sbatté le palpebre. Ora? Proprio ora il primario di chirurgia se ne usciva con un quiz sulla sua preparazione? Proprio ora davanti all'uomo che lo aveva visto nudo?

«Piaghe da decubito, signore.»

«Esatto. E che succede se un chirurgo resta fermo sempre nello stesso posto?»

«Oddio spero che non mi vengano le piaghe, il mio sedere è una vera e propria opera d'arte.» Alec non seppe dire se si strozzò più per la battuta in sé di Magnus e del perché lui poteva solo che essere d'accordo con lui: il suo sedere era davvero un'opera d'arte, o per l'occhiolino che il bastardo gli rivolse. Asmodeo si girò semplicemente a guardar male il figlio, segno che quella non era certo la prima volta che lo vedeva flirtare in quel modo con un uomo.

«Stagnazione! Autocompiacimento...» Asmodeo sembrò rivolgersi soprattutto verso il figlio al pronunciare la seconda parola. «... mentalità ristretta. Hai poco tempo per imparare, Lightwood e ti sei accomodato in pediatria come in un letto bello caldo.»

Malec's AnatomyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora