Capitolo 29: Blueberry

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«Sul serio?» Sia Rafael che Magnus saltarono sul letto sedendosi e guardandosi attorno come cervi abbagliati da dei fari di una macchina sul ciglio di una strada.

«C-che succede?» Magnus ebbe una sorta di deja vu... e il cuscino che gli arrivò dritto in faccia ne fu una prova ulteriore.

«Siete incredibili! Tutti e due! E siete tutti e due in punizione!» Sbraitò Alec sbattendosi poi alle spalle la porta della camera da letto.

«Papi che è successo?» Pigolò il piccolo Rafael stringendosi al padre che lo abbracciò e si stese di nuovo sotto le coperte portando il figlio con sé.

«Niente, adesso anche tu dovrai comprare delle rose rosse a papà.» E i due tornarono a dormire un altro paio di ore!

* * *

«Ti sei di nuovo svegliato dal lato sbagliato del letto?» Maggie osservò Alec seduto sulla panchina appena fuori dal pronto soccorso e dall'area ambulanze. Quella mattina erano entrambi di turno in traumatologia ma, stranamente, quella era una mattinata piuttosto tranquilla. A Dean era di nuovo toccata ortopedia invece. E, tra Alec che aveva il muso perché qualcuno finalmente stava avendo il coraggio di dirgli che russava con un trombone, tra Dean che aveva passato tutta la notte a battere la testa sul muro forse nella speranza di spaccarsi il cranio e far uscire finalmente Will dalla sua testa, anche Maggie aveva davvero poca pazienza.

«No! Mi sono svegliato nel letto di mio figlio e l'ho trovato vuoto. Quella piccola canaglia traditrice è sgattaiolata nel lettone con Magnus!» Alec calciò un piccolo sassolino verso uno scatolone buttato lì vicino al cassonetto della spazzatura dei rifiuti sanitari.

«Alec, non prendertela. Ma tu russi. Russi come un trombone, come una motosega. Quei due sono stati anche troppo comprensivi. Andiamo, non puoi prendertela per una stronzata simile.» Maggie si sedette accanto ad Alec stendendo le gambe stanche davanti a sé. Erano così abituati a dover correre da una parte all'altra dell'ospedale, a dover stare in piedi anche per dieci, dodici ore di fila per un intervento, che quando stavano fermi si stancavano molto di più.

«Non è una stronzata.» Mugugnò Alec assomigliando vagamente ad un bambino capriccioso.

«Alec, è una stupidaggine. Sono solo dei tappi di cera. Magnus poteva fare come Rafael e scappare ogni notte dal tuo letto, invece ti è rimasto sempre appiccicato. Ha solo trovato un modo per trovare un po' di pace. Non puoi essere arrabbiato per questo!»

Alec abbassò lo sguardo e si guardò le mani che stringevano ancora quella tazza di caffè che ormai era finito da un bel pezzo. In realtà il problema per lui era molto più complicato di così. Il russare come un trombone lo aveva ereditato da suo padre. Suo padre era stato tante cose. Un uomo freddo. Un uomo distaccato. Un uomo severo. Un uomo bigotto. Ma non per sua madre. Si poteva dire tutto di Robert Lightwood, tranne che non baciasse la terra su cui sua madre camminava. Eppure nonostante l'amore, nonostante la venerazione, i due non dormivano mai insieme, avevano da sempre avuto camere separate. Questo perché Maryse non aveva mai sopportato il russare di suo marito e Robert, sempre attento e servile nei suoi confronti, l'aveva accontentata dormendo in una stanza a parte, soffrendo in silenzio.

E Alec non voleva che anche Magnus un giorno gli chiedesse di non dormire più con lui perché russava troppo. Non voleva dover dormire separato da lui per colpa del suo stupidissimo naso. Si era anche informato per un intervento ma, ovviamente quella era roba da chirurghi plastici o laringoiatri. E, ovviamente, significava doverlo dire a Magnus! E se ne vergognava terribilmente!

Maggie però, senza sapere nulla di tutto ciò che frullava nella testa di Alec, aveva centrato un buon punto: Magnus, non se n'era andato come aveva fatto suo padre sotto richiesta di sua madre. Magnus aveva trovato una soluzione per non dover rinunciare comunque a dormire con lui.

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