Capitolo 23: Ham or eggs?

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Magnus sentì il suono fastidioso della sveglia ma, diversamente dalle altre mattine, Alec non la stava spegnendo. Infastidito allungò una mano verso il comodino e sentì l'assenza della consistenza del corpo di Alec accanto a sé. Aprì un occhio e vide che il materasso era vuoto e, a giudicare da quanto fosse freddo, Alec mancava da parecchio. Rotolando sulla schiena, Magnus cercò di aguzzare l'orecchio per capire se Alec fosse in doccia ma dal bagno non sembrava giungere alcun suono. Era impossibile che fosse già in ospedale. Alec non era una matricola e non era più necessario che andasse alle quattro, alle cinque semmai!

Borbottando contro i mali del mondo, Magnus si districò dalle coperte e si infilò la vestaglia di seta nera.

Ovviamente il primo posto dove andò a cercare Alec fu la camera di Rafael. Ma una volta dentro l'unico essere vivente che trovò fu il piccolo Presidente Miao acciambellato in fondo al letto del piccolo. Magnus si avvicinò e accarezzò la panterina. Aveva un pelo morbidissimo, era incredibile come Alec fosse riuscito a prendersi così bene cura di quel micino con gli orari assurdi che aveva, ma si sa che i gatti sono sempre molto indipendenti.

Presidente Miao aprì appena un occhio e guardò male Magnus.

«Ok, scusa. Mamma mia, sei identico ad Alec. Niente coccole prima della sveglia.» Magnus allontanò la mano e guardò male il gatto che richiudeva l'occhio e si metteva a dormire. Non avendo trovato l'oggetto della sua ricerca, uscì ridacchiando dalla camera. Se Rafael non era lì significava che era con Alec. Si stropicciò gli occhi ancora assonnati e cominciò a scendere le scale per andare in cucina, forse i suoi due uomini erano lì.

Una volta arrivato in fondo alle scale vide la luce in cucina accesa e la risata cristallina di Rafael unita alla voce di Alec che faceva strane voci, quelle che di solito si fanno ai bambini.

Non sapeva come mai Rafael fosse sveglio, forse un brutto incubo, ma doveva essere stato davvero stanco per non aver sentito la scimmietta entrare in camera. Beh c'era anche da dire che Alec lo aveva stremato molto la sera prima!

Una volta entrato in cucina si trovò davanti alla scena più dolce, bella e adorabile che mai avesse visto.

Rafael era seduto sul piano dell'isola, indossava ancora il pigiamino verde con le ranocchie che tanto gli piaceva; Alec era davanti a lui, anche lui indossava ancora quella sottospecie di tuta sbiadita che si ostinava a chiamare pigiama. Entrambi erano un disastro, avevano della farina un po' ovunque, Alec ce l'aveva anche nei capelli neri; avevano una qualche sostanza marroncina dalla consistenza sconosciuta che imbrattava entrambe le loro maglie e anche i pantaloncini di Rafael. Anche la cucina a quanto pareva non era stata risparmiata: c'erano piatti sporchi ovunque, nel lavabo c'era una specie di piramide di piatti e ciotole sporche alta quasi quanto Alec. Il pavimento era ricoperto da un sottile strato di farina e di un qualche liquido che, visto il colore bianco, Magnus ipotizzò dovesse essere latte. Le ante degli armadietti erano tutte aperte e dal forno colava una lunga scia dello stesso impasto misterioso, e dalla dubbia commestibilità, che sporcava le maglie dei suoi due uomini. Era come se fosse esplosa una specie di bomba.

«Non puoi mangiarlo, è crudo.»

«Ma crudo è più buono.»

Magnus sbuffò divertito mentre sentiva il piccolo siparietto che si stava svolgendo davanti a lui. Rafael apparteneva a quell'estesa cerchia di persone che quando metteva nel lavabo la ciotola con i rimasugli dell'impasto di un dolce, lasciava ben poco lavoro alla lavastoviglie.

Magnus vide il bambino allungare una mano verso la ciotola che Alec provava a tenere alla lontana dal piccolo e, furbo e astuto come sempre, la ritirò piena di un composto scuro, un po' troppo liquido per i gusti di Magnus.

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