Capitolo 9: Not so hidden

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«Come sarebbe a dire che questo mese le bollette le pago io?»

«Eddai, Maggie. Solo per questo mese. Il mio stipendio è andato a puttane.»

«Si, a comprare giochi per i bambini.»

Alec roteò gli occhi al cielo. Forse non doveva dire a Maggie il perché i suoi soldi erano già finiti. Forse sarebbe stato meglio dirle che li aveva persi al gioco. Le avrebbe fatto meno la predica!

«Maggie dai, faccio quasi sempre io la spesa. Me lo devi!»

«E io pulisco casa e buttavo le mutande dei tuoi amanti occasionali che lasciavano sul divano o peggio ancora nel lavandino della cucina.» Alec guardò male l'amica.

«Eddai, Maggie.» Piagnucolò Alec che congiunse le mani palmo contro palmo a mo' di preghiera.

«Uffa! Va bene. Però davvero non capisco. La tua è una delle famiglie più ricche di San Francisco. Non capisco perché tu non possa chiedere ai tuoi.» Alec si rabbuiò. No, non voleva chiedere ai suoi. Quando aveva lasciato San Francisco era stato definitivo. Mandava ai suoi genitori un biglietto di auguri a Natale e ai rispettivi compleanni. Ma basta. Nient'altro. L'ultima cosa che aveva accettato da quelle persone era stato il saldo del debito universitario.

Non voleva riaprire la porta, non voleva che si aprisse uno spiraglio. Lui e i suoi fratelli stavano molto meglio senza persone del genere nella loro vita.

«Ok, scusa. Non dovevo dirlo.» Disse Maggie non appena notò lo sguardo di Alec. Che stupida. Sapeva che i genitori di Alec erano un grande tabù. Nemmeno lei conosceva tutta la storia, ne sapeva solo una parte, raccontata da un Alec ubriaco, e solo quella parte le era bastata per odiare quelle persone.

«Ti perdono...» Disse Alec guardando l'amica, un piccolo e tenero sorriso sulle labbra. «... solo se paghi tu le bollette questo mese.»

«Ora capisco perché vai tanto d'accordo con quel microbo di Bane. Siete due manipolatori bastardi.» Esclamò Maggie e si avviò verso la grande porta d'ingresso dell'ospedale per un'altra faticosa giornata al Downwolder's Hospital.

* * *

«Quando dice 'grossa sorpresa' cosa intende esattamente?» Ad Alec non era per niente piaciuto il sorrisetto malizioso con cui Magnus lo aveva accolto quella mattina quando era arrivato in ospedale. Aveva lo stesso sorrisetto che aveva Presidente Miao quando gli rosicchiava le pantofole e lo aspettava al varco che se ne accorgesse.

«Intendo molto grossa

Ecco... il modo in cui Magnus aveva pronunciato quell'ultima parola poi lo convinceva sempre meno.

I due continuarono a camminare lungo il corridoio dell'ospedale e Alec notò una figura ferma in lontananza.

«Ma quella è Aline Penhallow, l'urologa?» Chiese Alec affascinato. Quella donna era una leggenda. A parte essere una pioniera nel suo campo, la prima donna ad aver eseguito con successo un trapianto di pene, era anche la prima donna ad essere diventata primario di chirurgia nello Stato di Washington. E la cosa diventava sicuramente ancora più sorprendente una volta che si sapeva che era addirittura una lesbica pubblicamente dichiarata e felicemente sposata.

«Si, è lei.» Disse Magnus e quelle parole però accesero solo l'ennesimo campanellino d'allarme nella testa di Alec.

Urologa.

Questo significava che erano coinvolti organi genitali... di nuovo!

Quando i due raggiunsero la donna, questa si girò verso di loro. Era una donna bellissima, anche lei con i tipici tratti orientali stampati in volto. Ma fu soprattutto il suo sguardo a colpire Alec. Era uno sguardo duro, deciso, il tipico sguardo di una persona che non chiedeva mai permesso ma solo scusa dopo aver fatto una determinata cosa.

Malec's AnatomyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora