Capitolo 16: Never again

1.3K 42 22
                                    

Quando Magnus finì di sistemare anche l'ultimo paziente che Ragnor lo aveva costretto a vandalizzare, passò nella stanza di Jace alla ricerca di Alec ma lì trovò solo il biscottino rosso che vegliava sul sonno del suo ragazzo. La ragazza gli disse che aveva mandato Alec a riposarsi dato che non si reggeva nemmeno più in piedi.

Quando arrivò nella stanzetta del medico di guardia trovò il ragazzo steso scompostamente sul lettino che era troppo piccolo per lui. Alec russava con la bocca spalancata e un piccolo rivolo di bava che gli scendeva lungo un angolo della bocca. Magnus lo trovò bellissimo ma dovevano trovare decisamente una soluzione per quel trattore ambulante perché non ci resisteva una vita intera con l'insonnia. Lui aveva bisogno del suo sonno di bellezza!

Entrò dentro la stanza chiudendo a chiave la porta. Non aveva intenzione di fare niente, sia lui che Alec erano distrutti e non avrebbero ovviamente dato il massimo, ma non voleva che nessuno li disturbasse. Si avvicinò al letto e provò a spingere il ragazzo in modo da crearsi un piccolo spazio dove stendersi. Credeva che, a giudicare da quanto russava, il sonno di Alec fosse molto pesante, invece si ritrovò a guardare un paio di occhi blu come l'oceano.

«Non volevo svegliarti.» Sussurrò Magnus mentre si stendeva accanto al ragazzo che si accucciò poi al suo petto.

«Non stavo dormendo, ero sveglio.» Mormorò Alec facendo scoppiare a ridere Magnus.

«Mi permetto di dissentire, fiorellino. Stavi facendo tremare il letto per quanto russavi.» Alec guardò Magnus minaccioso.

«Vuoi davvero iniziare così la nostra relazione? Dicendomi che russo?»

«Fiorellino, ma io adoro il tuo adorabile russare.» Alec continuò a guardare minaccioso Magnus che però ridacchiò mentre si sistemava meglio avvolgendo il braccio attorno alle spalle del ragazzo e se lo sistemò meglio contro. La mano di Alec era sul suo stomaco e si muoveva lenta e delicata.

«Sono passato da Jace.» Disse Magnus dopo un po'.

«Dormiva ancora?»

«Si, c'era il biscottino rosso con lui.»

«Mhm... Izzy aveva una lezione.» Mugugnò Alec mentre strofinava la guancia sul petto di Magnus, del suo ragazzo, del suo compagno. E quella realizzazione lo fece sorridere come un ebete e cercò di nascondersi contro la maglia del camice di Magnus perché non voleva che l'altro lo prendesse in giro.

«Isabelle insegna? L'ho vista pochi minuti ma non mi sembra un'insegnante.»

«Insegna arti marziali ai bambini.»

«Ecco, questo mi sembra più da lei.» Disse Magnus ridacchiando. L'aveva conosciuta davvero per pochi secondi ma aveva subito notato il suo spirito da guerriera indomabile.

«Il suo sogno è quello di aprire una palestra tutta sua.» Alec non disse che quello era un altro dei tanti motivi per cui anche lei aveva deciso di andarsene da San Francisco perché una donna non poteva insegnare arti marziali, una donna doveva restare a casa a fare la calza e sfornare bambini. Ma non disse niente perché per quel giorno aveva avuto troppi drammi e voleva solo stringere il suo compagno tra le braccia. Voleva solo dormire abbracciato ad un corpo caldo. Il corpo di un uomo che lo amava.

* * *

«Jace Lightwood. Quarto giorno post operatorio. Ha subito un lungo intervento al braccio e alla gamba. Una successiva laparotomia per una grave emorragia addominale con conseguente asportazione della milza.»

«Molto bene Santiago. Allora, signor Lightwood, come si sente?» Jem Carstairs, stetoscopio in mano, si avvicinò a Jace per auscultare il suo battito cardiaco.

Malec's AnatomyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora